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Dai sogni hippy all'erba di Stato California, ora la droga è libera

La marijuana a scopo ricreativo in vendita da domani Dagli anni '60 le élite ultraliberal condizionano gli Usa

Dai sogni hippy all'erba di Stato California, ora la droga è libera

Da domani in California «the weed», l'erba nel senso di marijuana è libera per uso personale con licenza di coltivare quattro piante di erba da fumo e avere in tasca non più di 28 grammi di marijuana, bisognerà avere 21 anni compiuti, altrimenti si va dritti in galera. In galera si trovano tuttora molti consumatori e spacciatori di questa droga che domani alla mezzanotte, mentre gli States festeggiano il nuovo anno, una ventina di detenuti vedranno aprirsi le porte d'acciaio delle loro celle. La California è ormai una nazione autonoma diversa dal resto degli Stati Uniti: è una terra di conquista liberal, anarchica, una striscia di terra sul Pacifico in cui tutte le barriere sessuali, le droghe, le mutazioni di genere, le unioni gay insomma ogni frontiera protetta dal mondo conservatore è stata sfondata. Del resto è dal 1998 che in questo Stato (in cui si parla un inglese farcito di termini scelti dai surfisti) la tolleranza sulla marijuana prevale sulla legge federale custodita da Washington. Nessuna sorpresa dunque se la legge statale che da domani renderà la droga merce libera sui banchi di verdura, non è piaciuta affatto alla Casa Bianca e al ministro della Giustizia Jeff Sessions il quale ha dichiarato a brutto muso che la California non ha alcun diritto di legiferare contro le leggi degli Stati Uniti d'America: «Poi non capisco proprio che cosa ci sia di buono nel vendere la droga nei negozi di alimentari facendo della California il più grande mercato legalizzato per spacciatori e drogati del mondo».

Il conflitto dura da più di mezzo secolo: la California dagli anni Sessanta ad oggi ha creato un'identità americana cresciuta sulle tavole che solcano le onde del Pacifico, una lunga patria che va dal Messico al gelido nord americano, con zone di magnifiche produzioni di vino e olio oltre che di elettronica. Nel 1964 diventò la patria dei ribelli delle università con l'insurrezione del campus di Berkeley e poi la terra della sfida sessuale e del femminismo insieme a New York City. Ovviamente la California è Hollywood e Los Angeles, chiamata LA (così Washington è nota come DC) ma anche della renitenza alla leva dei coscritti per la guerra del Vietnam e della droga portata dai reduci di quel conflitto che cambiò il genoma americano introducendo il germe della ribellione, dell'insurrezione, e dunque di una anarchia libertaria che non ha mai avuto nulla a che fare con il comunismo. In California nacquero e si diffusero i Figli dei fiori e la Bay Area and Northern California diventarono territori hippie. Chi conosce le serie televisive ambientate in California, come «Six feet under» o «Weeds» (erba) o «Breaking Bad» conosce il tipo di società che ha prodotto l'ultima liberalizzazione. In questa liberalizzazione la California non è sola perché è stata raggiunta da altri sette Stati che hanno adottato la marijuana prima come farmaco palliativo e ora l'uso apertamente «recreational», cioè per il puro piacere di farsi una canna joint e passare una serata a pupille dilatate. La California è ancora all'avanguardia con i cinque più famosi festival di musica rock, è la patria esaltata e disperata terra di scrittori per il cinema, di sfigati losers che cercano un ingaggio nella mecca delle produzioni televisive e, più di ogni altro Stato americano, è agli antipodi del presidente Donald Trump e dei repubblicani in genere. Quando l'attuale presidente fu eletto, in California molti proposero la secessione dagli Stati Uniti. Ora la California si è nuovamente ribellata approvando una legge in contrasto con gli Stati Uniti ed è di nuovo in guerra con la Casa Bianca. Si tratta di una guerra formale e sostanziale perché Trump ha promesso fin dalla sua campagna elettorale di voler espugnare tutte le roccaforti liberal e di non tollerare isole secessioniste legalizzate.

Dunque si prepara uno scontro formale e legale che potrebbe diventare presto uno scontro frontale fra uno Stato che sogna l'indipendenza e un presidente che promette il pugno di ferro.

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