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Berlusconi-Renzi, domani summit finale

Legge elettorale, il Cav pronto a disertare la presentazione di Seedorf per siglare l'accordo col segretario Pd

Berlusconi-Renzi, domani summit finale

Roma - È tarda mattinata quando da Palazzo Grazioli la segreteria di Silvio Berlusconi prende contatto con Adriano Galliani e «congela» la conferenza stampa in programma domani mattina a Milanello per presentare il neo allenatore del Milan Clarence Seedorf. Il Cavaliere vorrebbe esserci per tenere a battesimo personalmente il ritorno del centrocampista olandese nella nuova veste di tecnico, ma per quell'ora l'agenda prevede l'atteso faccia a faccia con Matteo Renzi per provare a tirare le fila sulla riforma della legge elettorale. Al momento lo staff dell'ex premier è allertato per restare a Roma, ma non è escluso che alla fine - dopo le resistenze di parte del Pd, contrario a che il summit si tenga nella sede dei democrat - l'incontro si possa tenere a Firenze, magari proprio a Palazzo Vecchio.
Il cerchio, dunque, si va stringendo. E lo confermano anche i segnali che arrivano dallo staff di Renzi. Il segretario Pd dovrebbe infatti annunciare il faccia a faccia questa sera, quando sarà ospite delle Invasioni barbariche su La7, così da mettere a tacere rumors e polemiche interne, visto che la fetta del suo partito che fa capo a Pier Luigi Bersani è decisamente contraria non solo a che i due si vedano ma pure a che il Pd chiuda un'intesa sulla riforma elettorale con Forza Italia. Invece pare che la quadra sul sistema spagnolo «corretto» sia ormai questione di dettagli, tanto che la trattativa si sarebbe spostata sul come e dove tenere l'atteso incontro. Che per Renzi, viste le resistenze interne, ha un senso solo se davvero si chiude la partita con un accordo blindato, mentre per Berlusconi rappresenta una sorta di vittoria morale e politica con la conferma che nonostante la decadenza continua a restare lui il principale interlocutore Pd.
Non è un caso che lo stesso leader di Forza Italia consideri il faccia a faccia con il sindaco di Firenze un passaggio centrale. Al punto che pure la soluzione della querelle sulla riorganizzazione dell'organigramma azzurro è stata rinviata. «Ne riparliamo dopo l'incontro con Renzi», ha detto ieri Berlusconi tirando le somme del lungo pranzo a Palazzo Grazioli cui hanno partecipato Denis Verdini, Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Sandro Bondi, Paolo Romani e Giuseppe Toti. Una riunione non particolarmente animata, a differenza delle ultime. Con il Cavaliere che starebbe ancora ragionando sull'idea di dar vita ad un Comitato politico ristretto di una decina di membri con dentro i principali esponenti di Forza Italia e la new entry Toti con il ruolo di segretario e portavoce del Comitato. Una soluzione che non andrebbe bene ai vertici del partito che insistano affinché non ci sia nessun primus inter pares e che sarebbero riusciti a portare a casa garanzie sulla rapida nomina dell'Ufficio di presidenza (di 36 membri) e dei responsabili dei Dipartimenti.
Restano sullo sfondo, invece, i rapporti con Angelino Alfano. E non trovano conferma le voci di un riavvicinamento, anzi i due non si sentirebbero da quando si sono scambiati gli auguri di Natale. Berlusconi, peraltro, pur non avendo alcuna intenzione di cavalcare la vicenda di Nunzia De Girolamo, avrebbe manifestato qualche remora sulla strenua difesa che ne sta facendo Alfano.

Non tanto per il merito del caso che riguarda il ministro dell'Agricoltura, quanto perché quando il Pd votò la sua decadenza da senatore nessuno disse «se cade lui, cade tutto».

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