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Boom di multe, ma pochi le pagano

Nel 2016 sanzioni per 2,5 miliardi, riscosso solo uno. Il Molise esempio virtuoso

Boom di multe, ma pochi le pagano

Gli italiani, si sa, sanno sempre trovare un modo per farla franca. E così, se le multe per violazione del codice della strada aumentano, loro le pagano sempre di meno. A fotografare la situazione è la Cgia di Mestre, che ha monitorato il comportamento degli italiani al volante nel decennio 2006-2016 (ultimo anno di cui sono disponibili i dati Istat) e, in parallelo, quello della polizia locale che si è trovata a sanzionarli sempre più spesso. Nel 2016, infatti, le contravvenzioni sono state l'80,8% in più rispetto a dieci anni prima. Nel 2006 gli italiani erano stati multati per un totale di 1 miliardo e 382 milioni di euro, mentre nel 2016 la cifra è quasi raddoppiata, 2 miliardi e 499 milioni. Le conseguenze sulle casse delle amministrazioni comunali, però, non sono state quelle sperate: più multe hanno portato solo a un +1,3% di entrate.

E qui si arriva al focus del rapporto della Cgia: gli italiani hanno smesso di pagare per i parcheggi in sosta vietata e gli eccessi di velocità. Nel 2016, solo il 38,8% di chi si è trovato una multa sul cruscotto dell'auto o nella casella della posta l'ha pagata. Dei 2,5 miliardi di euro in contravvenzioni comminate, infatti, è stato riscosso solo 1 miliardo. Dieci anni prima gli italiani erano più disciplinati, almeno sotto questo punto di vista: il 60% dei multati si metteva in regola col fisco, solo poco più di uno su 3 faceva finta di niente. Stando ai dati Istat oggi la riscossione è ai minimi al Sud, con una media del 27,5% di multe liquidate e un picco minimo in Sicilia (18,4%), mentre il più virtuoso è il Nordest, dove più di una sanzione su 2 viene pagata. Ma la regione più ligia al dovere è il Molise, dove il 74% delle contravvenzione viene saldata. Seguono, nella top 5, la provincia autonoma di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia, la Basilicata e la provincia autonoma di Trento.

Ma perché battere cassa è così difficile? Secondo il coordinatore dell'ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, «la farraginosità del sistema rende molto difficile l'opera di riscossone. Bisogna velocizzare e rendere più efficiente l'attività di recupero, anche se molte amministrazioni comunali devono capire che gli automobilisti, soprattutto quelli che usano gli automezzi per ragioni di lavoro, non sono un bancomat - continua Zabeo - L'utilizzo degli autovelox, ad esempio, andrebbe regolato con maggiore attenzione, tenendo conto delle fasce orarie della giornata che presentano flussi di traffico molto differenziati».

Certamente, come fa notare anche il segretario della Cgia Renato Mason, «rilevatori elettronici e alcol test hanno dissuaso molti a correre a velocità elevate», elemento che resta in cima alla lista delle principali cause degli incidenti stradali nel nostro Paese. La buona notizia è che, nel decennio preso in esame, la diminuzione è netta: -42% di scontri mortali (dai 5.669 del 2006 ai 3.283 del 2016) e giù di un quarto quelli con feriti (332.955 nel 2006, 249.175 nel 2016).

Quella cattiva è che l'Italia rimane tra i Paesi europei che contano più vittime della strada.

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