Cronaca locale

Statale di Milano, studenti di Lettere e Filosofia contro il numero chiuso

Gli studenti di Lettere e Filosofia protestano contro l'ipotesi di introdurre il numero chiuso per Studi Umanistici. Ma l'Ateneo vuole fissare uno sbarramento per evitare sanzioni del Miur

Statale di Milano, studenti di Lettere e Filosofia contro il numero chiuso

Da una parte gli studenti di ogni colore politico, dai cattolici ai collettivi di sinistra. Dall'altra la governance della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Statale di Milano, da qualche anno ribattezzata "Studi umanistici".

Al centro la proposta, presentata oggi in Comitato di direzione, di istituire un numero chiuso per le iscrizioni ai corsi di laurea in materie umanistiche: Lettere antiche e moderne, Beni Culturali, Filosofia, Storia... Altrettante roccaforti, tradizionalmente, dello studio "aperto" ed "inclusivo", alieno da qualsiasi logica competitiva e allergico allo "sbarramento" del numero chiuso.

Le statistiche degli ultimi anni, però, parlano di un aumento percentuale in doppia cifra degli iscritti in molti corsi di laurea: +68% a Scienze umane dell'ambiente, +40% a Storia e Filosofia, +33% a Beni culturali. E con le nuove regole ministeriali, spiegano dalla dirigenza dell'Ateneo milanese, un aumento degli iscritti comporterebbe l'obbligo di assumere nuovi docenti. Con risorse difficili - se non impossibili - da reperire.

La soluzione escogitata dalla dirigenza universitaria è semplice: introdurre un numero chiuso sulla base di quello esistente a Scienze della Comunicazione. Ieri il dipartimento di Lingue e letterature straniere ha votato l'introduzione di un tetto di 650 matricole per ogni anno, già attivo dal prossimo anno a meno di uno stop in sede di ratifica da parte del Senato accademico.

Oggi il direttore di Studi Umanistici Corrado Sinigaglia ha posto la questione di fronte agli organismi direttivi di Studi umanistici, sia pure senza che la riunione avesse carattere deliberativo. Si prospetta, spiegano gli studenti riuniti al di fuori dell'aula dove un tempo aveva sede la presidenza, l'introduzione di un test d'ammissione come la via maestra per evitare l'intervento dell'Anvur - l'agenzia statale incaricata di valutare le prestazioni dei singoli atenei.

Decisamente contrarie le rappresentanze studentesche, che stamattina hanno convocato un presidio pacifico in via Festa del Perdono chiedendo a una voce che l'accesso resti libero: "Non si tratta solo di fare quadrare i conti secondo un'ottica efficientistica, l'università dev'essere un luogo di crescita della persona - spiega il senatore accademico di "Obiettivo Studenti" Tommaso Galeotto - L'anno scorso hanno già ridotto il numero degli appelli da 10 a 6 e ora vogliono introdurre un numero chiuso che ci vede decisamente contrari."

Più sfumata la posizione dei professori della Facoltà, che comunque avranno l'ultima parola con il voto dipartimento per dipartimento. Capofila dei contrari è Filosofia, dove il richiamo alla tradizione "democratica" dell'Ateneo è particolarmente forte.

Quello che è certo è che una volta che alcuni dipartimenti avranno introdotto un limite in entrata, gli altri non avranno molto tempo per adeguarsi, se non vogliono diventare - questa volta per davvero - il rifugio di chi si iscrive dove trova un posto libero.

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