Coronavirus

Il vaccino? Sarà pronto a primavera. Grazie a un'alleanza tra Italia e Israele

Un concentrato di immunoglobine: "Favoritismi? Macché"

Il vaccino? Sarà pronto a primavera. Grazie a un'alleanza tra Italia e Israele

Nella primavera del 2021 dovrebbe essere disponibile un farmaco per la cura e la prevenzione del Covid19, che avrà caratteristiche sia curative, sia di protezione di un corpo sano, com'è tipico di un vaccino. L'azienda che, insieme alla biotech israeliana Kamada, ha messo a punto il prodotto un concentrato di immunoglobuline, che sono anticorpi contro il virus che il soggetto malato crea spontaneamente è la toscana Kedrion, prima multinazionale italiana specializzata in plasmaderivati, controllata dalla famiglia Marcucci, quinta nel mondo in un settore sofisticato dell'industria farmaceutica. «Contro il Covid ci siamo attivati fin dal primo momento racconta l'ad Paolo Marcucci e nell'emergenza abbiamo interagito ovunque potessimo essere utili: ospedali, Regioni, Centro nazionale del sangue, mettendo a disposizione la nostra esperienza e contribuendo con donazioni di strumenti per inattivare il plasma da convalescenti». Ma lo sguardo è stato rivolto anche e soprattutto alla ricerca, «impegnandoci nello sviluppo del concentrato di immunoglobuline, per combattere il virus per mezzo di anticorpi». Sono stati stretti due importanti accordi di collaborazione, con Kamada appunto e con la Columbia University.

La strada intrapresa è stata costellata di polemiche perchè Andrea, uno dei fratelli Marcucci, senatore, ha un ruolo di spicco nel Pd, e questo ha innescato delle accuse di favoritismi che sarebbero stati ricevuti dalla Regione Toscana, a gestione dem. «Niente di più strumentale ribatte l'ad, che spiega -: proprio la Regione, nella più recente gara per la lavorazione del plasma ci ha preferito un concorrente straniero. Se essere sconfitti è conflitto d'interessi!». E qui forse è necessario illustrare il business legato ai plasmaderivati, che ha due modelli: quello strettamente commerciale, nel quale la materia prima, il plasma appunto, viene acquistata sul mercato mondiale e trasformata attraverso processi di frazionamento e purificazione. Il secondo modello, tipico dell'Italia e dei Paesi europei, si basa sul principio che la donazione è un fatto innanzitutto etico, e quindi gratuito. In questo modello la proprietà del sangue raccolto dai donatori resta dello Stato, che lo affida su gara appunto alle aziende trasformatrici che lo restituiscono sotto forma di prodotto finito. L'azienda viene pagata con dei diritti di lavorazione. «La legge italiana ha aperto il nostro territorio a concorrenti stranieri molto aggressivi sui prezzi, senza che all'estero ci sia stata reciprocità di trattamento», lamenta l'ad Kedrion, che porta questo nome dal 2001, è nata negli anni Cinquanta per iniziativa di Guelfo e Leopiero Marcucci, papà e zio di Paolo, Andrea e Marialina che rappresentano la seconda generazione. La famiglia possiede il 54%, gli altri azionisti principali sono Cdp Equity (25%) e Fondo Strategico italiano (19%). Il fatturato del 2019 è stato di 808,2 milioni (+17,5%), con 101,3 milioni di ebitda, un export del 75%; la sede principale è nel Lucchese, a Castelvecchio Pascoli, ma il marchio è presente in oltre 100 Paesi.

Il settore vale complessivamente oltre 21 miliardi di dollari e i primi tre colossi controllano il 75% del mercato mondiale.

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