Cronache

Sgominata banda criminale: a capo ex boss della Magliana

I carabinieri del comando provinciale di Roma hanno arrestato 24 persone per rapina, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco. A capo del sodalizio Manlio Vitale, detto "er Gnappa"

Sgominata banda criminale: a capo ex boss della Magliana

Lo chiamavano ancora “er Gnappa”. Ovvero il piccoletto, per la sua statura. Nomignolo che gli aveva affibbiato Maurizio Abbatino, “Crispino”, capo prima, superpentito della banda della Magliana dopo l’uccisione a sangue freddo del fratello Roberto.

Gnappa, nonostante i suoi 67 anni, era ancora in piena attività. La sua specializzazione? Rapina a mano armata. Come quella che gli attribuirono, nel 2000, al caveau della Banca di Roma all’interno del Tribunale a piazzale Clodio assieme al “nero” del gruppo, Massimo Carminati. Questa mattina Vitale è finito in carcere per l’ennesima volta con il figlio e altri 22 criminali per associazione a delinquere finalizzata in rapine, furti, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, uso di documenti e contrassegni identificativi di forze di polizia. Una gang specializzata in colpi messi a segno grazie a “indicazioni” precise, vale a dire grazie a soffiate su clienti danarosi che il rampollo di casa Vitale, Danilo, come titolare di una gioielleria nel quartiere Prati, riusciva a dare al padre e compagni.

“C’ha due pistole nostre er figlio” dicono membri della banda al telefono parlando proprio di lui. Poi precisano: “due, mica una… due. Una 7,65 e una 9 x 21 tanfoglio”. Nella stessa telefonata i criminali parlano degli strumenti del mestiere: “eh, è uno solo e fate come ca(…) vi pare … non servono neanche le cose (…) te pigli la corda dell’accappatoio no… e lo leghi come te pare. Più lo leghi bene e più c’hai tempo per andartene, eh”. L’altro interlocutore: “Domani lo torturo proprio”. “Il ferro (la pistola ndr) serve… oh”. L’altro chiede: “Vive sola proprio”. “Sola sola” risponde il compare. “E come fa ad alzarsi dalla carrozzina? C’ha quella elettronica?”. “C’ha ‘na voglia de vita ‘sta signora, pazzesca” commenta quasi commosso l’altro rapinatore. Paradossalmente sembrano avere persino compassione per le loro vittime nonostante siano degli spietati rapinatori. A capo, secondo i carabinieri del comando Provinciale di Roma, c’è lui, Gnappa. Irriducibile: Vitale era uscito da poco di prigione per una tentata rapina in una banca di Caserta nel 2010. Non solo. L’uomo, che all’epoca della banda della Magliana gestiva il crimine nei quartieri di Tor Marancia e Garbatella, è anche sospettato di essere coinvolto nella morte di Angelo Angelotti, il “Caprotto”, altro sodale di Giuseppucci, Abbatino e de’ Pedis, i boss della Magliana, morto durante una strana rapina a una coppia di gioiellieri. Non a caso a Tor Marancia. Sarà un altro caso ma il figlio si chiama come Danilo Abbruciati, il “camaleonte”, ucciso da una guardia giurata a Milano durante il fallito attentato a Roberto Rosone, il numero due del Banco Ambrosiano. Una moda, quella di dare ai propri figli il nome dei boss di cui si gode amicizia fraterna.

Fece lo stesso Paolo “Paoletto” Frau, ucciso a Ostia nel 2002 dopo aver scontato la pena inflitta nel maxi processo del ’93. Frau chiama anche lui Danilo il primogenito, come il Camaleonte. L’indagine “Vecchie Glorie” viene avviata dopo una rapina compiuta agli inizi di ottobre del 2014 all’interno della villa di un medico nel quartiere Eur. Due rapinatori, C.L. e D.S.M., riescono a entrare nella lussuosa abitazione fingendo di essere poliziotti, mostrando alla vittima falsi tesserini di polizia. Dopo aver minacciato i proprietari con una pistola e prima di averli immobilizzati, si fanno consegnare oro, preziosi e denaro per un totale di 200mila euro. Per i carabinieri del nucleo investigativo non ci sono dubbi: i due appartengono a una “batteria” composta da più persone, tutte guidate dal Gnappa. Le rapine attribuite al gruppo, in particolare, sono almeno nove, tutte effettuate con lo stesso modus operandi.

Spiegano i carabinieri che Vitale, usufruendo dei contatti “qualificati” su cui poteva contare, acquisiva informazioni dettagliate sulle potenziali vittime da rapinare, tutte persone abbienti e vulnerabili, come donne sole, persone anziane oppure famiglie con figli piccoli. Individuata la vittima, Vitale forniva le notizie fondamentali per compiere i delitti, lasciando l’organizzazione e l’esecuzione a un suo fedelissimo, a lui legato sin dai tempi della Magliana, Rodolfo Fusco, 62 anni. Fusco può contare su vari soggetti criminali per pianificare e portare a termine rapine e furti.

Le armi vengono custodite da una coppia di incensurati che abita nella stessa palazzina di uno dei rapinatori, D. S., 55 anni, di Tor Bella Monaca. Le armi, in più occasioni, vengono fornite dal titolare di una palestra del quartiere Prati, P.A., 43 anni, con precedenti per traffico di droga. Fra i vari reati: una rapina tentata, nel gennaio del 2015, a una sala Bingo nella zona a Nord di Roma. In questa circostanza Manlio Vitale, sfruttando le informazioni che il figlio aveva avuto da un dipendente, ordina di rapinare il responsabile della sala che, il lunedì mattina, si reca sempre in banca a depositare l’incasso del fine settimana. Poi: una rapina tentata, nel febbraio 2015, in casa di una donna separata di 45 anni, che vive con i figli. In questo caso i dati per compiere l’irruzione li fornisce l’ex marito della poveretta. Per farsi aprire i banditi fingono di consegnare una raccomandata.

Sempre nel febbraio del 2015, in un’abitazione vicina al Teatro Adriano, prendono di mira una vedova anziana costretta sulla sedia a rotelle. Nei vari episodi i militari arrestano in flagranza: due malviventi, febbraio 2015, mentre tentano di rapinare il gestore del distributore di carburanti nel quartiere Tor Marancia. In totale sono 24 le persone arrestate di cui otto finite in carcere, 14 agli arresti domiciliari e 2 con divieto di dimora nel Comune di Roma. Fra i beni sequestrati ai delinquenti quattro appartamenti di lusso e sei auto utilizzate da Vitale. Durante l’istruttoria del processo a 70 componenti della banda della Magliana, “Gnappa” viene indicato come ricettatore appartenente alla banda di Testaccio e consigliere di Enrico de’ Pedis, “Renatino”.

Vitale, inoltre, avrebbe curato i collegamenti fra l'organizzazione e la camorra napoletana, in quanto punto di contatto con il boss Ciro Maresca.

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