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Anche la tv svizzera snobba Expo: ​"Troppi rischi e troppi costi"

Anche l'emittente elvetica rinuncia all'esposizione universale: "Non c'è organizzazione nei rapporti con la stampa. Costi elevati e nessuna garanzia"

Anche la tv svizzera snobba Expo: ​"Troppi rischi e troppi costi"

Dopo la stampa francese, l'inglese e la tedesca, anche quella svizzera si scaglia contro Expo.

"Tvsvizzera.it non sarà ad Expo", si legge sul sito dell'emittente. "Non una gran perdita, per l’esposizione mondiale: un piccolo sito di una piccola tv certamente non ha un peso significativo per la Mega-Manifestazione-Mondiale. Ma questa storia ve la raccontiamo lo stesso, perché pensiamo che sia emblematica di una serie di difficoltà in cui si sta dibattendo attualmente l’esposizione mondiale", scrive il caporedattore Gino Ceschina.

"Fin dalla nascita di tvsvizzera.it, poco più di un anno fa - si legge nell'articolo - si era deciso di puntare forte su Expo 2015. In sostanza, oltre alla copertura giornalistica (che comunque sarà garantita nei limiti del possibile) era prevista per l'11 e 12 maggio una due giorni all’interno del Padiglione svizzero per promuovere il sito, con trasmissioni in diretta, manifestazioni, dibattiti e incontri. Impossibile. Si è molto parlato della corruzione nell’ambito degli appalti Expo, dei ritardi dei cantieri, degli scandali politici. Finora si è parlato poco però dell’organizzazione. In particolare della comunicazione e della gestione dei rapporti con la stampa".

Ciò che più viene criticato dal giornalista elvetico è l'assenza degli interlocutori che, "per un network radiotelevisivo come RSI/tvsvizzera.it, si è rivelata – ad esempio - un’impresa disperata: telefoni muti, mail senza risposta o con risposte interlocutorie se non addirittura sbagliate, completa confusione su responsabilità e permessi. In buona sostanza il problema principale per Expo è… come entrarci. Di fatto, dopo una infinita serie di contrattempi che vi risparmio, la nostra piccola operazione è naufragata davanti alla famigerata questione dell’ultimo chilometro".

È qui il nodo della questione: "Bisogna sapere che - sottolinea il giornalista - ciò che entra ed esce da Expo deve necessariamente percorrere l’ultimo chilometro sui mezzi di una ditta scelta da Expo stessa. In questo caso Schenker, che ha in pratica il monopolio del trasporto delle merci all’interno di Expo. Il che può anche starci per una ragione di sicurezza, ci mancherebbe. Ma almeno per i partner dei mass media forse andrebbero trovate delle soluzioni concordate. Per come stanno le cose adesso, radio e televisioni devono arrivare fino alle soglie di Milano coi propri mezzi, quindi magari con il camion aziendale carico di telecamere, mixer, regie e quant’altro, scaricare il tutto in un luogo che finora non siamo riusciti a identificare con chiarezza, e consegnarlo nelle mani di Schenker, che in tempi e modi affatto chiari trasborderebbe il tutto all’interno dell’Esposizione. Il tutto senza garanzie su tempistiche e sicurezza di materiali anche molto costosi. E, chiaramente, pagando. E pagando più caro l’ultimo chilometro di tutto il viaggio precedente".

"Beh no. Troppo poche garanzie, troppi costi, troppi rischi". Da qui la decisione diu rinunciare: "Ovviamente non siamo gli unici, ma purtroppo siamo tra i primi. Al punto che i tecnici della Rai, nella nostra stessa situazione se non peggio, ci hanno invitato a scrivere quel che abbiamo vissuto sperando che qualcosa si smuova. E c’è da chiedersi come affronteranno la situazione i network di lingua non italiana. A Expo è previsto l’arrivo di personaggi di livello mondiale: presidenti, ministri, Ban Ki-moon, forse Obama, forse il papa.

C’è da chiedersi se ne sapremo mai qualcosa, visto che al momento ottenere l’accredito stampa (ma anche solo capire quale accredito ti serva) è qualcosa che sta tra la comprensione della materia oscura e il percorso spirituale per divenire cavalieri Jedi".

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