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Premier per 7 giorni.Conte getta la spugna e torna a casa da prof

La resa dell'avvocato: "Ho fatto il possibile". Il suo ruolo limitato a quello di "postino"

Premier per 7 giorni.Conte getta la spugna e torna a casa da prof

L'avvocato degli italiani si è arreso. «Ho fatto il possibile». Qui finisce l'avventura di Giuseppe Conte, premier per caso. È una domenica sospesa, lunga e faticosa, con troppe buche sul percorso, tentativi di mediazione, telefonate, contatti, con l'idea angosciante che non si arriverà mai alla fine. È la domenica di un uomo come tanti, un professore qualunque, che si ritrova a dover ricoprire un ruolo forse troppo grande per lui e un braccio di ferro politico dove nessuno vuole fare un passo indietro. È la domenica di Giuseppe Conte, in bilico tra i veti di Mattarella e l'impuntatura di Salvini, con Di Maio che sembra sostituirsi a lui nel difficile ruolo di mediatore. Il premier incaricato, insomma, sta lì come Don Abbondio, vaso di coccio tra vasi di ferro.

Tutto comincia con la lista dei ministri, quella che deve consegnare al presidente della repubblica. Non li ha scelti lui. Sono stati messi neri su bianco, ognuno per la sua parte, da Di Maio e Salvini. Questo è il primo fardello. Gli toccherà salire sul Colle come un postino. Ce ne è abbastanza per far innervosire Mattarella per l'ennesima volta. Il presidente non vuole un premier travicello. Tra i nomi dei ministri, nella casella Economia, c'è quello di Paolo Savona, l'uomo che secondo il Quirinale e l'Europa pecca di euroscetticismo, la mina che da giorni rischia di far nascere morto questo governo grillino-leghista di cui il buon Conte è il portavoce o la testa di legno. Il senso della giornata del premier è tutto in poche parole: sperare che qualcuno dei veri protagonisti faccia un passo indietro. I vertici del Movimento vicini a Di Maio ci provano in tutti i modi per tutta la giornata. Quelli vicini a Fico e Di Battista invece aspettano che accada l'inevitabile. È chiaro che non si strapperebbero i capelli per un ritorno al punto di partenza, cioè al non governo e all'andiamo al più presto al voto. Conte per tutto il pomeriggio attende di entrare in scena. L'appuntamento è per le sette della sera al Quirinale. Nel frattempo c'è da aspettare la fine del Giro d'Italia, che si chiude proprio nella Roma grillina e nel peggiore dei modi: con le buche che minano la gara e il percorso che viene accorciato per evitare capitomboli ai campioni del ciclismo. È una metafora dell'Italia a Cinque Stelle.

La politica italiana sembra scomparire in un buco nero di veti e mediazioni fallite. L'idea del crack è l'orizzonte. Non funziona il passo di lato di Savona, che con un comunicato su Scenarieconomici.it spiega la sua posizione: «Le mie posizioni sono note. Voglio un'Europa diversa, più forte ma più equa». Non è contro l'idea di Unione europea, ma la vorrebbe un po' diversa. Non basta. Troppo poco per rassicurare Mattarella e il suo «partito europeista». Lo stesso Conte, probabilmente, non si è fatto alcuna illusione. Davide Casaleggio, durante l'Open Day Rousseau a Ivrea, è l'unico a scommettere sulla buona stella del quasi premier: «Sono confidente che le persone che stanno seguendo questo processo, Conte in primo luogo, possano gestire al meglio la situazione». Solo che prima di lui Mattarella riceve, uno alla volta, prima Salvini e poi Di Maio. Perfino il presidente, forzando la sua natura costituzionale, si rende conto che non è certo Conte quello da cui si può aspettare una svolta, un chiarimento, un'intesa, una via di fuga dal vicolo cieco. Ma, appunto, da un vicolo cieco non si scappa, così, quando ogni mediazione è fallita, il Quirinale fa sapere che il quarto d'ora di celebrità dell'avvocato G. C. è scaduto.

Quello che alle 19 in punto sale al Colle è un premier morto.

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