Cultura e Spettacoli

La prima ad Atlanta e subito Via col vento entra nella leggenda

Il 15 dicembre 1939 venne presentato "Via col Vento" che con 200 milioni di spettatori detiene il record di film più visto. L'anno dopo agli Oscar venne premiato con otto statuette più due riconoscimenti speciali

La prima ad Atlanta e subito Via col vento entra nella leggenda

Sciabolate di riflettori sull'ingresso, auto di lusso, gran mondo in abito da sera, sorrisi e flash interminabili dei fotografi. Ad Atlanta si sta celebrando uno dei più attesi «riti» della storia del cinema hollywoodiano, la prima di «un» film che bene presto diventerà «il» film per antonomasia. Era il 15 dicembre 1939 e al Grand Theatre, addobbato in modo da assomigliare a Twelve Oaks, la piantagione di Ashley Wilkes, sta per essere proiettato «Gone With the Wind», «Via col vento». Il successo fu immediato, travolgente, gli spettatori fanno per mesi la fila ai botteghini e la pellicola risulta tutt'oggi la più vista, con oltre 200 milioni di biglietti staccati. Finora ha incassato in tutto il mondo 400 milioni di dollari, ma bisogna tener conto del diverso potere d'acquisto della moneta. Incalcolabili invece gli spettori, e i diritti pagati, a ogni passaggio in tv e ogni visione in videocassette o dvd. Perché la leggenda di «GWW» tutt'altro che destinata a finire.
Una leggenda nata tre anni prima, quando nelle librerie americane arrivò il libro di Margaret Munnerlyn Mitchell, che prendeva il titolo dal verso di una poesia di Ernest Dowson. Un successo clamoroso: 180.000 copie in quattro settimane, un milione in sei mesi, in testa alle classifiche dopo due anni. Per la cronaca fino a oggi ha venduto circa 30 milioni di copie. La Mitchell divenne una star, vinse il premio Pulitzer e fu candidata al Nobel. Il vecchio volpone di David O. Selznick, produttore e scenggiatore, fiutò subito l'affare precipitandosi a comprare i diritti per 50mila dollari, somma stratosferica per l'epoca. La storia è nota, narra di Scarlett (in italiano Rossella) O'Hara adolescente capricciosa e viziata del vecchio Sud schiavista. Vive nell'agio, coccolando il suo amore platonico per l'esangue e malinconico Ashley Wilkes, ma al suo orrizzonte si profila il vitale e, sessualmente, famelico Rhett Butler. Poi la guerra, la miseria, il giuramento di non soffrire mai più la fame, i tre matrimoni, l'ultimo proprio con Rhett. Buttler però, stanco del «fantasma» di Ashley, pianta la moglie proprio quando lei capisce di amare solo lui. Memorabile il «Frankly, my dear, I don't give a damn» con cui la apostrofa quando lei chiede «Rhett, che farò senza di te?». Sprofondando nella disperazione milioni di piangenti spettatrici. Ma attenzione, Scarlett un momento dopo si riprende, annuncia che andrà nella sua storica tenuta di Tara dove «ci penserà domani», perché «Dopotutto, domani è un altro giorno». Poi giura che troverà il modo di andarselo a riprendere. E noi sappiamo che Scarlett non ha mai mancato una promessa.
Selznick si mise subito al lavoro sulla sceneggiatura alla fine firmata da Sidney Howard, anche se aveva coinvolto altri otto scrittori tra cui Francis Scott Fitzgerald, tutti pagati profumatamente. Alla fine il costo del copione raggiunse il 126mila dollari che, sommati ai 50mila pagati alla Mitchell, fanno 176mila, spesi dunque senza avere ancora girato un solo metro di pellicola. Poi gli attori. Per Rhett non dovrebbero esserci problemi, la Mitchell stessa aveva sempre detto di aver modellato il personaggio sul «King of Hollywood», cioé Clark Gable. Ma il divo all'inzio era perplesso perché sapeva di dover affrontare la più dura prova per un attore: confrontarsi con se stesso. Il produttore allora pensò a Errol Flynn, da affiancare a Bette Davis ma i due non si sopportavano. Chiamò Gary Cooper, ma l'attore rifiutò, temendo un fiasco colossale. Selznick tornò alla carica con Gable e questa volta riuscì a convincerlo, anche perché il «Re» si stava separando dalla prima moglie e aveva un disperato bisogno di soldi. Così fu convinto con 520 mila «buone ragioni». Per capire l'enormità della somma, basti pensare che Vivien Leigh percepirà 25mila dollari. Anche se la scelta della bella e dolce inglesina, appena giunta in America con il fidanzato Laurence Olivier, divenne poi una «storia nella storia» e i provini girati, una «produzione nella produzione». Per la parte di Scarlett furono infatti prese in considerazione circa 1400 attrici, tra cui Paulette Goddard, Susan Hayward, Katharine Hepburn, Carole Lombard, Jean Arthur, Norma Shearer, Barbara Stanwyck, Joan Crawford, Lana Turner, Joan Fontaine, Bette Davis, Alicia Rhett (alla quale poi andò il ruolo di Lydia Wilkes) e Loretta Young.
Mentre ancora erano ancora in corso i provini per miss O'Hara, si completava il cast con Lesley Howard nella parte di Ashley, Olivia de Havilland in quella di Melania, Thomas Mitchell in quella di papà O'Hara. Terminata la fase di pre-produzione, necessaria a realizzare i previsti 90 set, il 10 dicembre 1938 iniziavano le riprese con l'incendio di Atlanta, realizzato bruciando le scene di vecchi film. Ma l'attrice non era ancora stata scelta e per questo, se si guarda bene, nei primi piani la controfigura, tiene costantemente la testa girata dall'altra parte per non far intravedere neppure la pettinatura. Finalmente dopo aver girato 50mila metri di provini in bianco e nero e 4mila a colori, costati 105mila dollari, quanto un film medio, pari a 27 ore di filmato la scelta cadde su Vivien Leigh.
Le riprese impiegarono 2.400 comparse e durarono sei mesi, durante i quali successe di tutto, compreso i tre registi George Cukor, Victor Fleming (che firmò poi il film) e Sam Wood continuamente cacciati e ripresi. Tanto che è francamente impossibile stabilire a chi appartenga veramente il film. L'ultimo ciak fu dato il 27 giugno del 1939 e iniziò la fase di montaggio che doveva selezionare ben 158mila metri di pellicola: grosso modo quanto 50 film di media durata. Un furibondo lavoro di forbici riuscì a farla scendere a 6.800, pari alle 4 ore con cui arrivò nei cinema. Il 15 dicembre «Via col Vento» debuttava ad Atlanta, ma senza i protagonisti neri: presenza proibita dalle leggi razziali della Goergia. Subito dopo iniziò la sua cavalcata trionfale che lo portò l'anno dopo a trionfare agli Oscar dove portò ben otto riconoscimenti: miglior attrice protagonista a Vivien Leigh e non protagonista a Hattie McDaniel e poi film, regia, sceneggiatura, fotografia, scenografia, montaggio più due premi speciali.
Di fronte a un costo di 4 milioni di dollari ha finora incassato 200 milioni sul mercato interno e altrettanti su quello esterno. La pellicola rimpie ancora gli scaffali delle videoteche e fa ancora alti indici d'ascolto a ogni passaggio televisivo. Nonostante i 70 e passa anni l'amore per il pubblico per questo «monumento» al cinema non è mai scemato, basti pensare che Bruno Vespa ha scelto la colonna sonora per introdurre il suo «Porta a Porta». Per concludere una piccola curiosità riguardo i quattro attori principali. I tre che interpretano Rhett, Scarlett e Ashley, sono morti in giovane età: Howard, che probabilmente lavorava per i servizi segreti britannici, abbattutto nel 1943 sui cieli del Golfo di Biscaglia dalla caccia tedesca, Gable colpito da un infarto nel 1960 appena terminate le riprese degli «Spostati», Leigh, minata dall'alcol e da una tubercolosi mal curata, nel 1967. Ancora viva è la De Havilland, l'unica invece a morire in scena: nata nel 1916, gode ancora di ottima salute.

Come del resto «Via col Vento».

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