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Nelle file dell'Isis 3mila europei: al fronte ci sono pure 45 italiani

Francia e Inghilterra le capitali del jihadismo d'esportazione. Ma il vero campione dell'Islam combattente è il Belgio

Nelle file dell'Isis 3mila europei: al fronte ci sono pure 45 italiani

Ora sono una vera e propria brigata. Oltre 3000 combattenti provenienti dal Vecchio continente - molti dei quali con passaporto europeo - militano tra le file dello Stato islamico e delle altre organizzazioni jihadiste attive in Siria e in Irak. A lanciare il nuovo allarme è Gilles de Kerchove, responsabile del coordinamento europeo per l'Antiterrorismo. Questa «brigata europea», formata da jihadisti provenienti da 11 Paesi, ha subito un massiccio incremento dopo la proclamazione del Califfato e l'offensiva dello Stato islamico in Irak. «Il flusso non si è assolutamente arrestato e la proclamazione del Califfato ha avuto un impatto importante» dichiara de Kerchove sottolineando come persino la tranquilla Austria possa ora vantare un buon numero di volontari della jihad. Le capitali del jihadismo d'esportazione, grazie alle folte comunità islamiche, sono la Francia e l'Inghilterra. Ma in termini percentuali il vero campione dell'Islam combattente è il piccolo Belgio con quasi 400 volontari. In quest'inchiesta ecco un'anatomia della jihad europea Paese per Paese.

Italia

La comunità combattente partita dal Belpaese per la Siria non supera per ora i45-50 elementi. Giuliano Delnevo, il 23enne genovese morto nella primavera del 2013 intorno ad Aleppo, aveva fatto il grande salto grazie ai contatti acquisiti frequentando gli ambienti dell'Ucoii di Ancona. «Anas el Abboubi» alias «Anas al Italy», l'ex rapper bresciano 21enne scomparso dopo aver raggiunto la Siria e verosimilmente (ma non certamente) morto, aveva fatto la sua scelta dopo un breve arresto sfruttando i contatti via web con l'organizzazione belga «Sharia4».

L'imbianchino bosniaco Ismar Mesinovic e l'amico Munifer Karamaleski, partiti entrambi dalle zone intorno a Belluno per trovare la morte sui campi di battaglia siriani, erano esponenti di quelle comunità d'immigrati bosniaci e kosovari del nostro nordest infiltrate da predicatori della jihad più violenta. Predicatori pronti - secondo gli inquirenti - a offrire incentivi in denaro per convincere i volontari della jihad a partire.

Francia

Un jihadista europeo su tre è nato, vissuto o transitato da quelle parti. Almeno 930 fra cittadini e residenti d'Oltralpe militano sul fronte siriano. Di questi circa 350 combattono attivamente tra le file dell'Isis o di altri gruppi. E tra questi si contano ben 60 donne reclutate a vario titolo. I caduti in combattimento sono a quota 36, mentre gli indecisi pronti a tornare a casa sono oltre 180. Tra i reduci tristemente famosi vi è Mehdi Nemmouche, il 29enne d'origine algerina responsabile dell'assalto al Museo Ebraico di Bruxelles costato la vita a 4 persone. Prima di rientrare e colpire a Bruxelles, Mehdi militava nell'Isis. Secondo il giornalista francese Nicolas Henin, liberato dopo il pagamento di un riscatto da 12 milioni, Mehdi teneva incatenati lui e l'americano James Foley. Ma secondo gli inquirenti pianificava anche l'eliminazione di Hollande in occasione delle celebrazioni per la presa della Bastiglia.

Regno Unito

Cinque jihadisti di Sua Maestà sono morti durante i raid americani intorno alle basi del gruppo qaidista di Khorasan. Tra loro anche Ibrahim Kamara, un ragazzo 19enne di Brighton. Il Regno Unito con i suoi 500 volontari in Siria e i 250 tornati in patria resta una delle più pericolose fucine d'apprendisti terroristi. Una fucina che alimenta anche un'inquietante transumanza rosa. Una convertita britannica gestisce un bordello di Raqqa dove le donne yazide irachene sono ridotte al ruolo di schiave sessuali per soddisfare i combattenti del Califfato. Aqsa Mahmood, ventenne di Glasgow, guida invece la Brigata femminile Al Khanssaa di Raqqa. Sally Jones, convertita 45enne del Kent, è invece famosa per le truci apparizioni su Youtube in cui si dichiara ansiosa di decapitare un cristiano.

Germania

Il fenomeno che più inquieta la polizia federale (Bfv) è quello di quattro ragazzine volate in Siria per sposare jihadisti conosciuti via internet. Secondo Hans-Georg Maaßen capo della Bfv almeno quattro ragazzine, la più giovane delle quali ha 13 anni, sono partite spinte dal «romantico ideale di sposare un jihadista». Il problema dell'infatuazione minorile non riguarda solo le donne. Almeno 24 dei 378 aspiranti combattenti partiti dalla Germania avevano meno di 18 anni. Almeno cinque di questi minorenni sono tornati a casa dopo aver combattuto. In termini di pericolosità il rischio maggiore è rappresentato dai 233 jihadisti arrivati in Siria con passaporto tedesco. Così possono ora tranquillamente spostarsi e colpire in tutta Europa.

Belgio e Olanda

Rispetto agli appena 11 milioni di abitanti il Belgio è il Paese europeo con il maggior numero di jihadisti. Dal 2012 a oggi almeno 385 belgi hanno scelto di combattere nel nome di Allah. Di questi 32 sono morti in battaglia e 70 sono rientrati. Nicolas Henin, il giornalista francese di Libération detenuto dall'Isis assieme a Foley, ha dichiarato di aver riconosciuto un folto gruppo di belgi tra i carcerieri. A comandarli un «olandese» di origine marocchina. Secondo l'Aivd, i servizi segreti dell'Aia, circa 130 volontari sono partiti dai vicini Paesi bassi.

Scandinavia

Anche nei Paesi del Nord la cosiddetta children-jihad rischia di far letteralmente strage di ragazzini. Secondo i servizi di sicurezza di Oslo (Politiets Sikkerhetstjeneste) il numero di adolescenti attratti dal fascino sinistro della guerra nel nome del Corano è in continua crescita. Già accertati oltre 350 casi.

Spagna

La Spagna grazie alle sue folte comunità marocchine e tunisine è da sempre uno dei centri del jihadismo europeo. Ceuta, l'enclave spagnola in Marocco, è uno dei principali centri di reclutamento. Da lì sono passati i 95 volontari della brigata spagnola, almeno 65 dei quali con regolare passaporto spagnolo.

Austria

In Austria il volto del jihadismo ha il visino dolce di Sabina Selimovic e Samra Kesinovic, due adolescenti di 15 e 16 anni di origine bosniaca scomparse ad aprile e date per morte in Siria. La loro sparizione, le voci sulla possibile uccisione hanno costretto l'opinione pubblica a far i conti con i rischi di infiltrazione tra le file della comunità cecena e quella balcanica.

Un'infiltrazione che ha portato in Siria circa 160 musulmani.

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