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Anche il salotto di Cernobbio divide in due la Lega

Alta tensione Salvini-Maroni: il leader snobba il forum e il governatore ci va

Anche il salotto di Cernobbio divide in due la Lega

Cernobbio (Como) - L'anno scorso era venuto, in giacca e cravatta, senza trovarci niente di sbagliato («Parlo ai banchieri come agli allevatori della Valtellina»). Stavolta invece no, il suo nome è stampato sul programma del Workshop Ambrosetti nella sezione dedicata alla «Voci delle Opposizioni», ma Salvini non c'è. «Mai confermata la presenza all'evento» è la prima spiegazione che giunge dallo staff del segretario leghista, versione ritenuta piuttosto improbabile dalle parti di Cernobbio: non è mai successo che al Forum si programmi la presenza di un ospite senza aver ricevuto la conferma prima e con largo anticipo. Salvini però precisa ulteriormente il suo pensiero: «Non partecipo a un evento che prevede il monologo di Renzi e la passerella dei ministri che stanno affondando il Paese e sono schiavi di questa Europa», e quindi ancora, «banchieri e finanzieri si trovano a Cernobbio a cantare Viva Renzi, viva l'Euro e viva il referendum come sul Titanic».

Peccato che su quel Titanic, tra le passerelle dei renziani, ci fosse anche il suo compagno di partito Roberto Maroni, governatore leghista della Lombardia che, non da ieri ma ultimamente in modo sempre più esplicito, è su posizioni diverse dal segretario federale in tema di alleanze e linea politica. La storia della «Lega di lotta e di governo», del gioco della parti fisiologico nel Carroccio, regge fino ad un certo punto, anche perché qui la Lega di lotta sarebbe rappresentata dal segretario federale e quella di governo da un suo colonnello. È invece un dualismo vero e proprio tra strategie politiche differenti, che non ha ancora preso la forma di una lacerazione interna perché la leadership di Salvini non è ancora in discussione, per il momento. Salvini non è interessato al progetto neo-forzista di Parisi, mentre Maroni sì («Il suo tentativo mi incuriosisce, io tifo per chiunque sia in grado di riaggregare il centrodestra»). Il governatore non guarda alle destre antieuropeiste tipo Front National come ad un modello da seguire («Io, come noto, non tifo Le Pen. Lei vuole il ritorno allo Stato nazionale, noi vogliamo un'Europa diversa» dice Maroni), mentre Salvini sì. Il segretario attacca a muso duro Mattarella dandogli dello scafista, e Maroni sul tema delle migrazioni e Ue dice di essere d'accordo con il capo dello Stato. Salvini non ama parlare di coalizioni e alleanze (specie con Forza Italia), mentre Maroni - che governa la Lombardia con una larga coalizione di centrodestra - arriva a Cernobbio e subito scherza con Brunetta: «L'anno prossimo, dopo il referendum, saremo qui insieme, ma come maggioranza di governo».

Il forfait di Salvini, al di là delle motivazioni dell'ultima ora, si spiega proprio con la volontà del segretario leghista di rimarcare la sua distanza sia dal mondo dei «poteri forti» favorevoli al governo, ma sia anche dal centrodestra nella sua veste classica (non lepeniana), rappresentata a Cernobbio dall'ex ministro azzurro Brunetta e appunto da Maroni. Fosse arrivato anche Salvini, la Lega avrebbe avuto due voci, la sua e quella del governatore. Poi, lo stato dei rapporti tra i due è ai minimi storici, con Salvini che rinfaccia a Maroni di non essere abbastanza incisivo in Lombardia («deve impegnarsi per mantenere la promessa fatta in campagna elettorale, quella di togliere il bollo auto ai lombardi» gli ha detto). Meglio evitare il forum dei banchieri amici di Renzi.

Stessa scelta fatta dal grillino Di Maio, anche lui aspirante premier.

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