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Raggi non pulirà Roma pur di dare torto al Pd

Il Comune dice no all'aiuto dell'Emilia perché "costa troppo" e nega che ci sia un'emergenza

Raggi non pulirà Roma pur di dare torto al Pd

Roma - Un tema caldo, a Roma, quello dei rifiuti. Su cui si giocherà la campagna elettorale, soprattutto tra Pd e M5s che continuano a rinfacciarsi le responsabilità di una città priva di impianti di smaltimento degni di una capitale, che siano in grado di non trasformarla periodicamente in un immondezzaio a cielo aperto, come in questi giorni di vacanza.

Adesso poi che il Campidoglio ha deciso che i rifiuti romani non partiranno per l'Emilia Romagna che, seppur tra le polemiche, a fine anno aveva accettato di smaltirne diverse tonnellate, il tormentone rifiuti domina la discussione politica pre-elettorale, con i dem che attaccano i pentastellati per il passo indietro deciso inaspettatamente dalla sindaca Virginia Raggi e i Cinque Stelle che rivendicano di aver riportato le situazioni di criticità alla normalità e replicano parlando di strumentalizzazione in vista delle urne. Dietro alla giustificazione ufficiale sui costi troppo elevati del trasporto dell'immondizia nei termovalorizzatori di Parma, Modena e Granarolo, fioriscono le ipotesi più svariate sul perché i grillini abbiano deciso di fare marcia indietro dopo che erano stati proprio loro a sollecitare, tramite la Regione Lazio, un'intesa con il governatore emiliano Stefano Bonaccini. Che adesso non riesce a spiegarsi cosa sia accaduto e definisce «surreale» la vicenda. «Noi stiamo bene anche senza la loro immondizia - dice - ma da sempre si rivolgono ad altri perché non riescono a smaltire in casa». Dall'autunno, quando si è conclusa l'esportazione in Austria che garantiva l'invio di oltre 70mila tonnellate di indifferenziata, la capitale è di nuovo in sofferenza perché dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, nel 2013, non ha ancora un ciclo di trattamento autosufficiente. Durante le festività poi la situazione si è aggravata e il pattume ha cominciato ad accumularsi intorno ai cassonetti. L'accordo con l'Emilia Romagna sarebbe servito a riportare la situazione alla normalità, anche se così i pentastellati avrebbero subito lo smacco di essere stati salvati proprio dall'inceneritore di Parma, voluto dall'ex sindaco pentastellato Federico Pizzarotti, che proprio su quest'impianto entrò in rotta di collisione con Grillo. Ma all'ultimo momento, quando si aspettava soltanto la partenza dei primi carichi, la Raggi ha fatto saltare l'accordo. «Roma affoga nei rifiuti per non disturbare la campagna elettorale di Luigi Di Maio e del M5s», è la lettura che dà della vicenda Stefano Mazzetti, responsabile Ambiente dei dem. Anche il deputato Pd Gianfranco Librandi la pensa così: «Smaltire i rifiuti in Emilia Romagna sarebbe un regalo troppo grande al Pd in vista delle elezioni. Ma la Raggi si rende conto di essere prima il sindaco di Roma e solo dopo un esponente dei Cinque Stelle?». I pentastellati naturalmente hanno tutta un'altra visione della faccenda. «Roma ha retto alla valanga di rifiuti che ogni anno invade tutte le città a Natale», scrivono su Facebook, tralasciando il fatto che per affrontare l'emergenza hanno messo in funzione il tritovagliatore di Ostia, quello che avevano giurato non sarebbe mai stato acceso. Anche l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari interviene per certificare le capacità di smaltimento della capitale: «A Roma il sistema di raccolta ha tenuto pur di fronte ad un'impennata di produzione dei rifiuti. Siamo intervenuti riportando le situazioni di criticità alla normalità».

Al Pd leggono e trasecolano: «Roma ha retto? M5s parla da Marte», replica Stefano Pedica.

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