Politica

Bersani: "L'Agenda Monti? In parte condivisibile". E apre a Casini

La discesa in campo di Monti potrebbe cambiare l'assetto politico. Il segretario del Pd: "Aperti a discutere con chi è contrario a Berlusconi, Lega e populismi"

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il premier Mario Monti
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il premier Mario Monti

Ora che la discesa in campo di Mario Monti è certa - "Saliamo in politica" ha cinguettato il Professore - nella politica italiana si rimescolano le carte. In vista delle elezioni del 24 febbraio, resta da capire quale sarà il nuovo assetto provocato dalla mossa del premier.

In questi giorni il presidente del Consiglio ha dettato la linea con la sua Agenda, ma ha fatto capire di non voler mettere in piedi una propria lista: saranno i partiti che vogliono sostenerlo a dover accettare le sue condizioni. Dalla sua ci sono già Montezemolo e Casini, pronti da tempo a difenderlo a spada tratta. Ma basterebbero i centristi a garantirgli la maggioranza?

Quel che sembr certo è che la decisione rischia di far vacillare il centrosinistra, fresco di primarie. Pier Luigi Bersani tentenna: "Nell’Agenda Monti, intanto, non ho visto nulla di sorprendente. Ci sono alcune cose condivisibili, altre un po' meno, altre su cui si può discutere", sostiene al Tg2 il segretario democratico pur ricordando che nel programma del Pd c'è "più lavoro, più equità e più diritti". "Ho il massimo rispetto per lui, ora aspettiamo di vedere se sarà sopra le parti e o sceglierà piuttosto una parte. Questo non l’ha chiarito", ha aggiunto.

Eppure secondo i sondaggi Monti potrebbe erodere voti anche a sinistra, dove raccoglie non pochi consensi, al punto che Bersani potrebbe pensare nei prossimi giorni a un'alleanza con il nuovo centro che potrebbe garantirgli un posto a palazzo Chigi. L'ipotesi è quella di una riapertura a Pier Ferdinando Casini, scaricato qualche mese fa per poter mantenere l'alleanza con il Sel. "Quante complicazioni...", ammette oggi con un sorriso il segretario Pd, "Noi siamo il Pd, di gran lunga il più grande partito italiano, europeista e riformatore. Un partito alternativo a Berlusconi, alla Lega e ai populismi, aperto a discutere con chi è contro Berlusconi, la Lega e i populismi. Queste sono le nostre posizioni, gli altri decidano cosa fare a noi va bene qualunque cosa. Certamente bisogna che queste posizioni escano dalle ambiguità. Noi siamo questo".

A due settimane dalla presentazione delle liste, non c'è ancora nulla di concluso e l'idea che il Pd si sposti verso il centro e verso l'Udc non è più così remota. Che ne sarà di Nichi Vendola, da sempre contrario al sostegno a Monti e a un'alleanza con Casini?

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