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Halle, la ricostruzione dei 35 minuti di terrore

Questa l'analisi del video trasmesso in streaming da Stephan Balliet, il 27enne che ieri ha attaccato la sinagoga di Halle, durante le celebrazioni dello Yom Kippur

Halle, la ricostruzione dei 35 minuti di terrore

“Non parte. Sì, certo non c'è rete”. Sono queste le prime parole di Stephan Balliet, nel video diffuso ieri in streaming sulla piattaforma Twitch.tv. Il 27enne, incensurato, che ieri ha attaccato la sinagoga di Halle, durante le celebrazioni dello Yom Kippur, ha ucciso due persone.

Germania: diversa ideologia, medesima visione di morte

L’attacco alla sinagoga di Halle, nella Germania orientale, durante le celebrazioni dello Yom Kippur non è molto diverso dagli attentati poi rivendicati dalle organizzazioni terroristiche di matrice islamica. I terroristi di tutte le ideologie cercano attenzioni e tendono a vedere se stessi ed i loro gruppi di appartenenza o riferimento come perseguitati e bisognosi di protezione. Uno dei tratti comuni delle organizzazioni terroristiche è il teatro della violenza. Per intenderci, quello che i terroristi anarchici del diciannovesimo secolo consideravano propaganda per atto. Durante la guerra fredda, i terroristi tendevano ad attaccare le strutture simbolo o governative piuttosto che le persone. La propaganda per atto (rivolta per lo più contro le strutture), si è poi evoluta in propaganda per morte. Jihadisti e suprematisti bianchi cercano di veicolare un messaggio tramite il maggior numero di morti. Bin Laden uccise tremila persone nelle Torri gemelle nel tentativo di trascinare gli Stati Uniti in una guerra globale di logoramento. I suprematisti bianchi motivano le stragi a difesa della purezza della razza contro l’invasione degli immigrati.

Suprematisti bianchi e jihadisti: nessun territorio da attaccare, la guerra è ovunque

I suprematisti bianchi non mirano alla difesa di un territorio o alla conquista di una nazione, ma alla protezione della purezza della specie. Una guerra ideologica (ritornano le somiglianze con al Qaeda e lo Stato islamico), basata sulla protezione dei valori cardini e principi che sentono minacciati. Non mostri ultraterreni, ma terroristi che hanno compiuto azioni sostanzialmente irrazionali, ma proceduralmente razionali. Un terrorismo stocastico, per episodi di violenza casuale perpetrati da attori solitari.

Il terrorismo di destra

Il terrorismo di destra si riferisce all'utilizzo della violenza da parte di entità subnazionali o non statali, con obiettivi che possono includere la supremazia razziale, etnica o religiosa. È diverso dal terrorismo religioso, dall'etno-nazionalista (motivazioni etniche o nazionaliste) e da quello di sinistra (in cui gli individui sono spinti ​​dall'odio per il capitalismo con convinzioni pro-comuniste, filo-socialiste o fautori di un sistema sociopolitico decentralizzato come l'anarchismo).

L'ideologia è un pretesto, i terroristi vogliono solo morte

Un tratto comune tra suprematisti bianchi e jihadisti è quello delle vite che distruggono. E' sempre il popolo, di qualsiasi credo, a pagare per la follia altrui. A pagare sarà sempre la gente inerme ed innocente.

Il video di Stephan Balliet: perchè la diretta social?

Gli smartphone sono il principale strumento di raccolta e diffusione di immagini, video, opinioni e contenuti personali sui social media. Durante le fasi iniziali, lo Stato islamico invitava gli utenti a seguire in diretta sui social i progressi sul campo di battaglia. Come sappiamo, l’attacco alla sinagoga di Halle è stata trasmessa in streaming su Twitch.tv. Quest’ultima è una piattaforma di livestreaming di proprietà di Amazon.com e consente, principalmente, lo streaming di videogiochi. Nonostante la rimozione, il video integrale di 35 minuti continua ad essere pubblicato e condiviso su diverse piattaforme. Nuove versioni del video, editate e ritenute politicamente corrette, continuano ad essere pubblicate in quei paesi dove non esistono efficaci protocolli di esposizione. Quei trailer di morte, ritenuti "non lesivi", saranno certamente utilizzati dalla propaganda jihadista. L’utilizzo dei social da parte è concepito per l’immediatezza e per aggirare il filtro dei media. Fino a pochi anni fa, infatti, l’unica cassa di risonanza per i terroristi era determinata dallo spazio dato all’interno delle testate giornalistiche. I social hanno aggirato tale blocco dando immediata connessione tra la figura di riferimento ed i suoi follower e garantendo quella visibilità che non avrebbero ricevuto sulle testate giornalistiche.

La diretta su Twitch: i problemi con la rete

Così come avvenuto per il massacro di Christchurch del 15 marzo scorso, in Nuova Zelanda, anche il killer di Halle ha trasmesso in streaming il suo attacco, filmando il tutto con una GoPro. Inizialmente Balliet ha difficoltà ad impostare il livestream. Il 27enne è ben consapevole che per condividere in tempo reale il suo filmato di morta dovrà utilizzare il telefono come hotspot. E’ però troppo impaziente e non si rende conto che la sua GoPro sta già trasmettendo in live su Twitch: “Cazzo non parte. E certo, non c’è rete maledizione”. Poi la delirante presentazione in inglese: “Ciao, mi chiamo Anon. L'Olocausto non è mai esistito. Il femminismo e l'immigrazione di massa stanno causando i problemi del mondo. Gli ebrei sono alla radice di questi problemi. I colpevoli sono gli ebrei”. La legittimità ideologica di Stephan Balliet, così come altri criminali dell’estrema destra, si basa sulla subcultura tipica dei chan. Dopo aver esposto le sue posizioni (un folle concentrato di razzismo, misoginia ed antisemitismo), l’uomo guida la sua auto presa a noleggio verso la sinagoga. Oltre alla sua prima introduzione, Balliet parla in tedesco per gran parte del video.

Le visualizzazioni su Twitch

Secondo Twitch, il video trasmesso in streaming da Balliet è stato visto in tempo reale da cinque utenti. Tuttavia la registrazione, generata automaticamente in base alle impostazioni dell'account, è stata visualizzata da circa 2200 persone nei trenta minuti precedenti la segnalazione e la rimozione del video. L’account di Balliet è stato creato circa due mesi prima dello streaming. Prima di ieri, l’utente aveva tentato di eseguire lo streaming solo una volta. Chiunque può creare un account gratuito su Twitch ed eseguire lo streaming.

La scelta dello pseudonimo

Stephan Balliet si presenta come Anon. Una scelta non casuale, ma che trae le sue origini dalla rete. Anon, infatti, identifica sia l’attore solitario che un’idea o posizione universalmente condivisa (l’omicidio degli ebrei).

“Musica”

Poco dopo la sua delirante presentazione Stephan Balliet dice: “Musica”. In sottofondo si sentono le parole “Mask on Fuck it mask off, Mask on Fuck it, mask off, ritornello del “Mask off” dei Future. Il testo è stato utilizzato in alcuni meme.

“Per favore, ti prego lascia la porta aperta”

Stephan Balliet raggiunge la sinagoga di Halle dove si stanno svolgendo le celebrazioni per lo Yom Kippur e scende dall’auto. Mentre si reca verso l’ingresso della struttura esclama: “Per favore, ti prego, tieni la porta aperta, tieni la porta aperta”. Il 27enne, invece, trova la porta d’ingresso della sinagoga sbarrata. All’interno si trovano circa ottanta persone. “Fan...o, la farò saltare in aria”. Balliet esplode quattro colpi d’arma da fuoco contro il robusto portone d’ingresso della sinagoga nel tentativo di sfondarlo. Balliet perde la pazienza: “Fan...o, forse usciranno, li aspetterò qui”. La diretta in streaming continua. Balliet non demorde. Torna sulla sua auto: la GoPro posta sul suo elmetto in kevlar inquadra degli ordigni esplosivi improvvisati all’interno di una borsone sul sedile posteriore. L’uomo prende uno degli IED e lo fa esplodere.

Scusate ragazzi – afferma Balliet – non otterrò il punteggio pieno. Secondo la polizia, si ritiene che Balliet abbia lanciato almeno una granata o un altro dispositivo nel cimitero della sinagoga ebraica prima di lasciare quell'area.

La prima vittima

Dopo aver fatto esplodere uno dei suoi ordigni improvvisati, poco distante dall'uomo transita una donna che si lamenta del rumore. La donna, una quarantenne del luogo, ignara del pericolo chiede lumi proprio al 27enne che non risponde. Balliet attende che la donna lo superi, prende la mira con un sistema d’arma semi-automatico e la colpisce mortalmente alla schiena. Nella sua foga omicida, l’uomo colpisce anche la sezione anteriore sinistra della sua auto, una Volkswagen Golf che aveva noleggiato poche ore prima.

“Kebab, prendiamo”

Dopo aver trascorso dieci minuti nei pressi della sinagoga, Balliet sale in auto: “Scusate ragazzi. Un perdente, sempre un perdente”. Mentre percorre le strade della cittadina tedesca, il 27enne vede un negozio di Kebab turco ed esclama: “Facciamo uno spuntino”. Grazia una donna che lo supera a piedi a pochi metri di distanza, ma apre il fuoco contro l’attività commerciale. Balliet scende dall’auto, entra nel negozio ed inizia a far fuoco contro un uomo di venti anni in lacrime che si era nascosto dietro i distributori automatici. A nulla valgono le sue lacrime. Balliet apre il fuoco esclamando “c...o amico”. Il 27 enne esce dal locale, incontra un passante ed apre il fuoco. Balliet lo manca: “Mi dispiace ragazzi. Fottuta Luty arma di m...”. Dopo aver sparato invano contro altri passanti, Balliet torna al negozio di kebab e spara diverse volte sull'uomo gravemente ferito, ormai riverso in una pozza di sangue.

“Non fidatevi delle armi fatte in casa”

Balliet risale in auto: “Vedete ragazzi, queste armi non sono affidabili. Almeno ho dimostrato quanto siano inutili le armi improvvisate. Non fidatevi”

“Oh oh oh, c’è la polizia, addio ragazzi”

Balliet incrocia un auto della polizia ed apre il fuoco: “Oh oh oh, c'è la polizia. Sto per morire”. Il 27 enne continua a bersagliare l’auto della polizia, fino a quando resta senza munizioni. Viene colpito al collo, ma continua a filmare: “Allora ragazzi, questo è tutto. Sono un perdente assoluto”. Balliet lancia il cellulare fuori dall’auto ed il video si interrompe. Balliet sarà poi arrestato sull'autostrada A9, dopo essere stato speronato da un camion a Werschen. Stephan Balliet non è nessuno. Ciò non gli ha impedito di stroncare vite prima di incontrare il suo destino.

Il manifesto

Le armi utilizzate

Nel manifesto diffuso su Telegram, presumibilmente scritto da Stephan Balliet, il killer descrive le armi utilizzate (due pistole Luty) ed i loro punti deboli causati dalla fabbricazione fatta in casa. Philip Luty riteneva fasciste le leggi britanniche sul controllo delle armi restrittive. Dedicò la sua vita a diffondere i suoi progetti con l'obiettivo di consentire ai cittadini di tutto il mondo di infrangere le leggi sulla restrizioni delle armi. Le sue guide sono facilmente reperibili sulla rete. Balliet ha volutamente dimostrato la fattibilità delle armi improvvisate per coloro che non hanno accesso ai sistemi disponibili sul mercato. Quando morì di cancro nel 2011, Luty stava affrontando tre accuse di terrorismo per i manuali che aveva pubblicato sulla rete, come quello ad esempio per costruire una mitragliatrice da 9 mm fatta in casa.

Nel presentare l’equipaggiamento balistico che indosserà per compiere l’attacco, Balliet fotografa con orgoglio un giubbotto in kevlar appartenente alla Bundeswehr ed un elmetto in kevlar della polizia. Nel suo manifesto scritto in inglese, il 27 enne analizza il suo piano d’attacco denominato The Plan: “Bisogna tagliare la testa del serpente. Se dovessi fallire e morire uccidendo solo un ebreo, ne sarà valsa la pena. Lo sterminio di massa degli ebrei è necessario”. Appare evidente come al fine di ottenere lo sterminio fisico degli ebrei, sui quali l'antisemita proietta tutto il male del mondo, la propria morte è fermamente prevista.

Definizione di successo

Il successo non si misura con la forza delle armi o dal numero di soldati schierati, ma si ottiene con la molteplice coesistenza di un certo numero di fattori. I due principali fattori sono la posizione ed il tempo. La determinazione è un segno distintivo dell'esecutore solitario. Parliamo quindi di bidimensionalità dell’operazione solitaria nella sua doppia valenza politica e militare. Vi sono numerose variabili infine, da considerare come la logistica, le opportunità percepite e l'accesso agli obiettivi desiderabili. Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. L’equazione di un attentato è sempre dinamica. E' impossibile proteggere ogni cosa, ma è necessario dare la priorità ai luoghi affollati.

La razionalità del terrorismo nella scelta dei bersagli

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica crea generalmente una maggiore predisposizione nei terroristi nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili.

Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa.

Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i luoghi di culto, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito.

I soft target ideali, come le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i luoghi di culto, parchi, centri commerciali e gli stadi, presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire.

Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici.

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