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«Beppe anti articolo 67? Come Lenin e Robespierre»

RomaIl vincolo di mandato ai parlamentari non esiste negli ordinamenti liberali. Piaceva ai giacobini ed era nella costituzione dell'Unione sovietica. Ma nelle democrazie non si possono imbrigliare i rappresentanti degli elettori. Il costituzionalista Michele Ainis boccia la proposta di Beppe Grillo, che vorrebbe depotenziare l'articolo 67 della Costituzione. Ammette che il problema dei cambi di casacca c'è, ma per superarlo propone il recall.
Le sembra possibile che si modifichi l'articolo 67 della Costituzione?
«È un tema che torna ciclicamente da quando siamo passati al maggioritario. L'hanno cavalcato sia la destra sia la sinistra».
Come mai il problema è emerso con la fine del proporzionale?
«Perché il maggioritario rende più vincolante la scelta dell'elettore rispetto al sistema proporzionale, che lascia libero il parlamentare».
La scomparsa delle preferenze pesa?
«Senza preferenze il voto viene dato a un partito identificato con il leader. Un sistema, secondo me incostituzionale, che ha come corollario quello di offuscare il ruolo degli eletti e l'autorità del sistema parlamentare».
Quindi nessuna modifica?
«Ogni norma costituzionale si può modificare. Ma resta il rischio di peggiorarla. Una garanzia come quella italiana ce l'hanno tutte le costituzioni liberaldemocratiche. Questo perché i parlamenti sono i luoghi in cui forze politiche diverse si parlano, dove c'è capacità di ascolto e quindi compromessi. E la democrazia, come diceva Kelsen, è essenzialmente compromesso. Un sistema dove, pur vigendo un principio di maggioranza, non c'è logica muscolare, ma dialogica».
Fare venire meno il divieto di vincolo mette a rischio questo principio?
«Un mandato vincolante impedisce ogni compromesso. E questo rende impossibile la democrazia parlamentare. Non è un caso che nella storia il mandato imperativo, cioè il contrario dell'articolo 67 della Costituzione, sia stato praticato da Robespierre e da Lenin».
Quindi, meglio non imbrigliare i parlamentari?
«Il tema è stato sollevato per l'orrore suscitato dalle transumanze degli eletti. Un modo per rispettare il mandato degli elettori secondo me potrebbe essere il recall. Un sistema che vige in Svizzera dalla metà dell'Ottocento e per tutte le cariche monocratiche negli Usa».
Come funziona?
«Gli elettori possono chiedere la revoca anticipata del mandato, attraverso un voto, che però può anche sancire la conferma. Chavez in Venezuela vinse un voto di recall».
Il potere di revoca agli elettori e non ai segretari di partito?
«Sì, a patto che il voto sia affidato allo stesso corpo elettorale che ha eletto il rappresentante. È quindi possibile solo in un collegio uninominale, dove un singolo parlamentare risponde al territorio. Nella passata legislatura un parlamentare non si presentò al 97% delle sedute e nessuno lo potè cacciare.

Il divieto di vincolo di mandato ha tutte le sue ragioni, ma andrebbe temperato».

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