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In aula a Firenze le studentesse Usa che hanno accusato i due carabinieri

Nell'incidente probatorio sono state ascoltate su quella notte

In aula a Firenze le studentesse Usa che hanno accusato i due carabinieri

Firenze Un'intera giornata a rispondere a decine e decine di domande, ripercorrendo passo dopo passo gli avvenimenti dello scorso 6 settembre, quando furono accompagnate a casa da due carabinieri in servizio che secondo il loro racconto abusarono di entrambe nell'androne del palazzo dove abitavano. Le due studentesse americane di 19 e 21 anni, che hanno denunciato i militari, sono tornate a Firenze per partecipare all'incidente probatorio e per essere interrogate dal gip Mario Profeta, all'interno dell'area bunker del tribunale fiorentino.

All'incidente hanno partecipato tutte le parti coinvolte: c'erano le ragazze, che sono entrate alle 10 del mattino a bordo di un pulmino con i vetri oscurati, passando da un ingresso secondario. Ma in aula bunker sono comparsi anche i due indagati l'appuntato Marco Camuffo e il carabiniere scelto Pietro Costa entrati in tribunale da un altro ingresso, accompagnati dai difensori. Si tratta del primo atto giudiziario cui partecipano le giovani, rientrate negli Stati Uniti pochi giorni dopo l'episodio di presunta violenza sessuale. Gli interrogatori si sono prolungati per buona parte della giornata, sempre con modalità protetta per tutelare le vittime: avvalendosi di un interprete, il giudice per le indagini preliminari le ha incontrate in una stanza separata, al riparo da altre persone, mentre tutti gli altri presenti nell'aula bunker i pm, gli avvocati difensori e i due carabinieri indagati hanno assistito dall'esterno, attraverso un sistema audio video.

Gli avvocati dei due carabinieri, in particolare, non hanno potuto intervenire direttamente ponendo domande alle due ragazze, ma i quesiti dei legali sono stati posti attraverso il giudice. A questo proposito, ieri mattina uno dei due difensori dei militari, l'avvocato Giorgio Carta, ha spiegato ai cronisti di aver preliminarmente preparato e consegnato al gip Profeta circa «250 domande da fare a ciascuna delle studentesse». Non è detto che nel corso della giornata il giudice abbia acconsentito, assecondando la richiesta dell'avvocato Carta (che difende il carabiniere più giovane, Pietro Costa): il giudice può infatti decidere in autonomia quante e quali domande porre, in base alla pertinenza per determinare la dinamica dei fatti.

Fatti la cui interpretazione è alla base dell'incidente probatorio di ieri: i due carabinieri Camuffo di 47 anni, Costa di 32 non hanno infatti mai negato di aver avuto rapporti sessuali con le due studentesse la notte del 6 settembre, spiegando che si trattava di rapporti consenzienti e ribadendo di non aver notato condizioni psico-fisiche alterate. Secondo le ragazze si tratterebbe invece di uno stupro, avvenuto dopo che i militari hanno riaccompagnato a casa con l'auto di servizio le americane incontrate alle 2 alla discoteca Flò dove erano intervenuti per sedare una rissa.

Dalle risposte delle giovani al gip Profeta sarà possibile avere un quadro più completo in vista della decisione se rinviare o meno a giudizio i due militari.

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