Coronavirus

Liguria in arancione, raffica di multe ai ristoranti aperti per San Valentino

A Sanremo sono 5 i locali che si sono visti entrare le forze dell’ordine che hanno staccato le pesanti sanzioni

Liguria in arancione, raffica di multe ai ristoranti aperti per San Valentino

La Liguria da oggi, domenica 14 febbraio, giorno tra l’altro di San Valentino, è tornata a colorarsi di arancione. Ovviamente la decisione non è stata digerita dai tanti ristoratori in ginocchio da mesi di crisi che speravano nella giornata di oggi di incassare qualcosa. Anche perché la decisione è stata presa solo due giorni prima, quando le prenotazioni erano già state fatte e gli ordini delle provviste alimentari già effettuati e pagati.

La protesta: ristoranti aperti a San Valentino

La prima domenica in zona arancione, per alcuni ristoratori è quindi diventata un’occasione di protesta, come riportato da Il Tempo. A Sanremo sono 5 i locali che hanno deciso di tenere ugualmente aperto nonostante l’ordinanza. E questi, tutti nelle vicinanze del porto, si sono visti arrivare carabinieri, agenti di polizia e polizia municipale che hanno staccato diverse multe a proprietari e clienti. La medesima scena è avvenuta poco lontano, a Ventimiglia, dove sono stati invece tre i locali che non hanno seguito le regole e hanno continuato come se niente fosse a servire i propri clienti ai tavoli. Molti i cittadini stranieri sia a Sanremo che a Ventimiglia, soprattutto di provenienza francese. Oltralpe infatti non avrebbero potuto festeggiare la festa degli innamorati nel loro Paese e hanno così deciso di oltrepassare la frontiera sperando di trovare ristoranti aperti e facendo fare così il tutto esaurito.

Come riportato dal Corriere, il ristorante del quartiere Marina San Giuseppe, che fino a pochi giorni fa si chiamava “Pasta e Basta”, ha cambiato la propria insegna in “Adesso Basta” per sottolineare l’umore dei proprietari. Il questore di Imperia Pietro Milone, ha commentato quanto avvenuto: “I ristoratori hanno avuto poco più di 24 ore per adeguarsi al passaggio da zona gialla ad arancione. Per questo, prevedendo la loro possibile protesta abbiamo cercato in tutti i modi di dissuadere. Il nostro intervento, comprese le polizie locali, c’è stato per numerosi casi e rappresenta una sconfitta per tutti”. Per tutti, clienti e ristoratori, una multa di 400 euro che scende a 280 euro se pagata entro 5 giorni.

Il tutto esaurito

Lo chef stellato Ivano Ricchebono ha fatto il tutto esaurito nel suo ristorante, il “The Cook” sito in vico Falamonica, a Genova. Lo chef ha spiegato di aver deciso di tenere comunque aperto perché era già tutto pronto per festeggiare San Valentino. Qualche cliente ha preferito disdire la prenotazione, ma tanti altri no, così che il ristorante ha fatto il pienone. A Genova anche altri hanno scelto di infrangere le regole e una ristoratrice ha spiegato che hanno “avuto il sostegno della gente e di tutta la filiera a partire dai fornitori e se ci multeranno noi impugneremo e faremo ricorso”.

Anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti, aveva trovato assurda la decisione di rimettere la regione in zona arancione proprio il giorno della festa degli innamorati. Tanto da aver chiesto un via libera al governo per far partire l’ordinanza da lunedì e dare così un po’ di respiro a ristoratori già in ginocchio da mesi. Come aveva scritto il governatore sulla sua pagina Facebook, “la decisione del Governo centrale di far partire la zona arancione nel giorno di San Valentino è estremamente dannosa per tutti i nostri ristoratori, che avevano già acquistato le provviste e registrato il tutto esaurito per pranzo”. Ma il governo ha risposto picche ancora una volta. E così Toti ha commentato sul social: “Questo modus operandi mette in discussione la credibilità del Paese e delle sue istituzioni, che il giorno prima dicono una cosa e il giorno dopo ne fanno un’altra. Basta incertezze! I cittadini si sentono presi in giro. Si abbia il coraggio di decidere, di prendersi responsabilità e di conciliare una volta per tutte il sacrosanto diritto alla salute con quello al lavoro. Serve subito un cambio di marcia e ci auguriamo che il presidente Draghi dia un segnale in questa direzione”.

Sull’argomento si è espresso anche Gino Sciotto, presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), che ha tenuto a sottolineare come, seguendo le dovute misure anti-covid sia possibile lavorare sia a pranzo che a cena. Ha inoltre affermato che non si può immaginare di bloccare ancora per mesi un settore importante come quello della ristorazione, che ha già subito forti cali di fatturato per il crollo del turismo e delle cerimonie. L’ultima speranza è che il nuovo esecutivo intervenga presto con iniziative di sostegno nei confronti delle attività di somministrazione di cibi e bevande.

Le Regioni: riaprire anche la sera

Molte le Regioni che negli ultimi giorni avevano chiesto di poter riaprire i locali anche alla sera, in primis Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna, alle quali se ne sono poi aggiunte altre. Si dovrà comunque attendere il prossimo 5 marzo, giorno in cui scadrà il Dpcm firmato dall’ex premier Giuseppe Conte e sarà quindi il nuovo governo in carica a stabilire le nuove regole e le date. Intanto a conti fatti, la chiusura dei ristoranti la sera solo per oggi, San Valentino, secondo le associazioni di categoria è costata 230 milioni di euro di perdita.

Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha affermato: “Si rispetti il coprifuoco e tutte le altre regole, anche quelle aggiuntive tra cui prenotazioni e tracciamento, e si puniscano i furbetti. Gli strumenti per verificare l’adesione alle norme esistono, ora non si uccida la ristorazione.

Urgente e necessario che il nuovo Governo dia seguito a quanto già espresso dal Comitato tecnico scientifico avendo anche il coraggio di distinguere fra bar, dove non è possibile regolare soprattutto oltre una certa ora in maniera certa gli assembramenti di persone, e ristoranti con solo servizio al tavolo e prenotazione che rispettano distanziamento e tutte le misure di sicurezza”.

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