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"Ormai ci siamo. Ma sarebbe stato meglio tornare al voto"

"Ormai ci siamo. Ma sarebbe stato meglio tornare al voto"

Milano - Davanti alla stazione centrale di Milano una sciura passeggia svelta, svelta per arrivare tra le prime del mattino a votare il «referendum» proposto dalla Lega sul contratto di governo con i Cinque stelle. «Abito qui da 44 anni - dice Maria - e sono leghista da sempre. Qui attorno è pieno di negri che spacciano droga. Non se ne può più, ci vuole un cambiamento in questo Paese. Hanno fatto bene a mettersi con Grillo, tanto al peggio non c'è mai fine e adesso sono convinta che andremo verso un cambiamento cosmico».

Non sembra tanto lucida, ma probabilmente sa il fatto suo «la Maria». La Lega chiama il suo popolo a esprimersi sul «contratto» per il governo del cambiamento come lo chiama «lo scugnizzo di Pomigliano d'Arco». Il quesito è chiaro e inconfutabile: «Sei d'accordo sulla sottoscrizione di un contratto di governo con il Movimento 5 stelle per perseguire e realizzare, tra gli altri, i seguenti punti?». E di seguito i temi, tutte le solite battaglie care al Carroccio. «Personalmente vorrei tornare alle elezioni - dice un militante, Giuseppe Ruggieri, pugliese di Bisceglie - Gli italiani hanno votato male e, dunque, ora scelgano il M5s o la Lega. Invece così è o ti mangi sta minestra o salti sta finestra. Mattarella vorrebbe un altro governo tecnico ma non ce la farà». Per Samuele Piscina, 28 anni, studente in Scienze politiche in Cattolica e presidente della zona 2, «è normale che tra due forze politiche così diverse ci siano dei sondaggi per verificare cosa ne pensa la base. Matteo poi ne terrà conto. Queste sono riforme che servono per far ripartire il Paese, chi ha il coraggio di votare no? Le alleanze si fanno sui programmi ma manteniamo ben salda l'alleanza con Forza Italia: siamo la forza leader del centrodestra».

Nel pomeriggio in Piazza V Giornate un altro gazebo raccoglie i voti. Passa di lì anche Massimiliano Bastoni (detto Max), consigliere regionale, il quale sostiene che «la Lega ha fatto una scelta storica e rivoluzionaria.

Mattarella non ha via d'uscita». O forse sì?

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