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Ingroia non può fare l'avvocato a Palermo, addio al processo Stato-mafia

Il Giornale aveva ragione: la legge vieta all'ex pm, per due anni, di esercitare la professione dove ha fatto il magistrato

Ingroia non può fare l'avvocato a Palermo, addio al processo Stato-mafia

Il Giornale aveva ragione (leggi qui). La legge vieta al magistrato che diventa avvocato di esercitare, per due anni, dove ha svolto le precedenti funzioni. E così, dopo la rivelazione, lunedì scorsoa, del nostro quotidiano, ecco che Antonio Ingroia deve dire addio al processo che lui stesso ha istruito, quello in corso a Palermo sulla trattativa Stato mafia per fermare le stragi del '92 e del '93.
L'associazione vittime di via dei Georgofili gli ha infatti revocato la delega come avvocato di parte civile. «L'ex procuratore Ingroia - ha spiegato la presidente dell'associazione fiorentina, Giovanna Maggiani Chelli - potrà esercitare la funzione di legale purtroppo solo fra un anno», allo scadere, aggiungiamo noi, dei due anni prescritti dalla legge, visto che ha lasciato la procura di Palermo undici mesi fa, il 29 ottobre del 2012, quando Ingroia ha partecipato all'avvio dell'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia».
A scoprire che la norma, la legge 247 del 2012 relativa all'ordinamento della professione forense, vietava ai magistrati diventati avvocati - e dunque a Ingroia - di esercitare nel luogo in cui avevano lavorato nei precedenti quattro anni, era stato proprio Il Giornale, lunedì scorso. Il testo della legge, infatti, prescrive, al comma tre dell'articolo due, che «l'iscritto (ex magistrato, ndr) , nei successivi due anni, non può esercitare la professione nei circondari nei quali ha svolto le proprie funzioni negli ultimi quattro anni antecedenti alla cessazione». Un testo che non lasciava adito a equivoci. E infatti è arrivata la revoca della nomina di parte civile, per cause di «forza maggiore».
Ingroia minimizza. «Parlare di revoca è un po' improprio - glissa - comunque la ragione per la quale il 10 non sarò all'udienza è legata al fatto che il Consiglio dell'ordine degli Avvocati di Roma non può fissare prima di quel giorno la data del mio giuramento». Ma le parole della presidente dell'associazione non lasciano adito a dubbi circa il fatto che di revoca si tratti, legata a cause di forza maggiore, alias all'impossibilità per Ingroia di esercitare a Palermo sino al prossimo anno. Quanto al giuramento, quella è un'altra questione che a Ingroia sta causando guai, visto che gli ordini degli avvocati competenti - Roma visto che si è iscritto nella Capitale, e Palermo perché a Palermo si è svolta la presunta violazione - hanno aperto due fascicoli con l'ipotesi di esercizio abusivo della professione forense, visto che lo scorso 26 settembre l'ex pm si è presentato in aula al processo sulla trattativa Stato-mafia senza aver ancora prestato il giuramento prescritto dalla norma. Che dovrebbe svolgersi, appunto, il prossimo 10 ottobre.
Per un processo, quello sulla trattativa Stato mafia, che per l'avvocato Ingroia è ormai perduto, c'è comunque un altro processo, per mafia, che fa capolino. L'ex pm infatti sembra intenzionato a assumere la posizione di legale di parte civile dei familiari di Attilio Manca, l'urologo messinese morto in circostanze sospette a Viterbo.

Il caso è stato archiviato come suicidio, ma forti sono i sospetti che Manca possa essere invece stato eliminato, simulando un suicidio, per aver visitato Bernardo Provenzano quando era latitante.

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