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Hillary a testa bassa contro Sanders

Nell'ultimo dibattito tra i candidati democratici l'ex segretaria di Stato è stata molto aggressiva per cercare di tenere a distanza il senatore del Vermont

Hillary a testa bassa contro Sanders

Il tempo dei sorrisi e delle pacche sulle spalle è finito. Hillary Clinton se n'è accorta. E nell'ultimo dibattito in diretta tv, dal teatro Gaillard Center di Charleston (South Carolina), ha tirato fuori le unghie attaccando a testa bassa il senatore Bernie Sanders. Un faccia a faccia intenso incentrato soprattutto sulla politica nazionale, dal giro di vite sulle armi alla sanità, ma senza tralasciare il tema caldo dell'Iran dopo la fine delle sanzioni sul nucleare. Il terzo sfidante, l'ex governatore del Maryland Martin O'Malley, è rimasto quasi ai margini. Il dibattito, trasmesso da Nbc, arriva a due settimane dai caucus in Iowa, che sanciranno l'inizio della corsa delle primarie in vista delle presidenziali. L'aggressività della Clinton è frutto del nervosismo derivante dai sondaggi. Secondo Real Clear Politics, il sito che elabora la media di tutte le rilevazioni, in Iowa l'ex segretaria di Stato è in vantaggio di soli quattro punti sul senatore, che però si impone di sei punti sull'avversaria in New Hampshire, il secondo Stato in cui si terranno le primarie. A livello nazionale la Clinton è in vantaggio di 12 punti su Sanders.

Ma veniamo al dibattito. Clinton ha accusato il senatore di essere un flip-flop (cioè troppo ondivago) su questioni importanti come i controlli sulle armi o sulla sanità. "Il senatore Sanders ha votato con la National rifle association (Nra), con la lobby delle armi, molte volte. Ha votato per l'immunità dei produttori e rivenditori di armi", ha puntato il dito l'ex first lady. Poi si è detta lieta del fatto che Sanders abbia annunciato la sua soddisfazione per l'arrivo al Congresso di una proposta di legge che prevede il ritiro dell'immunità a produttori e rivenditori di armi, cioè l'opposto della legge che lui votò nel 2005. Il ricordo della sparatoria del giugno dell'anno scorso, avvenuto nella chiesa metodista di Charleston, dove un giovane bianco aprì il fuoco uccidendo nove persone, a pochi metri dall'auditorium del dibattito, ha visto i tre candidati democratici parlare con forte emozione

In un altro affondo la Clinton ha preso di mira Sanders, che si definisce "democratico socialista", accusandolo di volere far fallire la riforma sanitaria di Obama. "Bernie vuole rompere l'Affordable Care Health Act" (Aca), conosciuta come 'Obamacare', che è "uno dei grandi successi del presidente Obama, del partito democratico e degli Usa. Non possiamo indietreggiare". La riforma sanitaria, considerata il maggiore successo di Obama in politica nazionale, prevede l'obbligo un'assicurazione sanitaria. Sanders ha replicato definendo una "sciocchezza" l'accusa della sua avversaria e ha sottolineato che la sua proposta consiste invece nel dare assistenza sanitaria a tutti: "Non voglio rompere l'Aca. La migliorerò", ha rilanciato Sanders, per estendere a tutti una assistenza sanitaria che deve essere "un diritto e non un privilegio". Poco prima del dibattito il senatore aveva diffuso il suo progetto di riforma, indicando anche gli aumenti fiscali a carico dei lavoratori, dei datori di lavoro e soprattutto dei ricchi. La Clinton lo ha attaccato duramente: "Così aumenti le tasse a quella stessa classe media che dici di voler difendere". Lui ha replicato dicendo che intende invece "aumentare i redditi".

Lo scontro si è spostato su Wall Street. Sanders punta il dito sulla Clinton dicendo che lei non sarà mai abbastanza dura visto che dal mondo finanziario ha accettato robusti contributi. Clinton replica che lui ha votato in passato a favore della deregulation dei mercati e dell’allentamento del controllo federale. "Io comunque non ho prestiti dalla Goldman Sachs", ironizza Sanders lanciando una frecciata al repubblicano Ted Cruz e ai prestiti non dichiarati nella sua campagna elettorale da senatore.

I due candidati sono parsi più vicini sulla politica estera. Sull’Iran i toni sono prudenti. La Clinton ha salutato con soddisfazione l'accordo con Teheran sul nucleare, indicandolo come l'eredità del suo lavoro da segretaria di Stato (dal 2009 al 2013). Sanders ha chiesto che le relazioni tra Stati Uniti e Iran vengano normalizzate in fretta. Sulla Siria i due concordano: lotta senza quartiere al terrorismo ma nessun intervento di terra e massimo sforzo diplomatico per risolvere la crisi, coinvolgendo gli altri paesi islamici. La Clinton approfitta dell'occasione per rifilare una stoccata contro Trump e la sua proposta di chiudere le frontiere ai musulmani: "I musulmani americani sono la nostra linea di difesa migliore, certi commenti che sento dai repubblicani sono non solo vergognosi ma anche pericolosi".

Il vincitore del faccia a faccia? Secondo il Washington Post è Sanders, se non altro perché Hillary, pur avendolo attaccato come mai prima d’ora, è stata troppo cauta e senza slanci, perdendo un'occasione per stroncare un avversario che, ormai, è sempre più temibile. La parola ora passa agli elettori.

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