Cultura e Spettacoli

Al cinema "Il Segreto", melodramma inverosimile

Nonostante grandi interpreti, splendide ambientazioni e messa in scena elegante, le ottime premesse vengono disattese da svolte narrative a dir poco improbabili

Al cinema "Il Segreto", melodramma inverosimile

Tra le delusioni di stagione, al cinema, spicca "Il segreto" di Jim Sheridan, un regista che aveva già abiurato nel 2011 l'horror "Dream House" e che sarà meglio ricordare per pellicole come "Nel nome del padre". Questo nuovo film, un melodramma basato sul best seller omonimo di Sebastian Barry, ha un incipit intrigante in cui a dominare è la recitazione di Vanessa Redgrave, ma ben presto disperde ogni fascino diventando un pasticcio artificioso e uno spreco di talenti.
Confinata da oltre 40 anni in un ospedale psichiatrico e sul punto di essere trasferita in una nuova struttura, l’anziana Roseanne McNulty (Vanessa Redgrave) trova nel dottor Grene (Eric Bana) un confidente disponibile a ristabilire la verità sulla sua storia. I due hanno tre giorni per ripercorrere quanto avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Rose (Rooney Mara a interpretarla da giovane) rea, secondo la comunità, di essere troppo attraente e volitiva, veniva condotta dal precipitare degli eventi al ricovero forzato e, infine, accusata perfino di infanticidio. (Guarda la videorecensione)
La pellicola, ambientata in un paesino della cattolicissima e bigotta Irlanda degli anni '40, è contraddistinta da una fotografia patinata e levigata ed ha una messa in scena vecchio stile. La campagna e le coste irlandesi sono splendide come ambientazione e aggiungono romanticismo a una vicenda che vede coinvolti attori molto attraenti come Theo James, nelle vesti di un tormentato sacerdote, e Jack Reinor, in quelle di un pilota di caccia.
Lo sfondo storico, con i suoi accenni al conflitto bellico, alle prevaricazioni della chiesa cattolica e alle tensioni tra irlandesi e inglesi, dona grande allure al racconto delle vicissitudini personali della protagonista. Il segreto del titolo si riferisce a quanto scritto dall'anziana Rose a margine delle pagine di una Bibbia: appunti sulla sua vita cui mancano tasselli fondamentali, andati perduti in buchi neri della memoria causati da anni di elettroshock.
Il problema del film non sta tanto nella retorica diffusa o nell'enfasi un po' ridondante, quanto nello scriteriato e insistito inseguimento del coupe de teatre. Ci sono svolte narrative figlie di coincidenze folli.

La perdita di ogni verosimiglianza è già, di per sé, sconcertante ma è nel finale che l'opera collassa: nonostante si sforzi di essere commovente, sfiora il risibile.

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