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Le pressioni dentro il Pd: "Spostare il voto a maggio"

Sondaggi in calo. Il Pd aspetta di vedere i risultati in Sicilia. Ma si fa strada l'idea di spostare il voto da marzo a maggio per riorganizzare le alleanze

Le pressioni dentro il Pd: "Spostare il voto a maggio"

La posizione di Matteo Renzi dipende in gran parte dal risultato delle regionali in Sicilia. Secondo un retroscena di Francesco Verderami, pubblicato oggi sul Corriere della Sera, qualora i democratici dovessero prendere una sonora batosta, il segretario sarebbe pronto a prendere in considerazione l'ipotesi chiedere più tempo per riorganizzare le alleanze con cui presentarsi alle politiche dell'anno prossimo. "Facciano pure, tanto vinciamo lo stesso noi - commenta Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera - a marzo o a maggio vince comunque il centrodestra unito di governo".

I sondaggisti non sono affatto clementi con il Pd. Il partito di Renzi è in fase calante da almeno cinque mesi. Il banco di prova rischiano di essere le elezioni di domani in Sicilia. Per quanto regionali, potrebbero dare un "assaggio" di quello che sarà il voto delle politiche. Per questo, secondo il retrscena del Corriere della Sera, in caso di sconfitta, il Pd valuterebbe l'idea di chiedere più tempo facendo slittare così il voto a maggio. Per farlo bisognerebbe sciogliere le Camere a marzo. L'idea sarebbe già stata valutata da alcuni dirigenti. Non a caso, in una recente intervista a Repubblica Tv, il ministro della Giustizia aveva invitato il Pd a discutere di "alleanze e candidato premier" soltanto dopo il test del voto in Sicilia.

Dal momento che il nome del candidato premier non è dubbio, le dichiarazioni del Guardasigilli vanno lette come un invito a Renzi a non andare avanti a oltranza senza l'alleanza della sinistra. "Il nostro obiettivo è battere la destra e il M5s e dare stabilità al Paese - afferma Stefano Pedica - ma per farlo non dobbiamo disperdere le nostre forze. Oggi più che mai serve una coalizione ampia con tutte le forze progressiste e democratiche". Anche secondo il vicesegretario del Pd, Maurizio Martina, "bisogna unire le forze". "Il Pd non cerca alchimie elettorali - spiega il ministro - ma un percorso nuovo di coalizione per il centrosinistra".

Per molti le primarie di coalizione potrebbero essere un punto di incontro coi fuoriusciti dal Pd e un'occasione per il segretario di riaffermare la popria leadership sull'elettorato di centrosinistra.

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