Politica

Riforme, salta dialogo M5S-Pd. I dem: "Avanti a oltranza"

A Montecitorio seduta fiume per approvare la riforma del Senato. Fallisce la trattativa Pd-M5S. Minoranza Pd in rivolta

Riforme, salta dialogo M5S-Pd. I dem: "Avanti a oltranza"
Continua l’ostruzionismo di M5S e Lega sulle riforme costituzionali. Regolamento alla mano, i deputati 5 stelle hanno puntato il dito contro la "presenza-assenza" di Ivan Scalfarotto, il sottosegretario alle riforme che pur risultando in missione in realtà si trova in aula ed esprime pure pareri a nome del governo sugli emendamenti alle riforme. La deputata M5S Maria Edera Spadoni spiega su Facebook: "Dall’aula vi informo che il collega Scalfarotto, sottosegretario di Stato, risulta in missione, quindi non presente in aula. Nel contempo sta dando, in aula, i pareri del governo sulle riforme costituzionali. Potere dell’ubiquità. Devo chiedere delucidazioni in merito". Poi infatti, sono numerosi i deputati 5 stelle - ai quali si sono aggiunti anche quelli del Carroccio - che chiedono spiegazioni e la convocazione di una giunta per il regolamento per discutere della questione. Ma la presidente di turno, Marina Sereni, non ha accolto la richiesta. Dopo quasi un’ora e mezza di dibattito, l’aula riesce a fare una nuova votazione. E poco prima del voto, si sente in fuori onda la presidente Sereni che rivolgendosi a chi gli sta accanto esclama: "Sveglia!". Dopo la votazione e la bocciatura di un altro emendamento, i 5 stelle hanno ripreso a intervenire sull’ordine dei lavori.
Dopo il tetto, l’Aula di Montecitorio. A quanto apprende l’Adnkronos il M5S valuta di occupare l’emiciclo della Camera, dove è in corso la seduta fiume sul ddl riforme costituzionali. "Siamo in fermento, stiamo valutando - spiegano fonti grillini - vediamo cosa accade al Comitato dei nove e poi decidiamo se occupare o meno".

Sulle riforme il Pd va avanti a testa bassa. "Ieri al lavoro fino a notte inoltrata alla Camera. Si ricomincia stamani con un unico obiettivo: cambiare l’Italia". Lo scrive su Twitter il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. E come fa sempre Renzi anche lei chiude il messaggio con un hashtag più volte usato dal premier (#lavoltabuona). In aula a Montecitorio c'è nervosismo. Dopo un'ora di stop in aula è ripreso l'esame degli emendamenti al disegno di legge sulle riforme Costituzionali. I lavori si erano interrotti per la mancanza del numero legale. I deputati del Movimento Cinque Stelle hanno deciso di non prendere parte alle votazioni.

L'ha annunciato Fabiana Dadone, precisando che il gruppo resterà in aula ma non si esprimerà nelle votazioni per non "avallare le decisioni assunte nella notte sulla seduta fiume" e per non partecipare, quindi, "a questa pagliacciata".

"Abbiamo chiesto un confronto su poche modifiche al ddl costituzionale - dice Alfredo D’Attorre, della minoranza Pd - ma non c’è stata nessuna risposta. Ieri abbiamo garantito che la riforma andasse avanti e ci aspettavamo che dopo la fine del patto del Nazareno cambiasse il metodo. Invece la Boschi pensa ancora di essere in un altro mondo. C’è una rigidità che era già sbagliata e ora è comica e incomprensibile. Se continua così ci sentiremo liberi di votare le nostre proposte in Aula, emergeranno le divergenze nel Pd. È assurdo - sottolinea ancora D’Attorre - che dopo la prova di responsabilità data ieri consentendo di bloccare l’ostruzionismo e dopo che la rigidità del governo ci ha messo in questa situazione, permanga un atteggiamento di chiusura e indisponibilità a confrontarci su poche, qualificanti proposte di modifica avanzate. Se si andrà avanti su questa strada, ognuno si assumerà la propria responsabilità e ci confronteremo apertamente in Aula".

Forza Italia: il vero ostruzionismo è del Pd

"Il vero ostruzionista in Parlamento è il Partito democratico che forzando il dibattito sulla riforma della Costituzione -non una legge qualsiasi- impedisce un sereno dialogo tra le forze politiche. Anche in questo caso, come per l’elezione del Capo dello Stato, si è scelto di preferire un metodo divisivo ad uno inclusivo", dice Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera. "2Il Pd -aggiunge- ignorando i diritti delle opposizioni dimostra di confondere la Camera dei deputati con la Direzione del Partito democratico".
"Deriva autoritaria - scrive il Mattinale, nota politica di Forza Italia alla Camera -. Più evidente di così si muore. E noi non abbiamo intenzione di veder morire la democrazia in Italia per la brutale volontà di Renzi e del Partito democratico di imporre i propri diktat al Parlamento. Chiediamo all'Arbitro (Mattarella, ndr) se non intenda dire e fare qualcosa su quanto sta avvenendo alla Camera sottoposta a una dittatura della maggioranza". E ancora: "Non c’è bisogno di spendere molte parole per esprimere il nostro sconcerto. La seduta fiume, che si aggiunge ai tempi contingentati, a tutte le escogitazioni dei prepotenti, aveva per effetto collaterale non innocuo quello di impedire la valutazione finale della Commissione lavoro sul Jobs Act, che scade oggi. E che certo è infinitamente più urgente della riforma costituzionale che andrà in vigore nel 2018".

Bagarre alla Camera

"Onorevoli colleghi, smettete almeno di tirare oggetti!". Persino il resoconto stenografico dei lavori in Aula, anzi, quello prima di tutto, visto che registra agli atti quanto accade nell’emiciclo, trasmette il clima che si è respirato in Aula, intorno a mezzanotte e mezza: urla, spintoni, commessi a fare da cuscinetto tra opposti deputati, e fascicoli degli atti lanciati da un capo all’altro dell’emiciclo. Tocca alla presidente di turno, Marina Sereni, il compito di richiamare un’Aula che ribolle dopo la decisione di proseguire con la seduta fiume per il voto sul ddl riforme. Una seduta a dir poco concitata. Il 5 Stelle Gianluca Vacca chiede a gran voce a Ettore Rosato "con chi stai al telefono?" e la stessa Sereni deve intervenire per ricordare che il deputato Pd "è libero di telefonare a chi vuole... ma che vuole?". "Avete espresso più volte e in tutti i modi possibili, e anche meno possibili, il vostro punto di vista", dice ancora in una serata segnata dall'epiteto "serva" toccato a Laura Boldrini. "Voi non sapete rispettare le regole! Le regole sono per tutti, sono una garanzia per tutti!", ricorda l’esponente Pd. Appena prima di dover aggiungere quello scorato "onorevoli colleghi, smettete almeno di tirare oggetti".
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