Economia

La base dirotta Alitalia verso il fallimento

I no superano il 50%. Ora il commissario

La base dirotta Alitalia verso il fallimento

I dipendenti di Alitalia bocciano il pre-accordo per il salvataggio di Alitalia, «dirottando» di fatto la compagnia verso il probabile crac: mentre questo giornale andava in stampa, lo scrutinio era ancora in corso, ma stando a quanto trapela i «no» erano già oltre la soglia del 50 per cento. In particolare si contavano 5.140 i voti contrari all'accordo, contro 2.209 favorevoli su un totale di 10.101 votanti. Anche se non ci fossero schede annullate, i contrari avrebbero quindi superato la soglia definitiva per la bocciatura.
Nella lunga e travagliata storia di Alitalia il 24 aprile 2017 sarà ricordato come il giorno del giudizio, dei lavoratori. Il giorno in cui la trattativa sindacale (Cgil, Uil, Cisl,Ugl) è fallita su tutta la linea non riuscendo a far accettare ai propri iscritti il pre-accordo salva-Alitalia redatto con il governo. In particolare per la forte opposizione del personale di volo. Cosi i lavoratori dell'ex compagnia di bandiera avrebbero scelto, nonostante fosse in gioco il proprio posto di lavoro, di mandare in liquidazione la compagnia aerea. I primi dati contrari sono arrivati, nel tardo pomeriggio, dai i seggi di Milano (Linate e Malpensa), quello di Torino e solo uno dei 5 romani (Fiumicino e Magliana); seggi in cui la maggioranza dei votanti dovrebbe appartenere al personale di volo, contrari al piano. In serata poi, la conferma, hostess, piloti e personali di terra saranno commissariati e i 120 aerei della compagnia si preparano a rimanere a terra per lungo tempo. Per sempre, forse, con l'immagine della livrea tricolore.
Secondo indiscrezioni, già dai prossimi giorni, si potrebbe alzare in volo solo il 50% della flotta, il resto rimarrà parcheggiato negli hangar. A sancire il destino dello storico vettore, sarebbero stati in 10.101 su 11.602 aventi diritto (affluenza all'87%). Chiamati al voto definitivo da mercoledì scorso, i lavoratori si sono da subito divisi. Niente riduzione degli esuberi e taglio agli stipendi, dunque, e addio alla ricapitalizzazione e alla garanzia statale da 300 milioni tramite Invitalia. Un risultato per certi versi inaspettato, che ferma il piano industriale prima di nascere e apre scenari fosco per un gruppo che continua a perdere denaro. Che la situazione stesse precipitando lo si era capito già nel pomeriggio quando, il governo si è riunito per parlare della crisi. Ma che succede ora ad Alitalia? Secondo indiscrezioni il cda sarebbe anticipato a oggi per chiedere la procedura di amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario che avrà 6 mesi per traghettare l'azienda verso la liquidazione e il fallimento.
L'amministrazione straordinaria apre tre strade: l'arrivo di un nuovo imprenditore che decide di acquistare in blocco Alitalia, l'ingresso di nuovi finanziatori o il fallimento con il conseguente spezzatino degli asset. Le prime due ipotesi però sembrano remote in quanto nessuno comprerebbe oggi Alitalia potendola avere a prezzi stracciati in liquidazione. Da escludere anche la nazionalizzazione.

Per i lavoratori, invece, una volta arrivati al fallimento, partirebbero due anni di cassa integrazione e la Naspi (sussidio di disoccupazione).

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