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Il Cavaliere: "Io premier Oppure uno come Gallitelli"

Il leader ospite di Fazio: «Sono il presente dell'Italia» E sull'appoggio di Scalfari: «La vecchiaia rende più saggi»

Il Cavaliere: "Io  premier Oppure uno come Gallitelli"

C'è un nome per il candidato premier a cui pensa Silvio Berlusconi: «Leonardo Gallitelli, il generale dei carabinieri» dice il leader di Forza Italia intervistato da Fazio su RaiUno. Il nome dell'ex comandante generale dell'Arma dei Carabinieri arriva dopo la consueta premessa, cioè che «ci sarebbe un certo Silvio Berlusconi» coi titoli per fare il premier, ma tutto dipende com'è noto dalla Corte di Strasburgo. Stante invece l'incandidabilità, si tratta di trovare «persone capaci, estranee alla politica, che abbiano lavorato con successo, qualcuno che nel mondo del lavoro, dell'impresa, delle istituzioni, del terzo settore possa essere visto positivamente per i traguardi che ha raggiunto». E qui Berlusconi spiega di avere «molti nomi, con cui non sono ancora entrato in argomento», tra questi cita appunto «una persona che abbia fatto qualcosa di molto buono, come il generale dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, uno dei migliori vertici del corpo dei Carabinieri».

Annunciato come «il leader indiscusso del suo partito politico Forza Italia», Silvio Berlusconi entra nello studio di Fazio che si alza e lo fa accomodare sulla poltrona, e già che sono appena usciti, gli chiede di Gassmann e Proietti. «Ero amico di Vittorio Gassman, aveva fatto un Re Lear al Manzoni, e quindi ho un ricordo di vicinanza alla sua famiglia molto gradevole». In fondo, politica e spettacolo? «Anche la politica è spettacolo, ci sono duelli e scontri, ma poi la gente cambia canale». Inizia l'intervista, e Fazio esordisce con le domande tristi: il Milan. L'interrogativo è sul socio cinese, insomma rifarebbe l'accordo? «Scusi non ho capito la domanda» risponde scherzando Berlusconi. Poi i ricordi personali, dall'infanzia. «Sono stato un bambino passato attraverso una difficile guerra, col papà che mi è molto mancato perché era riparato in Svizzera con gli altri soldati. Quindi ho sentito molto la mancanza di mio padre e questo mi ha reso forse più responsabile per la mia età, contribuivo alla famiglia facendo dei lavoretti, andavo in fattoria, e mi pagavano la cagliata, e mangiavamo polenta e cagliata».

Fazio gli chiese se non si sente un uomo del passato. «Sono un presente molto operoso e determinato. Ho lavorato per il programma di governo, che ha avuto approvazione dai nostri alleati Lega e Fdi. Un programma costruito incontrando gruppi di persone che non avevano votato alle ultime due elezioni e deciso di non votare alle prossime. Gli italiani delusi». Capitolo Cinque stelle: «Nel '94 ero sceso in campo per responsabilità perché non cadesse nelle mani dei comunisti. Oggi c'è un pericolo più grande che è rappresentato ai Cinque stelle. L'87% dei parlamentari M5s non ha mai fato una dichiarazione dei redditi, non si può affidare un Paese a chi non ha mai lavorato».

Una battuta su Scalfari, che tra di Maio e Berlusconi sceglierebbe proprio lui: «In fondo me l'aspettavo, perché la vecchiaia rende più saggi. È stato colpito dalla lucida follia Erasmo da Rotterdam. Sono soddisfatto». Sulla sconfitta di Milano per l'Agenzia del farmaco Berlusconi spiega le vere ragioni: «C'era una generale simpatia per Milano, i leader dei vari paesi erano lì impegnati, a partire dalla Merkel, mentre non c'erano né il nostro premier, né ministri, né il sindaco di Mlano. Io invece vinsi la battaglia per portare il nostro Draghi alla Bce contro la volontà della Merkel che voleva portare il presidente della Banca centrale tedesca.

Oggi non contiamo niente né in Europa né nel mondo».

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