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Il Cav ignora Bisignani: "Mi fido di Alfano"

L'ex premier e le rivelazioni su presunti "giuda" nel Pdl. "Stima anche per Schifani"

Il Cav ignora Bisignani: "Mi fido di Alfano"

Roma - Della serie: tutti (o quasi) contro «la versione di Bisi». Ampi stralci del nuovo libro di Paolo Madron, L'uomo che sussurrava ai potenti che raccoglie le confessioni di Luigi Bisignani, irrompono su tutti i quotidiani nazionali. Lenzuolate o semplici articoli riportano le rivelazioni dell'«agevolatore» Bisignani, una vita spalla spalla al potere. Ce n'è per tutti: dalla presunta congiura di Schifani e Alfano ai danni di Berlusconi, ai rapporti tra gli 007 Usa e Beppe Grillo; dai giudizi sferzanti sul direttore del Corsera Ferruccio De Bortoli all'impietoso j'accuse a Eugenio Scalfari; passando per Andreotti e i pm Woodcock e Boccassini. Ricostruzioni gustose ma indigeste per qualche politico. C'è chi abbozza e tace; c'è chi parla e si lamenta. Magari non a caldo. Berlusconi, per esempio, lascia passare qualche ora prima di diramare una nota in cui rinnova stima e fiducia in Alfano e Schifani, additati da Bisignani come aspiranti traditori: «In riferimento alle anticipazioni giornalistiche del pamphlet recentemente pubblicato, desidero rinnovare la mia fiducia totale a Renato Schifani, ad Angelino Alfano e agli altri amici chiamati in causa, perché mai mi hanno fatto mancare, anche nei momenti più delicati, il loro sostegno», scrive il Cavaliere. Che poi conclude: «A loro sono legato ormai da molti anni da una stima, da un amicizia e da un affetto che non sono mai venuti meno. Continuo insieme a loro e in totale sintonia la comune battaglia politica nell'interesse del Paese».
Il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, se la prende invece con il Giornale. «Lo spazio abnorme offerto alle anticipazioni di un saggio di prossima pubblicazione confermano purtroppo il profilo inutilmente provocatorio e a tratti sguaiatamente aggressivo, soprattutto nelle vicende interne del Pdl, assunto da tempo da un giornale che - sostiene Bondi - dovrebbe rappresentare al contrario l'animo più profondo dei cittadini moderati di questo Paese».
Ironica Daniela Santanchè che smentisce di essere stata l'organizzatrice, nel 2005, di una fantomatica cena tra Berlusconi e De Benedetti a casa Letta: «Smentisco ciò che ha scritto Luigi Bisignani. Non ho mai organizzato assolutamente niente, nessuna cena, nessun pranzo, nessuna colazione o caffè per far incontrare De Benedetti e Berlusconi», dice Santanchè. «Mi sarebbe forse anche piaciuto - ammette sorridendo - perché sarebbe stata una bella pacificazione. Mi sarei adoperata se avessi potuto».
Politica e finanza. Bisignani, nelle sue memorie, tira in ballo De Benedetti in questi termini: «Tutti indistintamente, da Agnelli a De Benedetti, cercarono disperatamente di bloccare il pool dei giudici di Milano», dice rievocando Mani Pulite. Un ruolo chiave lo ebbe Mediobanca: «Fu lì - racconta Bisignani - che si tenne una riunione riservata presieduta da Enrico Cuccia, il custode di tutti i segreti. Vi presero parte, oltre all'avvocato Agnelli e a Cesare Romiti, Leopoldo Pirelli accompagnato da Marco Tronchetti Provera, Carlo De Benedetti, Giampiero Pesenti, Carlo Sama per il Gruppo Ferruzzi e ovviamente l'ad di Mediobanca, Vincenzo Maranghi».

E in quella occasione si decise di far sparire «carte dal contenuto inquietante».

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