Crisi siriana

Siria, Assad fa la voce grossa: "Pronti a rappresaglie". Alla Cbs: "Armi chimiche? Niente prove"

Damasco non nega e non conferma di possedere armi chimiche. Ma per il Times, dagli anni Ottanta ne ha accumulate più di tutti. Sulla Cnn i video dell'attacco a Jobar

Siria, Assad fa la voce grossa: "Pronti a rappresaglie". Alla Cbs: "Armi chimiche? Niente prove"

Tredici video, brevi, amatoriali, mostrati in sequenza ieri sera dalla Cnn. Sono solo una parte delle immagini mostrate a un gruppo di senatori statunitensi, dopo un'attenta analisi da parte della comunità d'intelligence americana. Nei fotogrammi gli effetti e le vittime dell'attacco chimico che lo scorso 21 agosto ha avuto luogo a Jobar, nei dintorni di Damasco, spingendo Barack Obama ha decretare superata quella "linea rossa" dietro cui si è trincerato per oltre due anni, nel tentativo di evitare un'intromissione nella crisi siriana.

Le immagini mostrate in televisione non dicono la responsabilità dell'attacco, non identificano la mano dietro l'utilizzo di armi non convenzionali. Né lo faranno i risultati dell'indagini degli ispettori Onu, in Siria per determinare cosa sia accaduto in più di un'occasione, quando da ambo le parti - ribelli e lealisti - sono piovute accuse.

Le voci che hanno pubblicamente accusato il presidente Bashar al-Assad sono aumentate costantemente. Dopo gli Stati Uniti, dopo la Francia, il G20 di San Pietroburgo si è concluso con la firma di un documento siglato da 11 Paesi, a cui poi si è aggiunta la Germania, che riconoscono le responsabilità del regime di Damasco. Anche la riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea ha accusato Damasco. E, per citare il Segretario di Stato americano John Kerry, più Stati di quanti siano indispensabili sono pronti all'intervento.

Dall'altra parte della barricata un Assad che fa la voce grossa e oggi ha minacciato "ritorsioni" da parte dei suoi alleati contro un attacco. A guardare le spalle di Damasco ci sono l'Iran e gli Hezbollah libanesi, come pure gruppi di sciiti iracheni. Ma tra gli alleati della Siria si contano anche la Cina e la Russia di Vladimir Putin, che - accusa Washington - sta facendo il possibile per rinviare un attacco.

Sulle armi chimiche la posizione di Bashar al-Assad rimane ambigua. In un'intervista alla Cbs, ha continuato a non negare, né affermare di possedere armi chimiche, dicendo anche che "non ci sono prove" del loro utilizzo. "Non sono stato io", ha aggiunto il presidente. Fonti dell'intelligence tedesca, citate dalla Bild, hanno aperto a una possibilità nuova: che i comandanti dell'esercito abbiano agito senza l'assenso di Damasco.

Sulla presenza di armi chimiche in Siria anche il New York Times, che nell'edizione di oggi ha ricordato come il Paese di Assad abbia accumulato negli anni le maggiori riserve al mondo, aiutata dall'Unione Sovietica, dall'Iran, ma pure da fornitori di Stati Uniti ed Europa occidentale. Una notizia non nuova. Nelle scorse settimane i media britannici avevano raccontato di licenze approvate dal Regno Unito per l'esportazione di agenti chimici utilizzabili per la produzione del gas nervino. Materiali - ricorda il Times - innocui e legali.

La licenza concessa dagli inglesi contemplava un utilizzo industriale, per la finitura di parti per docce in alluminio.

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