Politica

Il premier toglie i soldi ai bimbi malati di tumore per punire Emiliano

Lo stop ai fondi per le vittime dell'Ilva ripicca per il No. Renzi: intesa da 1 miliardo con i Riva

L' intrigo si gioca tutto in una notte, quella in cui la Commissione Bilancio della Camera procede no stop per completare l'esame degli emendamenti alla manovra finanziaria inzeppata di «mance» referendarie. A sorpresa uno degli emendamenti che fino a poche ore prima era blindato, viene «scaricato» dal governo: è lo stanziamento da 50 milioni di euro destinato alla Asl di Taranto per la cura dei malati di tumore legati all'inquinamento dell'Ilva. Categoria in cui sono rientranti tanti bambini ai cui genitori, raccolti in un'associazione, Renzi aveva promesso un appoggio, giurando di essere più fedele a questo impegno che «agli astrusi regolamenti Ue», tormentone del premier versione antieuropeista. Si scopre solo ora un retroscena velenoso dietro quella scelta incomprensibile: sarebbe stato un siluro contro il governatore Emiliano schierato per il No al referendum.

Quella notte, il presidente della Commissione, Francesco Boccia, che da pugliese conosce bene la vicenda resta di stucco. Tanto da sospendere la seduta e andare a parlare con i rappresentanti del governo: il mancato appoggio a quell'emendamento, debolmente motivato, è incomprensibile. Il faccia a faccia si svolge nell'aula della commissione Giustizia: un confronto aspro, i toni salgono. Ma non c'è niente da fare: da Palazzo Chigi non arriva il via libera. La Commissione tenta di recuperare bloccando 50 milioni di euro nelle tabelle collegate alla legge di Bilancio, ma anche questa mossa ha lo stop.

Poche ore dopo però il caso esce dalle stanze del Parlamento e scatena una bufera: il governo, che ha elargito denaro a pioggia a tutte le categorie da cui si aspetta di racimolare un Sì il 4 dicembre, viene accusato di togliere denaro ai bambini malati di tumore, a Taranto scoppia un mezzo tumulto. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti capisce che il cerino rischia di restare acceso in mano a lui e si affretta a sfilarsi, promettendo che porrà presto rimedio. Il giorno dopo Renzi scarica il barile sul collega di partito: «Ha deciso il presidente della commissione di Bilancio». Boccia però non ci sta e minaccia di mostrare gli sms di quella notte convulsa in cui è scoppiato il caso. Sms che, giura, proverebbero che è stata una scelta del governo. De Vincenti parla di strumentalizzazioni, ma in realtà conferma il ruolo del governo nello stop, quando dice che la norma è stata bocciata «perché non chiariva l'utilizzo effettivo delle risorse e questo non si può proprio fare».

Ma la spiegazione non regge. Dietro lo stop ci sarebbe invece la volontà di Renzi di punire l'ex amico Michele Emiliano. Secondo l'Huffington Post, il governatore della Puglia il 9 novembre avrebbe avuto un incontro riservato a Palazzo Chigi con Renzi, che gli chiedeva di cambiare idea sul No o almeno di tenere un profilo basso. Finisce in lite. E Renzi, si sa, non perdona chi disobbedisce. E decide di mandare un segnale a Emiliano: occhio che i cordoni della borsa ce li ho in mano io. Senza rendersi conto del rischio boomerang, essendoci di mezzo dei bimbi malati. Poi cerca di rimediare a scoppio ritardato.

Infatti ieri sera, nella diretta Facebook, Renzi annuncia: «Si è conclusa la contrattazione tra la famiglia Riva e Ilva: in arrivo oltre un miliardo di euro».

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