Politica

Ferrara convoca l’adunata dei "liberi servi del Cavaliere"

Domani l’incontro a Roma fra i direttori dei giornali di centrodestra "Rifondiamo l’Italia e il Pdl". Ci saranno anche infiltrati di sinistra

Ferrara convoca l’adunata  
dei "liberi servi del Cavaliere"

Roma Muoversi e cambiare tutto. Questo è il messaggio che il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, lancerà domani alle 10 al Teatro Capranica di Roma. La «Festa per il caro amico Silvio» (dal sottotitolo caustico «Libera adunata dei servi del Cav.») ha uno scopo ben preciso: fare sì che le primarie siano lo strumento con il quale il Pdl sceglie il suo leader. Leader che c’è già ed è Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio.

A discuterne con Ferrara ci saranno le «ministre», ossia le esponenti femminili del governo alle quali l’intellettuale ha rivolto un appello nel suo editoriale del lunedì: Gelmini, Brambilla, Carfagna, Meloni, Polverini. E Daniela Santanché che l’editorialista domenicale del Giornale ha definito «l’Erinni che ha messo a posto Celentano». L’appello di Ferrara, in questo senso è ultrafemminista: «Che cosa aspettano le donne con la loro idee, con la loro sensibilità politica a scendere in campo per salvare una creatura politica a rischio di torpore».

A discuterne saranno presenti i direttori dei quotidiani più vicini all’area moderata: Alessandro Sallusti, Vittorio Feltri, Maurizio Belpietro e Mario Sechi. E ci saranno anche tre testimonianze di tre infiltrati di sinistra come Ritanna Armeni, Piero Sansonetti e Marina Terragni. Perché anche la sinistra è interessata: Berlusconi e il berlusconismo sono una bussola anche per loro.
Ferrara è convinto che alla fine si presenterà anche il «festeggiato» o, quantomeno, ci spera («Dice che non viene ma poi verrà»). La proposta sul tavolo, come detto, c’è già. primarie l’1 e il 2 ottobre per eleggere il leader e i coordinatori regionali, «uno strumento semplice e diretto». Le critiche sugli infiltrati? «Ma chi vuoi che si metta a spendere 5 euro tra gli elettori del centrosinistra per votare il coordinatore del Pdl?».

Il direttore non è a corto di argomenti su tutte le possibili obiezioni che sono state di volta in volta sollevate da quando l’idea è stata formalizzata anche nelle dichiarazioni ufficiali del neosegretario politico Angelino Alfano. Insomma, secondo Ferrara, è debole pure l’argomento secondo il quale il sarebbe una tautologia votare il Cav per confermarlo nel ruolo che è già suo. Berlusconi, è la sostanza del ragionamento, deve essere messo a contatto con il suo popolo e riprendersi la leadership. La politica professionale è «fondamentale» per la ricerca delle soluzioni ma «il berlusconismo è qualcosa di diverso», puro, spregiudicato, vitale.

E per non perdere questa vitalità l’Elefantino non intende certo «impiccarsi alle formule» ma un passaggio, un confronto con il popolo è necessario. Altrimenti ci si perde dietro a Scajola che dice di voler rifondare la Dc.
Eppure il dibattito politico nel Pdl e nel centrodestra non è stato mai così vitale come in questo momento. «Sì, ma serve uno sbocco: bisogna rieleggere il leader», ricreare quel clima di confusione creativa da cui nasce qualcosa di nuovo. «Rilanciare l’azione di governo è impensabile senza un Cav che si assuma le sue responsabilità». Dalle alleanze fino al rapporto con la Lega.
«Serve una rifondazione del Paese e non politicismo, cioè serve un Cav rilegittimato dal voto» che magari a novembre possa riprendere con ancora più vigore il suo cammino riformista. Le altre anime del Pdl non possono rifiutare il confronto. Il direttore del Foglio ha già invitato il governatore lombardo Formigoni e il titolare dell’Economia Tremonti a «passare il Rubicone».

Alea iacta est, indietro non si può tornare.

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