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È guerra tra le due anime e Ncd sta per implodere

I governativi contro quelli che vogliono tornare al centrodestra: il redde rationem è solo rinviato

È guerra tra le due anime  e Ncd sta per implodere

Roma - Non c'è solo l'inchiesta a disturbare i sonni di Angelino. C'è anche lo stato di salute del suo Ncd, sull'orlo di una crisi di nervi. Il redde rationem sarebbe potuto avvenire anche ieri sera visto che in agenda c'era la convocazione del gruppo del Senato per un incontro con Alfano. Summit poi saltato per volere del capogruppo di Palazzo Madama, Renato Schifani che riteneva inopportuno battibeccare proprio la sera del rientro delle salme dei nostri connazionali trucidati a Dacca. Sì, battibeccare: perché nel partito ormai volano gli stracci. Un antipasto dello scontro che inevitabilmente andrà in scena nei prossimi giorni s'è avuto l'altro ieri sera. A duellare sono stati il capogruppo alla Camera, Maurizio Lupi, e il cicchittiano Sergio Pizzolante. I due hanno rappresentato le due linee politiche contrastanti che stanno letteralmente spaccando il partito di Alfano. Due visioni opposte sul futuro per cui è davvero difficile immaginare come poter fare una sintesi. Scissione in vista, quindi? Questo è prematuro ma di fatto Ncd è a rischio esplosione. Ma ecco le posizioni in campo: da una parte c'è il leader Angelino Alfano, ovviamente appoggiato dai cosiddetti «governativi» (quelli che hanno poltrone e strapuntini a Palazzo Chigi), che ritiene necessaria un'alleanza con Renzi anche in futuro. La tesi di Alfano, appoggiata pure da Fabrizio Cicchitto, Paolo Tancredi, Pizzolante, Dorina Bianchi e Gioacchino Alfano è che da una parte ci dovranno essere i «responsabili», i moderati, i liberali, gli europeisti rappresentati da Renzi e dall'Ncd; e dall'altra i «populisti» alla Salvini, alla Meloni o alla Grillo. Sognano il Partito della Nazione, sorta di nuova Dc in grado di governare senza le ali estreme di destra e sinistra. E Forza Italia? Per costoro dovrebbe seguire i consigli di Confalonieri e rivarcare le soglie del Nazareno.

Accanto a questi, però, convivono con sempre maggiori mal di pancia, quelli che vorrebbero ricostruire il centrodestra alternativo a Renzi e al Pd. Tanti i big schierati su questo fronte: i capigruppo di Senato e Camera, Renato Schifani e Maurizio Lupi, per esempio. Ma anche Roberto Formigoni, Maurizio Sacconi, Antonio Azzollini, Giuseppe Esposito, Guido Viceconte. Sacconi e Azzollini sono mesi che non votano la fiducia al governo Renzi mentre altri, piuttosto che votare alcuni provvedimenti del governo, proprio non si fanno vedere. Per loro il nome Nuovo centrodestra ha ancora un senso e pensano che l'appoggio a Renzi potrebbe anche giungere al capolinea. Già Lupi l'aveva minacciato qualche giorno fa: «Senza una svolta liberale potremmo levare il sostegno al governo». Questa pattuglia guarda al modello Milano che ha perso, sì, ma soltanto per un soffio: un candidato forte e credibile, alternativo alla sinistra e che unisca Forza Italia, Ncd, Fratelli d'Italia e Lega. Già, la Lega. Non è un problema? No perché a fare da traino a questo centrodestra sarà il centro moderato, liberale ed europeista. Posizioni inconciliabili; e presto nell'Ncd potrebbe avvenire il redde rationem.

Quando? Senza dubbio prima del referendum d'autunno.

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