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Caos nella maggioranza. Adesso i grillini sparano sulla legittima difesa

Il Guardasigilli frena: "Non liberalizzeremo la vendita delle armi". In serata si corregge

Caos nella maggioranza. Adesso i grillini sparano sulla legittima difesa

Decido io, non Salvini. Già dalla premessa il discorso di Alfonso Bonafede non sembra una carezza all'alleato: «Il tema della legittima difesa riguarda la giustizia e non la sicurezza e l'ordine pubblico». Ma è quando il Guardasigilli entra nel merito che lo strappo con la Lega si consuma. «In nessun modo - avverte il ministro grillino - la realizzazione della riforma, per come concepita dalla maggioranza, potrà portare alla liberalizzazione delle armi in Italia». La detenzione e il porto infatti «risultano disciplinate da norme rigorose» sulle cui il governo «non avverte alcuna esigenza di intervenire». Dopo qualche ora Salvini prova a smorzare: «Sono in piena sintonia con Bonafede, nessuna liberalizzazione delle armi, ma difendersi a casa proprio è un diritto sacrosanto. Il mio ultimo obiettivo è che le pistole vengano vendute in tabaccheria. Il modello non è quello americano, semmai quello svizzero». Il Guardasigilli però si è spinto troppo avanti e in serata rassicura: «Sulla legittima difesa il governo è compatto». Tutta colpa dei giornali, si giustifica. Peccato che il suo intervento lo abbiano ascoltato in molti.

Tocca così a Giuseppe Conte cercare una difficile sintesi. «Non vogliamo incentivare la giustizia privata o l'uso delle armi, però siamo consapevoli che sull'applicazione si sono create delle incertezze. Molto spesso - dice il premier - è capitato di persone che hanno vissuto un calvario, tre gradi di giudizio per ottenere un'assoluzione. Sono vite che sono state mortificate. Occorre intervenire sulla regolamentazione senza stravolgere».

Ma nei fatti il governo appare spaccato. «Cosa dice Salvini dello schiaffo dei cinque stelle alla Lega e agli elettori», si chiede Mara Carfagna, Fi, vicepresidente della Camera. Proprio in queste ore al Senato sono state incardinate diverse proposte di legge e da M5s arrivano segnali negativi, come dimostra l'intervento di Bonafede a un question time alla Camera. «Occorre intervenire - spiega - per eliminare le zone d'ombra che rendono accidentato il percorso attraverso cui un cittadino, che si sia legittimamente difeso da un'aggressione ingiusta possa provare la propria innocenza». Insomma, più chiarezza, non più libero accesso alle pistole. Ancora più esplicito il colpo di freno di Francesco Urraro, commissione giustizia del Senato. «La materia è delicata, serve un'analisi approfondita delle norme esistenti e dei testi presentati. Occorre un lavoro di sintesi e ragionato nel solco delle garanzie Costituzionali, senza muoversi sull'onda emotiva». Replica Nicola Molteni, sottosegretario all'Interno: «Nessuno vuole le armi né la giustizia fai da te. Ma che il cittadino abbia il diritto di difendersi a casa sua, senza subire una gogna processuale». Posizione condivisa da Fratelli d'Italia che, con Ignazio La Russa, sottolineano che «la difesa è sempre legittima, lo propugnamo da sempre e per questo chiederemo che il nostro testo diventi quello base».

Secondo la Carfagna, invece, «chiedere approfondimenti suona come un insulto al programma votato dalla maggioranza degli italiani». La Lega, insiste, «non dovrebbe tollerare questo rallentamento e noi vogliamo che sia dato immediato seguito all'impegno elettorale: il nostro testo resta il più equilibrato».

Conclusione: «Nessun Far West, ma non si può mettere sullo stesso piano rapinatori e vittime».

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