Cronache

Gianni Vattimo: "Volevo sposare una donna"

Il filosofo 82enne Gianni Vattimo che, in una lunga intervista al Corriere della Sera, ripercorre i momenti più importanti della sua vita

Gianni Vattimo: "Volevo sposare una donna"

"Non sono in perfetta salute. Non ho paura di essere morto, ma di morire". A parlare è il filosofo 82 enne Gianni Vattimo che, in una lunga intervista al Corriere della Sera, ripercorre i momenti più importanti della sua vita.

"Sono figlio di un carabiniere calabrese e migrante, morto di polmonite che avevo 16 mesi, sono stato cresciuto da madre vedova e sarta, tendo a sentirmi in debito più che in credito", ricordando le sue umili origini proletaria e il suo rapporto con la fede. "Stavo crescendo per strada, leggendo romanzi di Jack London pieni di ditate di marmellata, finché mamma non mi mandò all’oratorio. Dopo aver preso molte botte dagli altri bambini, ero un piccolo santo, andavo a messa tutte le mattine", dice."Sapevo che dovevo organizzare i rapporti con me stesso, con gli altri e con Dio. E che ogni giorno dovevo fare l’esame di coscienza", aggiunge. Nella sua giovinezza la difficoltà maggiore era quella di conciliare la fede in Dio con la sua omosessualità tanto che, ad un certo punto, Vattimo stava per sposare Gianna Recchi, una ragazza che proveniva da una famiglia di costruttori."Volevo diventare normale. Ma - spiega - suo padre non acconsentì alle nozze. Poi Julio, un ballerino peruviano, mi insegnò a conciliare sessualità e sentimento. Però, l’ulcera mi passò solo quando m’innamorai di Gianpiero Cavaglià. Il nostro è stato come un matrimonio". La sua omosessualità, però, venne allo scoperto solo nel 1975 quando i Radicali lo candidarono in quota gay:"Lo lessi sul giornale e mi sentii sprofondare. Ho temuto di essere etichettato come omosessuale e non come filosofo, invece, dopo poco, fui votato anche preside di facoltà. Si vede che i colleghi non volevano mostrarsi conformisti", rivela.

Ora Vattimo vive circondato dall'affetto delle sue badanti, del suo assisente e della figlia di una sua cara amica morta anni fa, ma il pensiero va sempre verso i suoi compagni di vita, prima Gianpiero, poi Sergio Mamino, scomparsi anche loro. Il primo è morto di Aids, mentre il secondo di un tumore. "Voleva andare ad Amsterdam e io lo avrei accompagnato. Facemmo un ultimo viaggio in America, lo portai a vedere la casa sulla cascata di Lloyd Wright. È morto sul volo di ritorno. Il Padre Eterno gli ha risparmiato Amsterdam", racconta parlando di Mamino. Per 15 anni, hanno convissuto in tre e Vattimo li amava entrambi:"Forse ho prodotto del dolore, ma per me era importante che loro si facessero compagnia quando ero via per mesi, da professore ospite alla New York University, a Yale, all’Università della California. Li vivevo come figli", spiega. A 69 anni, invece, ebbe una storia con un cubista ventenne: "Ne parlai perché sono libero, così come, da eurodeputato Ds, mi sentii libero di dire che Massimo D’Alema era da rottamare. La libertà è una cosa che finalmente mi tengo cara, senza più paure. Parlare del cubista fece scandalo, ma molti non vollero cogliere che quel ragazzo era tutta la famiglia che mi restava". Vattimo, poi, interpellato sulla politica, critica i due vicepremier del governo pentaleghista: "Quelli di Di Maio sono senza radici e Salvini va d’accordo con Viktor Orbán, che ho idea sia fascista. Finiranno per convincermi a rivotare Pd".

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