Cronache

Padre Florian, il prete oscuro che dice messa per i "cattivi"

Fra sette giorni benedirà la tomba del gerarca fascista Farinacci: «Dove c'era il male occorre pregare di più»

Padre Florian, il prete oscuro che dice messa per i "cattivi"

S otto la tonaca nera deve avere un demone per la polemica. Odia il politically correct, ma non lo si può nemmeno considerare un profeta del politicamente scorretto. Padre Florian Abrahamowicz è sempre oltre. Su posizioni che si fatica perfino a localizzare sulla carta del pensiero. Lo si potrebbe forse definire un reazionario a tutto tondo, ma con lui tutte le categorie tradizionali fanno cilecca.

Don Florian, figlio di un pastore protestante e di una pianista italiana, nato a Vienna nel 1961, ha cognome austriaco ma una perfetta padronanza della lingua italiana. Del resto abita in Italia, dalle parti di Treviso, e dal suo rifugio accende micce meglio di un incursore. Si schiera sempre dalla parte sbagliata, mitraglia giudizi affilati, rompe un giorno con questo e un giorno pure con quello. Un eccentrico. Un irregolare. Un fuoriuscito dalla Chiesa.

Ora è di nuovo nella bufera perché il 28 aprile sarà a Cremona, a benedire con alcuni nostalgici la tomba di Roberto Farinacci, uno dei gerarchi più in vista e controversi del Ventennio fascista, catturato e fucilato a Vimercate proprio 28 aprile del 1945.

Come mai hanno chiamato proprio lui?

«Non capisco perché i preti di Cremona si siano tirati indietro - replica il don, serafico - dove c'è stato il male c'è oggi maggior possibilità di fare il bene». E subito don Florian diventa spiazzante, estraneo come è a tutti i modelli codificati: «Il problema non è il Duce o il ras di Cremona, il punto è la salvezza. Io sarei contento se scoprissi che Stalin si è convertito in punto di morte».

E l'intellettuale dalle ascendenze mitteleuropee piazza subito due sciabolate nell'aldilà: «Sappiamo dalla beata Anna Maria Taigi che Napoleone non è andato all'inferno, ma rimarrà in purgatorio fino alla fine dei tempi. Una pena pesantissima, ma non la dannazione eterna. E suor Elena Aiello, che stimo moltissimo, ci informa che pure Mussolini rimarrà in purgatorio fino alla fine del mondo. Come vede, non è solo Farinacci ad avere bisogno delle nostre preghiere».

Per la verità, qualche anno fa padre Florian, che ha quattro fratelli di cui due preti cattolici doc, era stato meno teologico e più terra terra. Nel corso di una cerimonia aveva elogiato i morti della Repubblica Sociale Italiana «vittime innocenti in quanto i loro assassini non facevano parte di un esercito regolare»; poi, già che c'era, aveva specularmente scomunicato i partigiani, «poveri ignoranti che combattevano per quella che Pio XI chiamava la setta perversa del comunismo».

Ora, conversando con il Giornale, prende il largo: «Io non ho simpatie per il fascismo, io rimpiango lo Stato Pontificio, il potere temporale della Chiesa, l'epoca di Pio IX».

Insomma, la Roma immortalata dai sonetti corrosivi del Belli. La capitale spazzata via il 20 settembre 1870. Quella data, la ricorrenza della breccia di Porta Pia, dev'essere per lui un giorno di lutto.

Questo sul piano politico, sul piano dottrinale don Florian si spinge più in là, ma nemmeno troppo: «Io non riconosco il Concilio Vaticano II che ha distrutto la Chiesa». Dunque, la presunta contrapposizione fra papa Ratzinger e papa Bergoglio per lui è un dettaglio irrilevante. L'ecumenico Abrahamowicz li mette tutti e due all'indice. E con loro pure i loro predecessori, accompagnati da una solenne benedizione: «Il Concilio Vaticano II è stata una cloaca maxima».

Nel 2007 Umberto Bossi si infatuò di lui e partecipò alla celebrazione della Messa Tridentina, tanto che per un certo periodo il prete fu accreditato come cappellano semiufficiale della Lega Nord. Lui si diede da fare con parole complottistiche e toni millenaristici: prima scorticò il cardinal Tettamanzi, «un infiltrato che tenta di sovvertire la Chiesa dall'interno», poi la Chiesa intera «alleata dei poteri forti, tramite l'islamizzazione», in un disegno anticristiano. Un ragionamento ai limiti del cortocircuito, difficile da seguire. In quel periodo l'inquieto reverendo era transitato nei ranghi dei lefevriani, ma pure quelli gli stavano stretti.

Nel 2009 fu espulso pure da quel mondo che aveva rotto la comunione con Roma.

Ma padre Abrahamowicz non si arrende: perdona sempre i defunti e scaglia fulmini sui vivi.

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