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Trump apre le porte a Putin e mette il Messico al muro

Il presidente: "Se non fermano i profughi niente più accordo di libero scambio". E invita lo zar a Washington

Trump apre le porte a Putin e mette il Messico al muro

Pasqua infuocata per Donald Trump, almeno sul fronte dell'immigrazione. Il presidente americano, durante il fine settimana trascorso a Mar-a-Lago, in Florida, in una raffica di tweet entra a gamba tesa sul Messico, minacciando di abbandonare il Nafta, e poi spara a zero sui democratici, avvertendo che l'accordo sui dreamer è morto. Poi torna sull'argomento anche poco prima di aprire la tradizionale «caccia alle uova» alla Casa Bianca. «Il Messico sta facendo molto poco, se non proprio nulla, per impedire alle persone di passare attraverso il loro confine verso gli Stati Uniti - tuona il tycoon - Ridono delle nostre stupide leggi sull'immigrazione. Devono fermare il grande flusso di droga e persone, o fermerò la loro mucca da mungere, il Nafta. Serve il muro!». Parole a cui il ministro degli Esteri messicano Luis Videgaray risponde dicendo che il suo paese e gli Usa «lavorano assieme sul tema della migrazione nella regione. I dati lo confermano. Questa cooperazione non dovrebbe essere messa in discussione sulla base di notizie imprecise». Trump, invece, in un altro messaggio spiega che il Messico sta «facendo una fortuna» con l'accordo nordamericano per il libero scambio, e precisa che «flussi di persone in arrivo stanno cercando di trarre vantaggio dal Daca», il programma di protezione per gli immigrati senza documenti arrivati in America da bambini. Il Commander in Chief se la prende anche con i democratici: «Le pattuglie di confine non sono autorizzate a svolgere correttamente il loro lavoro per colpa di ridicole leggi liberal come il catch and release (ferma e rilascia). Sempre più pericolose. Arrivano le carovane». E continua: «I repubblicani devono passare leggi severe ora, basta con il Daca». A suo parere, l'accordo sui dreamer «è morto perché ai dem non interessa o non agiscono, e ora tutti vogliono salire sul carrozzone Daca. Non funziona più». Il Deferred Action for Childhood Arrivals è stato approvato dall'amministrazione Obama nel 2012, e nel settembre scorso Trump ha annunciato che vi avrebbe posto fine, dando tempo al Congresso fino a marzo per trovare un'intesa sui circa 800 mila immigrati protetti dalla deportazione. L'intesa non è stata trovata, ma due giudici federali hanno bloccato il piano e quindi per ora non c'è una scadenza imminente. Trump, sempre su Twitter, esorta però il Congresso ad «approvare immediatamente una legge sul confine, usando l'opzione nucleare, se necessario, per fermare il vasto afflusso di persone e droghe». L'opzione nucleare nel gergo politico Usa è il cambiamento delle regole di Capitol Hill: quella che è stata usata per far passare la nomina del conservatore Neil Gorsuch alla Corte Suprema in Senato con la maggioranza semplice e non con quella qualificata di 60 voti. Intanto, emerge che durante il colloquio telefonico del 20 marzo scorso con Vladimir Putin, Trump ha invitato il leader del Cremlino a Washington, proponendo un summit Usa-Russia alla Casa Bianca. La notizia è confermata da uno dei portavoce del presidente russo, Yuri Ushakov, anche se fonti dell'amministrazione statunitense sottolineano che ancora non c'è nessun evento pianificato. «Spero che gli americani non rinneghino la loro proposta sulla possibilità di un summit», dice Ushakov secondo l'agenzia di stampa Ria Novosti: «Nella telefonata Trump ha suggerito di tenere il primo incontro a Washington».

Precisando però che da allora le relazioni bilaterali si sono deteriorate ancora una volta con le espulsioni reciproche di diplomatici legate all'avvelenamento dell'ex spia russa Sergey Skripal e della figlia in Gran Bretagna.

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