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Usa, polemica sulle troppe armi. Nuovo episodio di sangue in Alabama

Venerdi la strage del Connecticut, in Alabama un uomo spara in ospedale, in Oklahoma un 18enne progettava una strage. Si riaccende la polemica sul possesso delle armi

Usa, polemica sulle troppe armi. Nuovo episodio di sangue in Alabama

Il giorno dopo la strage della scuola nel Connetictut, con la morte di venti bambini e sette adulti, un nuovo episodio di sangue sconvolge l'America. Un uomo ha aperto il fuoco nell’ospedale St. Vincent, a Birmingham, in Alabama, ferendo tre persone prima che la polizia lo uccidesse. I tre feriti (un poliziotto e due dipendenti dell’ospedale) sono fuori pericolo.

Negli Stati Uniti si riaccende la polemica sul possesso delle armi. Un argomento che divide le coscienze e che muove grossi interessi economici. Porre dei limiti alle armi (troppo) facili è una sfida quasi impossibile per la Casa Bianca. Perché qualunque presidente deve tenere conto del secondo emendamento della Costituzione Usa, che garantisce ai cittadini, appunto, il diritto di possedere armi. Approvata nel 1791 con il Bill of Rights, è da sempre oggetto di diatriba tra chi sostiene che faccia riferimento solo ad esercito e forze dell’ordine, e chi invece ritiene coinvolga anche i privati.

Di recente, nel 2008 e nel 2010, la Corte Suprema si è pronunciata sul diritto a possedere armi. Ha stabilito, dando un’interpretazione definitiva, che il diritto individuale di possedere e portare armi non è legato all’appartenenza a una milizia. Ecco perché qualunque politico americano che intende confrontarsi con il problema, al di là dei tradizionali schieramenti, non può fare finta che non esista questo ostacolo giuridico.

Nella politica americana esercita un forte peso la lobby delle armi, con la National rifle association. La Nra è riuscita più di una volta a bloccare o almeno a ostacolare numerose leggi statali sul controllo delle armi. Ma bisogna anche ricordare che, tanto per fare un esempio, il Connecticut vanta le leggi più restrittive sulle armi di tutta l'America. Eppure, nonostante questo primato, è stato teatro di una terribile strage. Dunque il tema sicurezza non può ridursi alla facile dicotomia "armi sì, armi no".

Il Washington Post scrive che certi episodi di sangue hanno scarsa influenza sull’opinione pubblica americana riguardo al controllo delle armi da fuoco. L’ultimo sondaggio del Pew Research Center risale allo scorso luglio, subito dopo la strage in un cinema di Aurora, Colorado, in cui persero la vita 12 persone: il 47% degli americani disse che la cosa più importante era controllare la detenzione delle armi, il 46% affermò che la cosa più importante era proteggere il diritto a possedere un'arma. Percentuali sostanzialmente invariate rispetto al sondaggio precedente, fatto ad aprile. Il PRC registra da 20 anni gli umori americani sulle armi; se dal 2009 gli americani sembrano spaccati sulla questione, dal 1993 al 2008, invece, la maggioranza sosteneva che fosse più importante controllare la detenzione delle armi che proteggere il diritto ad armarsi. Vedremo come la strage del Connecticut avrà impatto sull’opinione pubblica.

Michael Bloomberg, sindaco di New York, ha ricordato che ogni giorno 34 persone vengono uccise negli Usa a colpi d’arma da fuoco. La National Rifle Association inizialmente si è trincerata dietro il silenzio: "Non parleremo finché non saranno chiari tutti i fatti", ha detto un portavoce della lobby dei produttori di armi. Dopo poco, però, è partito il contrattacco dei difensori del diritto a possedere le armi. Un contrattacco basato su un dogma: più armi avrebbero impedito il massacro. Qualcuno è arrivato a dire che se le maestre di quella scuola avessero avuto un'arma con sé ci sarebbero stati molti meno morti nella strage.

Larry Pratt, direttore esecutivo di Gun Owners of America, ha detto che "i sostenitori della necessità di controllare le armi hanno le mani sporche del sangue dei bambini". La tesi è questa: chi si batte contro le armi "fa in modo che nessun maestro, nessun amministratore, nessun adulto della scuola di Newtown avesse una pistola. Questa tragedia indica l'urgenza di eliminare il divieto di armi nelle aree educative". "Negli ultimi 20 anni - prosegue Pratt - ogni omicidio di massa è avvenuto in una zona interdetta alle armi. Ad un certo punto dobbiamo chiedere se ci sia un modo migliore".

Coincidenza curiosa: nella notte tra giovedi e venerdi nel Michigan è stata approvata una legge che permette al personale di vigilanza nelle scuole di portare armi (purché non visibili). Da tempo, invece, all'ingresso di molte scuole americane ci sono i metal detector, come negli aeroporti, per evitare che gli alunni possano introdurre armi.

"È ora di agire, non si può più aspettare". L’appello a Obama e ai politici viene da Mark Kelly, marito dell’ex deputata democratica Gabrielle Giffords, lei stessa vittima di una delle tanti stragi che si sono consumate a causa della follia omicida di squilibrati in possesso di armi. L’ex astronauta, che in questi giorni è a Pechino, ha scritto su Facebook di essere stato svegliato nel cuore della notte dalla notizia della strage alla scuola elementare a Newtown in Connecticut: "Le condoglianze non servono, tutte le vittime della violenza delle armi meritano che i nostri leader inizino a pensare a come riformare le leggi sulle armi. Non si può più aspettare".

Intanto si apprende che in Oklahoma si è sfiorata la strage: un ragazzo di 18 anni, Sammie Eaglebear Chavez, è stato arrestato nella sua casa di Bratlesville, con l'accusa di aver pianificato e di essere sul punto di realizzare un assalto con bombe e armi da fuoco contro i suoi compagni di scuola. E' stato arrestato venerdi, poche ore dopo l'eccidio del Connecticut.

La Casa Bianca cosa farà? Il tema del controllo sulle armi verrà affrontato, ha assicurato il portavoce di Obama, Jay Carney. Ma non è una priorità in questo momento. Potrà passare del tempo prima che si intervenga. Poche ore dopo la strage in una conferenza stampa il presidente ha detto: "Dobbiamo unirci e intraprendere azioni significative per prevenire altre tragedie come questa". E' molto probabile che sul da farsi (si parla della messa al bando delle armi da combattimento) si prenda tempo. Perché? Il presidente sa che non può far arrabbiare i repubblicani con un provvedimento troppo restrittivo sulle armi, proprio ora che con loro è fondamentale trovare un accordo per evitare il fiscal cliff (baratro fiscale), l'aumento automatico delle tasse e dei tagli alla spesa pubblica che scatterebbe dal 1° gennaio. Il tema sicurezza, dunque, può aspettare.

Sperando che non ci siano nuove stragi a riportare l'argomento all'ordine del giorno.

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