Cronache

Se una madre omicida può ancora essere madre

Anche il piccolo Samuele si sarebbe meritato una mamma

Se una madre omicida può ancora essere madre

«Dopo poco più di 12 anni dal fatto si può sostenere che non vi sia il rischio che si ripeta il figlicidio, come descritto nella sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Torino». È un passaggio dell'integrazione della perizia psichiatrica-criminologica del professor Augusto Balloni su Anna Maria Franzoni. «Una tale costellazione di eventi - scrive sempre Balloni- oggi non è più riscontrabile». Di questo hanno discusso ieri mattina al Tribunale di Sorveglianza di Bologna, durante la richiesta, da parte dei legali della donna, di detenzione domiciliare.
Secondo l'ultima perizia, insomma, per Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne condannata in via definitiva a sedici anni di reclusione per l'uccisione del figlio Samuele Lorenzi avvenuta nel 2002, non sussiste il pericolo di recidiva. Tanto che lei, la Franzoni, ieri a fine udienza si è detta «fiduciosa e speranzosa». Anche se il sostituto procuratore generale Attilio Dardani si è opposto alla richiesta di scarcerazione perché sostiene che «prima debba essere posta in essere la psicoterapia e, dopo l'esaurimento del ciclo di questa, se ne possa riparlare».
Il giudice si è riservato di decidere se rimandarla a casa dai suoi figli oppure no. Per farlo ha tutto il tempo e se lo prenderà. Mentre noi non sappiamo cosa farcene del tempo perché nemmeno con cent'anni a disposizione saremmo in grado di maneggiare questa notizia. Il nostro è sempre stato un giornale garantista, in generale e quindi anche nei confronti di Anna Maria Franzoni. Ma oggi, dopo che lo Stato ha deciso che l'assassina di Samuele era lei, e che dall'autunno del 2013 è detenuta al carcere della Dozza (l'arresto era avvenuto il 21 maggio del 2008) dove è stata ammessa al lavoro esterno in una cooperativa per la quale svolge lavori di sartoria, oggi anche noi garantisti ci chiediamo: può una madre assassina tornare a fare la madre?
Era appunto il 2002 quando a Samuele «scoppiò la testa» come disse Anna Maria ai primi medici accorsi e da allora, da quella maledetta mattina di sole a Cogne, siamo stati costretti, più o meno intimamente, a pensare di tutto su quella vicenda che è stata una delle più orrende degli ultimi anni nel nostro Paese. Perché era comunque tutto sbagliato a Cogne, da subito: un bambino morto (e come...), un colpevole inesistente prima, una mamma sospettata dopo, un altro bambino (Davide, che oggi ha 19 anni) con un fratellino massacrato, la sua casa (la villetta di Montroz), sporca di sangue dentro e sotto assedio fuori, un padre combattutto tra mille lacrime diverse, con un figlioletto ucciso, una moglie accusata di aver colpito a morte la sua (la loro stessa) creatura, un altro figlio da consolare... e qualche anno dopo, in piena inchiesta giudiziaria, un altro figlio, Joele (che oggi ha 11 anni) in arrivo. Già, le leggende metropolitane... «facciamo un altro bambino subito» anche questa era circolata ai tempi. La frase che Annamaria avrebbe detto al marito giunto sul luogo dell'omicidio. Tutto sbagliato, da subito, nel giallo di Cogne. E adesso? Adesso se la meriterebbero anche Davide e Joele una mamma. A casa, finalmente. A fare torte, ad aiutarli nei compiti, a starli a sentire mentre si sfogano per un amore che non riesce o per un amico che tradisce. Solo che la mamma è lei, Annamaria. Che in questi anni, durante i permessi, le visite, le ore «normali», le poche parole concesse ha sempre insistito sul suo ruolo di «mamma» e sui suoi figli che «avevano bisogno di lei». Paradossale, dirà qualcuno. Ma paradossalmente possibile. Solo che noi ce l'abbiamo negli occhi la faccia di Samuele. Svelata soltanto dopo giorni, assente i primi giorni perfino dalla foto sulla lapide.

Poi però l'abbiamo vista e non ce la dimenticheremo più: anche lui se la sarebbe meritata una mamma.

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