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Pd, Renzi non ha ancora vinto e già molti parlano di scissione

Renzi a un passo dalla vittoria. Ma l'ala più radicale già pensa di dividersi. Civati: "Voglio un partito con Sel". E Cacciari: "Il Pd è fallito"

Pd, Renzi non ha ancora vinto e già molti parlano di scissione

All'indomani della Convenzione nazionale del Pd, a meno di due settimane dalle primarie che dovrebbero sancire il passaggio di consegne da Guglielmo Epifani a Matteo Renzi, l'ombra della scissione sembra calare su via del Nazareno. Per il momento è solo una suggestione, una eventualità che si fa largo tra l'ala più radicale del partito. Eppure c'è. Se ne discute, se ne parla, anche se sotto voce, di aprire a sinistra, di staccarsi da quel Pd più "moderato" che potrebbe modellare il sindaco di Firenza. D'altra parte i numeri comunicati ieri da Davide Zoggia parlano di un partito ai piedi del rottamatore e di una piccola parte che, invece, strizza l'occhio al Sel di Nichi Vendola e che guarda ancora con nostalgia alle grandi ammucchiate di Romano Prodi.

"Non siamo il volto buono della destra, siamo la sinistra", avvertiva ieri Gianni Cuperlo. "Non possiamo essere neppure il volto peggiore della sinistra", gli faceva eco Renzi. L'idea di Pd che hanno i due candidati alle primarie dell'8 dicembre sono piuttosto distanti. Rispetto all'anno scorso, quando Pierluigi Bersani era in balia delle scorribande delle diverse anime che agivano sottobanco pugnalando alle spalle i nemici, oggi i capi fazione hanno alzano la testa e sono pronti a venire allo scoperto. Tanto che in molti iniziano a ventilare l'ipotesi di fondare un nuovo partito, proprio come ha fatto Angelino Alfano staccandosi da Forza Italia. "Io voglio un partito che tenga dentro Sel, che guardi a tutto il centro sinistra - ha annunciato oggi Pippo Civati da Taranto - la mia non è una campagna elettorale, è una campagna politica: voglio recuperare anche chi ha votato Grillo, non vivo con snobismo". Una posizione per nulla condivisa da Renzi e che potrebbe ingenerare nomn pochi problemi. E, per quanto la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani inviti tutti a lavorare, a partire dal 9 dicembre, per "rafforzare il Partito democratico", le premesse non promettono affatto bene.

L'establishment di via del Nazzareno teme che un'eventuale scissione possa penalizzare duramente il Pd alle urne. "In un partito uno può starci anche stretto - spiega Beppe Fioroni del Pd a Omnibus - ma non bisogna cadere nella tentazione di mettere in piedi una grande Sinistra Unita, che faccia sentire meno soli il Nuovo Centrodestra". Secondo Massimo Cacciari, però, il problema non è ingegnarsi a tenere in piedi il Pd: "Il partito è fallito, anzi, non è mai nato". Suonando il De profundis alla creatura che fu di Walter Veltroni, l'ex sindaco di Venezia accusa i vertici di portare avanti una farsa perché "il partito non sarebbe in grado di fare una separazione consensuale".

Insomma, secondo Cacciari, non c’è più tempo per rimediare: "Bisognava farlo prima, il Pd doveva dividersi tra la sua componente ex democristiana e quella più di sinistra".

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