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Anima, cuore e... Pep Così il Napoli cerca di restare in Champions

Sarri deve battere lo Shakhtar, poi il Feyenoord e sperare nel City. «Tentiamoci fino alla fine»

Anima, cuore e... Pep Così il Napoli cerca di restare in Champions

L'Europa che conta in una notte. Quella che separa Sarri dagli ottavi di Champions. Traguardo che sembrava alla portata e che invece si è quasi irrimediabilmente allontanato. Colpa dello Shakhtar anzi «colpa nostra che forse lo abbiamo sottovalutato» ammette l'allenatore, perché oggi a fare la differenza è la partita dell'andata, male interpretata nel turnover e nella sua stessa gestione.

Senza miracoli non si va in Paradiso e al Napoli ne serve urgentemente uno: vincere stasera e a Rotterdam contro il Feyenoord e sperare che Guardiola all'ultima giornata batta gli ucraini in casa loro. Diversamente, sarà Europa League.

«Non so se inconsciamente la testa dei ragazzi sia rivolta maggiormente al campionato, se così fosse sarebbe un errore. Io so soltanto che c'è un piccolo spiraglio aperto e che dovremo tentare fino alla fine». Non avrebbe potuto parlare in maniera differente il tecnico azzurro, che però medita qualche cambio a centrocampo e lascia i giocatori liberi, stasera si dorme a casa.

Sarri ha chiesto due cose alla squadra: «Anima e cuore. La luce è lontanissima però abbiamo l'obbligo di entrare dentro la partita, giocarla con tutte le forze e vincerla. Se poi basterà per andare avanti, non lo so, purtroppo il destino non è soltanto nelle nostre mani». Per riuscire nell'impresa, l'allenatore proverà ad alternare qualche pedina, a cominciare da Koulibaly, il più in forma tra i difensori ma out perché squalificato. «Vediamo a chi toccherà tra Chiriches e Maksimovic. Cambi a centrocampo? Probabile, non è sicuro. Hamsik giocherà fino a quando mi farete la stessa domanda: sarà pure poco brillante in questa fase ma è un fuoriclasse e io lo devo sostenere».

Il resto poco interessa, a cominciare dalle beghe di Palazzo e alla successione sulla panchina della Nazionale. «Il cambiamento deve essere totale, a cominciare dai calendari. È assurdo che in 75 giorni, metà del tempo i calciatori li debbano trascorrere con le proprie selezioni». Testa dunque allo Shakhtar e al loro coach, tale Fonseca, che sarebbe una specie di Sarri ucraino. «Me ne parlano benissimo, fa giocare la propria squadra in maniera anomala ma apprezzabile. Un po' ci ha sorpreso all'andata e di sicuro creerà qualche difficoltà anche al San Paolo. Il loro gioco passa innanzitutto dai tre trequartisti, abili nel trattare la palla e nell'organizzare le ripartenze. Quel Taison è molto pericoloso e a centrocampo Fred è un tipo interessante».

Bandita la parola stanchezza. «Con il Milan ci siamo allungati e perso un po' di brillantezza. A livello fisico non abbiamo problemi, i dati in mio possesso dicono che non siamo mai stati così bene negli ultimi tre anni.

Bisogna fare qualcosina in più in attaccano e tenere a mente il comandamento principale: anima e cuore».

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