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Parigi e il sospetto sull'Italia: "Chi finanzia i gilet violenti?"

L'insinuazione della ministra per la Parità Schiappa: «Guardate le posizioni di certi politici italiani...»

Parigi e il sospetto sull'Italia: "Chi finanzia i gilet violenti?"

Il sostegno del vicepremier Luigi Di Maio ai gilet gialli continua ad agitare i sonni dell'entourage di Emmanuel Macron e del governo francese. Al punto da spingere la Segretaria di Stato per la Parità uomo-donna, Marlène Schiappa, ad agitare lo spettro di uno zampino italiano dietro le violenze in Francia. In diretta radio su France Inter, la ministra insinua il dubbio sibillina, a tre giorni dal «non mollate» e dall'offerta di aiuto rivolta dal leader dei Cinque Stelle ai jilet jaune, respinta dai leader del movimento. Così è scattato il quesito, che chiama in causa direttamente i sovranisti di casa nostra: «La mia domanda è: chi finanzia le violenze? Chi finanzia i casseur? - si interroga Schiappa - Mi chiedo se ci siano potenze straniere a finanziare i casseur e le violenze urbane a Parigi. È interessante guardare alla posizioni di certi politici italiani», dice la ministra. L'ipotesi di un complotto eterodiretto viene gettata in pasto ai radioascoltatori mentre si discute della colletta online per sostenere l'ex pugile Christophe Dettinger, che resta in carcere ma nel frattempo ha ottenuto in meno di 24 ore oltre 110mila euro (ne rischia 100mila di ammenda) da 7mila simpatizzanti dopo aver preso a pugni sabato scorso alcuni poliziotti durante una manifestazione dei gilet gialli. «Dare soldi a chi picchia i poliziotti è rendersi complice delle violenze» aggiunge Schiappa, chiedendo anche che venga reso noto il nome dei donatori e tolto l'anonimato. «Non chiedo un foglio Excel di chi ha partecipato alla colletta, non mi riguarda. Il principio è che si deve poter conoscere e identificare chi svolge transazioni finanziarie, capire se ci siano potenze straniere a finanziare i casseur».

Poche ore dopo, a ribadire quello che Jacline Mouraud e Paul Marra, due dei leader dei gilet gialli hanno già annunciato nei giorni scorsi al Giornale, è Eric Drouet, anche lui ai vertici del movimento: «Signor Luigi Di Maio, rifiutiamo il suo aiuto. Rifiuteremo qualsiasi aiuto politico, non importa da dove provenga! Abbiamo iniziato da soli, finiremo da soli». È la prova che l'Italia è entrata a ogni livello nel dibattito pubblico sui gilet gialli francesi. Al punto che la crisi tra Roma e Milano, scatenata dal movimento di protesta francese, è stata definita dallo storico Marc Lazar di Sciences Po la peggiore tra le due cancellerie dal secondo dopoguerra, acuita - è l'analisi dell'esperto sul Figaro - da quella che in genere era una tradizione anglosassone, il French-bashing, il linciaggio mediatico della Francia sulla stampa, che secondo lo storico ora sarebbe un tic ereditato dagli italiani.

Se all'appoggio dei Cinque Stelle ai gilet gialli corrisponde l'insinuazione cospirazionista della ministra Schiappa, alla colletta «eversiva» a favore del pugile violento se ne contrappone ora una «repubblicana» a favore dei poliziotti feriti durante le proteste. Lanciata dal presidente dell'Assemblea regionale Provence-Alpes-Cote d'Azur, Renaud Muselier, dei Républicains, in poche ore la raccolta ha raggiunto un milione di euro da oltre 36mila donatori. «Quando si attacca un poliziotto, si attacca la Francia», dice Muselier, mentre il ministro dell'Interno Christophe Castaner rivela che dall'inizio delle proteste, nel Paese circa il 60% degli autovelox (su un totale di 3200, ndr) è stato neutralizzato, attaccato e distrutto da quello e quelli che rivendicano di appartenere al movimento».

E la rabbia non è destinata a placarsi. Una manifestazione non autorizzata è prevista sabato a Bourges, nella valle della Loira, cuore della Francia, invece che a Parigi.

Convocata da Eric Drouet, la protesta sarà l'Atto 9 e preoccupa le autorità locali e i commercianti, che temono danni e ripercussioni sulle vendite del primo fine settimana di saldi.

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