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Così Di Maio cerca l'intesa con Bergoglio e con il Vaticano

Di Maio ha incontrato a Washington il segretario di Stato Parolin. Venti giorni fa, poi, un incontro con un uomo vicino a Bergoglio. Ecco le mosse vaticane di Luigino

Così Di Maio cerca l'intesa con Bergoglio e con il Vaticano

Luigi Di Maio, nel suo viaggio negli Stati Uniti d'America, ha incontrato il segretario di Stato della Santa Sede. Il cardinale Pietro Parolin ha avuto modo di confrontarsi con il candidato premier del Movimento 5 Stelle a causa, pare, di una coincidenza temporale. Un fuoriprogramma, insomma, che va comunque inserito all'interno del piano che i pentastellati stanno attuando per tentare di avvicinarsi progressivamente al Vaticano, quindi al voto dei cattolici. Parolin si trovava negli Stati Uniti per via delle celebrazioni per il centenario dell'Episcopato americano. Il candidato grillino, una volta venuto a sapere della presenza negli States del ministro degli Esteri di Papa Francesco, ha chiesto e ottenuto un incontro presso la nunziatura di Washington. "Leggiamo tante cose su di voi..." avrebbe detto Parolin all'esponente del M5S, mentre Di Maio sfruttava l'occasione "per raccontare la sua idea di un Movimento che vuole ridisegnarsi in una forma più moderata, più credibile per il governo", si legge su La Stampa.

Sempre secondo il quotidiano di Torino, poi, Di Maio ha incontrato uno stretto collaboratore di Papa Bergoglio circa una ventina di giorni fa. Un meeting che si sarebbe tenuto in "gran segreto" e "lontano dai sacri palazzi". L'intento sembra essere abbastanza chiaro: assieme alla necessità di accreditarsi presso le istituzioni statunitensi, il candidato premier ha individuato nel dialogo con il Vaticano una strada possibile per assicurarsi che il M5S venga visto in futuro come degno di un mandato governativo. Il compito, del resto, non appare semplice e Di Maio cerca in tutti i modi possibili di farsi portavoce di una svolta moderata in grado di far dimenticare gli accenti estremisti del passato.

Uno dei temi caldi supportati da parte degli attivisti del M5S, del resto, è l'abolizione del Concordato tra Chiesa cattolica e Stato italiano. Sempre relativamente al Vaticano poi, molti pentastellati spinsero durante le elezioni comunali di Roma affinchè il Movimento intervenisse nella riscossione - si legge qui - " di 400 milioni di euro", cioè il totale complessivo delle tasse non riscosse dal Comune di Roma e il costo dei servizi offerti al Vaticano." Ce n’è abbastanza - dissero alcuni grillini all'epoca - per costruire 10 asili nido in ogni municipio, sistemare la disastrata rete stradale della Capitale, completare l’anello ferroviario e acquistare 500 nuovi autobus". L'8 settembre del 2014 - come si legge su Famiglia Cristiana - Andrea Aquilino, candidato per le regionali del Lazio del M5S e rappresentante dell'attivismo cattolico, venne diffidato da Beppe Grillo in persona a non utilizzare nome e simbolo del Movimento. L'esponente in questione si era particolarmente distinto per essersi contrapposto al Ddl Scalfarotto e per aver iniziato una serie di battaglie politiche rigurdanti soprattutto temi bioetici. Aquilino - si legge sempre sul magazine cattolico - aveva accusato i parlamentari grillini di "complicità con le lobby omosessualiste e di tradire i principi fondanti del Movimento". Sempre Beppe Grillo, poi, aveva messo in evidenza le presunte affinità tra i pentastellati e San Francesco. E anche il segretario di Stato della Santa Sede, in quell'occasione, era intervenuto con parole poco soggette ad interpretazioni, con le quali sottolineava che: "Nessuno può paragonarsi a San Francesco". O dire: "Noi siamo i nuovi francescani". Il rapporto tra il Movimento 5 Stelle e la Chiesa cattolica, insomma, è sempre stato lungi dall'essere tematicamente condiviso.

Di Maio, tuttavia, ci prova e cerca mediante gli uomini vicini al Papa di accreditarsi come leader istituzionalmente riconosciuto.

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