Politica

Berlusconi sceglie la cautela e stoppa il summit di partito

Il leader del centrodestra per ora non dà l'ok all'ufficio di presidenza che rischia di trasformarsi in una resa dei conti. Sull'interdizione spunta la soluzione di Ghedini

Raffaele Fitto con l'ex premier Silvio Berlusconi
Raffaele Fitto con l'ex premier Silvio Berlusconi

A piazza in Lucina hanno atteso inutilmente. Perché, almeno a ieri sera, il fax con in calce la firma di Silvio Berlusconi non era ancora arrivato. Da Statuto, infatti, è lui l'unico titolato a convocare l'Ufficio di presidenza del partito e nonostante la relativa documentazione sia ferma ad Arcore da almeno quattro giorni il tempo per una firma il Cavaliere non sembra averlo trovato. Il segno, probabilmente, che l'ex premier sta pensando di prendersi qualche giorno in attesa che il clima dentro il Pdl si vada raffreddando.
E pensare che a ieri mattina – prima che iniziassero a volare le colombe, da Angelino Alfano a Gianni Letta – il via libera all'Ufficio di presidenza era dato pressoché per scontato. Un appuntamento chiesto a gran voce da Raffaele Fitto e dalla pattuglia di lealisti che vorrebbero che Berlusconi sancisca la confluenza del Pdl in Forza Italia con il contestuale azzeramento soft delle cariche. Lo Statuto azzurro del 18 gennaio 1997, infatti, prevede solo la figura del presidente con pieni poteri – che sarebbe il Cavaliere – e non del segretario, con Alfano che in qualche modo dovrebbe cedere il passo (soprattutto se si considera che il suo mandato triennale scadrebbe comunque a giugno del 2014). Ecco perché, di fatto, un Ufficio di presidenza oggi diventerebbe una sorta di redde rationem tra governativi e lealisti, in un clima di scontro che mai come in questi giorni è esplosivo. Ed è anche per questo che l'ex premier temporeggia, anche se il pressing dei lealisti ieri sera era fortissimo con Fitto che è ormai sul piede di guerra. Se il confronto non si potrà tenere negli organi competenti – è il senso dei ragionamenti dell'ex ministro – allora lo si farà in altre sedi. Magari già domani a Porta a Porta, dove Fitto è atteso come ospite. Eppoi con assemblee sul territorio che alzino il tiro contro il governo oltre che con una pioggia di emendamenti sulla legge di Stabilità.
Clima esplosivo, insomma. Anche perché nel Pdl la rottura già c'è ed è profonda. Berlusconi in parte lo avverte e in parte spera comunque di tenere tutti insieme, anche se la tentazione di riunire l'Ufficio di presidenza e sancire il passaggio a Forza Italia resta forte. Tra l'altro, la convocazione è praticamente in tempo reale visto che esiste un precedente in cui passarono meno di tre ore dalla firma del Cavaliere sul fax di cui sopra e la riunione a Palazzo Grazioli. Insomma, non è escluso che possa arrivare anche oggi, magari insieme allo stesso Berlusconi che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) atterrare a Roma nel pomeriggio.
Un Cavaliere che però ha altri pensieri, concentrato com'è sul voto sulla decadenza in programma di qui a qualche settimana. Tra l'11 e il 14 novembre, stando a quanto avrebbe detto ieri Renato Brunetta ad alcuni deputati. Anche più in là, magari a dicembre, stando invece a chi in Senato sta seguendo da vicino la partita visto che la Giunta per il regolamento è convocata per il 29 ottobre per discutere su come l'Aula voterà la decadenza (a scrutinio segreto o palese). Una partita che l'ex premier vuole giocare fino in fondo, perché è quasi certo che il voto sarà segreto (come sempre accaduto fino ad oggi) e quindi qualche margine di speranza può esserci. Non a caso, quando parla della decadenza l'ex premier in privato non esita a definirsi «sotto ricatto». Come a dire che finché non si chiuderà quella partita ogni altra scelta sarà comunque condizionata. Il Cavaliere, infatti, potrebbe voler arrivare all'appuntamento con il partito il più unito possibile e potrebbe essere questa una delle ragioni dello stop all'Ufficio di presidenza.
Con un ultima speranza, la cosiddetta «ipotesi Ghedini». Secondo l'avvocato, infatti, la Cassazione potrebbe girare alla Consulta una questione di costituzionalità sulla sproporzione tra i nove mesi di detenzione e i due anni di interdizione avuti nel processo Mediaset rinviando di molto in avanti la partita.

Anche di questo si è parlato in una riunione che si è tenuta a Palazzo Grazioli la scorsa settimana con Letta, Fedele Confalonieri, Cesare Previti e Marcello Dell'Utri.

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