Cronaca locale

Curiel alla Casa degli Atellani nel segno di Klimt

La stilista ha presentato ieri 24 modelli "museali" ispirati alle avanguardie del Novecento

Curiel alla Casa degli Atellani nel segno di Klimt

«Nella mia nuova collezione ho rivisitato soprattutto Klimt, precursore di questo assemblamento di grafica, di fiori, di idee, però fatto con grande grazia, ho studiato non tanto i suoi ritratti ma il background dei suoi quadri». Lella Curiel, apre le danze della moda milanese con una sfilata di alta moda. Capi straordinari che ribadiscono ancora il concetto, se ce ne fosse bisogno, che il bell'abito è ben altra cosa dalla confezione in serie. In più, la differenza, sta nell'essere stata la pioniera della moda legata in modo inscindibile alla cultura con collezioni dedicate a Balla, ai grandi maestri dai preraffaelliti a Velasquez, Picasso, Goya, Depero, Van Gogh e via dicendo. «Sono sempre stata fedele al saggio di Salvatore Settis.

Il futuro del classico che dice: ogni epoca per trovare identità e forza ha inventato un'idea del classico diverso». E il suo è un classico moderno, rivisitato in forme e tessuti pregiatissimi ma fedele al fatto a mano e a una artigianalità che non ha eguali nel mondo. «Klimt e la sua opulenta matrice Sezession - una parabola che si staglia al tramonto dell'impero asburgico, tra Otto e Novecento - l'ambito di riferimento. Ma non solo. Ci sono anche le sublimate geometrie di Hoffman, di Otto Wagner e Koloman Moser, o il colorismo fauve ed espressionista di Egon Schiele». Nello stupendo giardino della Casa degli Atellani, su una passerella bianca immersa nel verde del prato, e in un'atmosfera irreale, hanno sfilato 24 modelli di rara fattura e da inserire in un museo della moda.

Eppure, al contempo, portabilissimi per occasioni speciali. Dall'abito a bulbo lana bouclè bordeaux, beige con graffiti neri a quello in velluto stampato multicolor, alla longuette in tre pizzi chantilly di cui uno di Calais del 1860 fino al lungo plissettato verde con giacca in broccato, allo chiffon arancio drappeggiato. E all'apoteosi dell'abito da sposa bianco in tulle ricamato con bordure di cigno e visone candido. Lei vorrebbe che Milano ne diventasse il fulcro. Una moda unica, come l'alta moda, che dovrebbe trovare spazio anche in Italia.

«Il pensiero mio e quello del mio presidente, il cinese Mr Zhao, è proprio questo, portare qui l'haute couture dopo che Roma è andata sempre piu in calando. Un'idea che potrebbe essere sposata da Regione Lombardia. Noi vorremmo invitare le istituzioni a considerare questa proposta che significa aprire la porta a tanti giovani che rappresentano il futuro di questo settore. Il percorso per arrivare è arduo e durissimo , dare una mano a chi inizia questa professione deve diventare un imperativo. Le nuove generazioni dovrebbero potersi esprimere nell'alta moda».

Cosa significa la parola eleganza? «Una donna è elegante quando riesce a capire le sue proporzioni, non deve essere usata dalla moda ma usarla. Se tiri fuori dal cilindro le proposte attuali ce ne sono di molto belle ma bisogna adattarle alla propria personalità, alla propria età e silohuette.

È una questione di equilibrio».

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