Cronache

I tg Rai diventano rossi (con sfumature rosa)

Varetto, Gruber e Annunziata: tre donne di sinistra per i Tg Rai

I tg Rai diventano rossi (con sfumature rosa)

Un tris tutto in rosa per i futuri Tg della Rai: sembra essere questa la carta che i nuovi vertici di Viale Mazzini dell'era renziana tengono in serbo per i prossimi mesi. Tre donne al timone, tre professioniste coi controfiocchi sulle quali sia difficile montare polemiche e alzare polveroni, nonostante la loro connotazione tendenzialmente (in alcuni casi decisamente) di sinistra: e i nomi che circolano con più insistenza corrispondono all'identikit.Sarah Varetto al Tg1, Lilli Gruber al Tg2 e - a sorpresa - il ritorno di Lucia Annunziata al Tg3.

La prima ha credenziali di tutto rispetto, visto il solido successo del suo Sky Tg24. La seconda, dopo una lunga carriera in Rai da anchor woman e inviata di guerra e una parentesi politica da eurodeputata Ds, conduce da anni con unanimi riconoscimenti di imparzialità la trasmissione Otto e mezzo su La7, e difficilmente può essere accusata di eccessi filo-renziani. La terza, poi, non ha certo risparmiato al premier critiche pungenti sia dalla testata online Huffington Post, di cui è direttrice, come dagli schermi di Rai3 dove conduce la domenicale rubrica In mezz'ora. Anche se, fanno notare i maligni a sostegno dell'ipotesi che vede la Annunziata, ex presidente della Rai, in corsa per sostituire Bianca Berlinguer, da qualche tempo Huffington Post sta un po' moderando i toni più aggressivamente anti-renziani.

Il Tg3 è attualmente la spina nel fianco dei renziani, come testimoniano le frequenti sfuriate del parlamentare Michele Anzaldi, membro della Commissione di vigilanza per il Pd, contro la gestione dell'informazione politica della testata. Troppo anti-premier, troppo vicino alla minoranza bersanian-dalemiana del Pd. Sostituire Berlinguer con Annunziata allontanerebbe ogni sospetto di normalizzazione filo-governativa, e difficilmente la redazione e la fronda anti-renziana del Pd potrebbero gridare al golpe. Andrà così? È presto per dirlo, perché il direttore generale Campo Dall'Orto non ha alcuna fretta di procedere: «Ora lavoriamo al prodotto, e tra qualche mese sceglieremo le persone che meglio lo rappresentano», ha detto pochi giorni fa a Repubblica a proposito del turn-over nei tg. Neppure a Palazzo Chigi mostrano impazienza: prima delle elezioni amministrative di giugno, nelle testate Rai non si toccherà nulla. Del resto, fanno notare gli addetti ai lavori, il Tg1 di Mario Orfeo e il Tg2 di Marcello Masi fanno ottimi ascolti, fronteggiano bene la concorrenza e non suscitano attacchi o polemiche politiche.

Diverso il discorso per il Tg3, ma anche quello può aspettare. Nel frattempo, il dg si concentra sul «prodotto» e annuncia novità nel settore dell'intrattenimento: via la morbosa cronaca nera da Domenica In e le lacrime facili dai programmi pop: «Una scelta che pagheremo in termini di ascolti, ma è questo che intendo quando parlo di servizio pubblico», spiega. Quanto all'informazione e ai talk show, vengono recisamente smentite le voci sulla soppressione di trasmissioni di inchiesta come Report.

E il «marchio Ballarò» sembra destinato a restare, con un probabile cambio di testimone da Massimo Giannini ad Andrea Vianello.Laura Cesaretti

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