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Il test delle urne in Sicilia. I grillini temono il flop

Voto in 34 comuni: affluenza al 45% alle 19 Il M5s sembra lontano dal boom di un anno fa

Il test delle urne in Sicilia. I grillini temono il flop

I risultati dello spoglio, iniziato nella notte, si sapranno oggi. Si è votato in una manciata di comuni siciliani: un solo capoluogo di provincia (Caltanissetta) e diversi grossi comuni (Bagheria, Mazara, Gela); meno di mezzo milione di elettori in tutto. Molti dei quali hanno comunque preferito restare a casa: le percentuali di affluenza a metà giornata erano in calo quasi ovunque, e alle 19 aveva votato solo il 45% degli aventi diritto.

Eppure sono in molti ad attendere con ansia i risultati, soprattutto nella maggioranza del governo gialloverde: gli elettori siciliani, per la loro capacità di annusare il vento e di scaraventarsi sul carro del vincitore, sono considerati un buon test dei trend nazionali.

E se un anno fa si erano buttati a pesce sul grillismo avanzante, regalandogli festanti una percentuale vicina al 50%, oggi potrebbero rapidamente spostarsi - così almeno spera Matteo Salvini - su quello che viene visto come il nuovo Potere Forte, ossia la Lega. Dalla Sicilia potrebbe partire il sorpasso sugli alleati: non a caso Salvini ha dedicato all'isola molte puntate della sua perpetua campagna elettorale.

A Caltanissetta il Carroccio presenta un proprio candidato, Oscar Aiello, senza l'accordo del centrodestra. In altri comuni invece sostiene candidati di coalizione.

I più angosciati per il risultato di oggi sono i Cinque stelle, protagonisti dell'ultimo boom elettorale della volubile Sicilia. La posta in gioco per loro è alta: un grosso risultato alle scorse politiche, un paio di importanti comuni conquistati, e da loro amministrati. Con risultati esilaranti: a Bagheria, in provincia di Palermo, il loro sindaco Patrizio Cinque, già indicato da Di Maio come simbolo della rinascita siciliana, è stato rinviato a giudizio per svariati reati, coinvolto in un'inchiesta sulla gestione di immobili abusivi e in una vicenda di stalking a dirigenti comunali. Dunque non si ricandida, e al suo posto è stata piazzata una oscura assessora. A Gela, il sindaco messinese è stato espulso dal partito dopo una feroce faida interna su argomenti surreali: le bande griline rivali lo hanno prima accusato di non essersi tagliato lo stipendio da sindaco, poi di loschi traffici coi «petrolieri» (per aver avuto rapporti con l'Eni). Ora il candidato è un altro, ma il bilancio del governo del cambiamento grillino non è esattamente entusiasmante.

Quanto al Pd, presenta il proprio simbolo solo a Castelvetrano, comune sciolto per mafia due anni fa nonché paese natale del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, dove ha candidato Giuseppe Alamia e dove il neo-segretario Nicola Zingaretti si è recato a fare campagna elettorale. Negli altri comuni, il partito Democratico si presenta con liste civiche, e con alleanze a volte trasversali: a Monreale, ad esempio, tra i sette candidati in lizza c'è anche l'uscente Pietro Capizzi, appoggiato da una parte del Pd e da pezzi del centrodestra.

Il voto si è concluso ieri sera alle 23, ora in cui è iniziato lo spoglio. Dei 34 comuni solo in sette potrebbero andare al ballottaggio, ossia quelli che superano i 15mila abitanti.

Previsto il doppio turno a Caltanissetta, Gela, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Bagheria, Monreale ed Aci Castello.

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