Cronaca locale

Mafia in Lombardia: 345 aziende confiscate

'Ndrangheta, economia sempre più infiltrata A Milano picco di estorsioni, usura e attentati

Cristina Bassi

«A un certo punto anche al Nord ci siamo resi conto che nelle imprese c'era voglia di mafia»: Ombretta Ingrascì, del dipartimento di Scienze sociali e politiche dell'Università degli studi, spiega come in Lombardia si è passati dalle infiltrazioni a una vera e propria integrazione di due mondi che dovrebbero rimanere estranei fra loro. A parlare di criminalità organizzata e aziende questa volta sono gli imprenditori stessi. Con la presentazione dell'indagine dal titolo «Il rapporto mafia e imprese: il caso della 'ndrangheta nell'economia lombarda», realizzata da Confcommercio Milano in collaborazione con l'Osservatorio sulla criminalità organizzata della Statale e presentata ieri in occasione della quinta giornata nazionale «Legalità, mi piace!». I numeri dicono che la Lombardia è la prima regione del Nord per aziende confiscate a novembre 2017: 345, cioè l'8,63 per cento del totale nazionale. Il 70 per cento di queste, 242, si trovano nella Città metropolitana di Milano. I settori di attività sono diversi, dalle costruzioni, al commercio ai servizi. Un altro campanello d'allarme sono i cosiddetti «reati spia»: estorsioni, usura, incendi non boschivi. Episodi per cui non c'è la certezza assoluta della matrice mafiosa, ma che rappresentano metodi tipici della criminalità organizzata. Anche questi sono in crescita. In regione si è passati da 873 estorsioni denunciate nel 2011 a 1.353 nel 2016, con un aumento del 55 per cento. A Milano si è passati da 340 a 529 casi. Per quanto riguarda l'usura, la Lombardia è la terza regione dietro Emilia Romagna e Campania con 46 episodi denunciati nel 2016 (+ 27,8% rispetto all'anno prima). Infine gli incendi. Di aziende, capannoni, immobili, auto. La forma più eclatante di intimidazione. Con 602 casi denunciati (in calo in un anno del 7,7%) la Lombardia è seconda solo alla Puglia.

L'indagine della Confcommercio disegna anche una mappa aggiornata della ramificazione delle 20 locali di 'ndrangheta, concentrate soprattutto nelle province a Ovest della regione. «Il virus mafioso - dice il presidente di Confcommercio Milano Carlo Sangalli - è un pericolo reale e spesso nascosto nella nostra economia ma abbiamo gli anticorpi per combatterlo. In primis il rifiuto del compromesso e il coraggio della denuncia. Gli imprenditori non sono soli». E il vicepresidente per legalità e sicurezza Mario Peserico: «Lanciamo un messaggio preciso alle imprese, cioè mai scendere a patti con il crimine organizzato. Accettare servizi e offerte che, a prima vista, possono apparire convenienti è un errore gravissimo». Il ministro dell'Interno Marco Minniti assicura: «Libero mercato e Stato sono alleati. Chi sceglie di non subire, di denunciare, deve sentirsi lo Stato accanto».

Gli imprenditori Tiberio Bentivoglio e Maria Grazia Trotti hanno ribadito con una testimonianza toccante, in terra di Calabria e in terra lombarda, il valore di non sottomettersi ai boss. Cruda e diretta l'analisi di Alessandra Dolci, pm della Dda: «In 16 anni di antimafia ho visto solo un imprenditore denunciare un'estorsione di 'ndrangheta. Sono molto pessimista, lo dico con amarezza da cittadina lombarda prima che da magistrato. Dobbiamo farci un esame di coscienza. Com'è che certi soggetti provenienti da una sottocultura hanno colonizzato la Lombardia? Tutto ciò è reso possibile dalla connivenza della classe imprenditoriale. Mi rivolgo a voi.

Non vi conviene fare affari con la mafia, perché le conseguenze penali sono draconiane».

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