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I vitalizi non sono più tabù: la Camera approva i tagli

Grillo esulta. Fi non vota, in dissenso Santanchè e Gelmini. Ora lo scoglio del Senato e della Consulta

I vitalizi non sono più tabù: la Camera approva i tagli

Finisce con cori da stadio ed esibizioni del dito medio da parte di raffinate deputate del Movimento 5 Stelle (secondo la denuncia del Pd, l'autrice è lady Giulia Grillo, nomen omen), e con una valanga di lucine verdi sul tabellone di Montecitorio: 348 sì al taglio dei vitalizi parlamentari (Pd, Lega, Cinque Stelle, Fdi, Scelta civica), 17 i contrari (Ncd) e 28 astenuti (Mdp).

Gli altri oppositori del provvedimento, bollato come «populista» e «contrario ai principi costituzionali», come Forza Italia, non partecipano al voto: decisione presa nel corso della riunione del gruppo, a cui ha partecipato telefonicamente anche Silvio Berlusconi che ha bollato il provvedimento come incostituzionale e lesivo dei diritti degli italiani perché metterebbe a rischio, per il principio di retroattività, fino a 20 milioni di pensioni. Due deputate azzurre però hanno annunciato il loro voto favorevole alla pdl Richetti, Maria Stella Gelmini e Daniela Santanchè.

Ora il provvedimento passerà al Senato, che difficilmente però ne inizierà l'esame prima dell'autunno. E lì, ammettono anche i promotori Pd della legge, la partita sarà più difficile perché i voti dei Cinque Stelle (che alla Camera son stati istruiti dalla Casaleggio a votare sì al testo, seppure presentato dagli arci-nemici dem) potrebbero non bastare a compensare quelli contrari. E perché nello stesso gruppo Pd, a Palazzo Madama, le perplessità e le ostilità al testo sono molto forti. Perplessità manifestate anche alla Camera, ad esempio con un intervento molto duro dell'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, che definisce l'operazione «un precedente pericolosissimo che potrebbe, un domani, vedere la sua applicazione ai lavoratori e alle pensioni in essere». Ma il primo firmatario della proposta Matteo Richetti, portavoce della segreteria Pd, si mostra soddisfatto del primo risultato ottenuto: «Il voto è stato quasi all'unanimità - sottolinea - significa che il lavoro effettuato ha prodotto un consenso molto importante». Dura l'accusa al Pd degli alleati di governo di Alleanza popolare, contrari al provvedimento: «È una vostra sconfitta culturale- ha tuonato Fabrizio Cicchitto - il vostro ruolo è stato quello di apriscatole per conto del signor Grillo, quello che vuole aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno».

Arrivare al voto finale non è stato facile, e tutta la giornata di dibattito è stata caratterizzata da scontri, polemiche e stop and go, che hanno fatto slittare a sera una votazione prevista per la tarda mattinata. Tra reciproche accuse di ostruzionismo rimpallate tra Pd e grillini, che si contendono la palma di levatrici del nuovo sistema di calcolo delle pensioni parlamentari. Giacché i famigerati vitalizi, in verità, non esistono più già dalla scorsa legislatura, come ha ricordato il capogruppo dem Ettore Rosato ai Cinque Stelle: «Li abbiamo aboliti noi nel 2011, quando voi ancora non eravate in quest'aula». La riforma approvata ieri alla Camera incide quindi sui criteri per la pensione (adeguati alla Fornero) e sugli assegni degli ex parlamentari che saranno ricalcolati in base al sistema contributivo, con tagli medi del 40%.

L'ultimo scontro tra Pd e grillini si è consumato su un emendamento grillino che voleva anticipare a subito l'entrata in vigore dei criteri della Fornero, prevista per l'anno prossimo dalla legge. Emendamento respinto: i 5 Stelle erano tentati di utilizzare il pretesto per votare contro, ma sono stati fermati dai capi: «Sarebbe un autogol». «Ci batteremo per modificarlo, basta privilegi», promette l'abbronzato Di Maio. «Ma quali privilegi, tu guadagni più di me tra rimborsi e indennità», replica Rosato.

E la tenzone promette di continuare.

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