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Annega nel tombino per recuperare le chiavi

Un ventenne ha aperto la botola, poi si è sporto troppo perdendo i sensi a causa delle esalazioni

Annega nel tombino per recuperare le chiavi

Paola Fucilieri

Milano La morte che arriva improvvisa - spesso anche quella di un perfetto estraneo - crea sempre stupore, amarezza, una particolarissima forma di cupo imbarazzo verso chi dovrà piangere molte, troppe lacrime. Quella di Luca Adami - uno studente ventenne affogato l'altra notte nel centro di Abbiategrasso nei 40 centimetri d'acqua di un tombino in cui era scivolato nel tentativo di recuperare le chiavi dell'auto che gli erano finite dentro - nella sua completa, totale assurdità, cancella tutti i parametri delle reazioni tipiche, sostituite da una sorta di raccapriccio per una fine da paradosso.

Sì. Questo studente universitario che avrebbe compiuto 21 anni a giugno, è stato ritrovato già morto da due ragazzi che rientravano a casa a piedi, alle 2.15 dell'altra notte, in via Santa Maria. Una scena agghiacciante: la testa, le spalle, le braccia, insieme a parte del busto completamente immerse nell'acqua; le ginocchia piegate e le gambe fuori.

Chiarire la dinamica di questo decesso, per i carabinieri della compagnia di Abbiategrasso giunti sul posto anche con la loro sezione «Rilievi scientifici», in un primo momento si prospettava una sorta di macabro rompicapo. Le telecamere di sorveglianza di un'abitazione hanno però immortalato Luca a piedi, con le mani nelle tasche del giubbotto, mentre percorre la centralissima via della cittadina diretto a recuperare la sua Fiat Punto, quindi tutti i passaggi che lo hanno portato a quella fine assurda.

A circa 60 metri dalla vettura il ragazzo tira fuori entrambe le mani dalle tasche e da una esce qualcosa che non si distingue nell'immediato dalle immagini filmate, un oggetto che cade a terra infilandosi, attraverso una fessura, in un tombino di raccolta delle acque piovane. Sono le chiavi della sua auto, che i carabinieri ritroveranno in seguito sul fondo del cunicolo.

Luca si china, solleva il tombino, c'infila entrambe le mani, i polsi e si sporge sopra di esso. Non riuscendo a trovare le chiavi, lo studente si allunga ulteriormente, immergendo anche le braccia sullo stretto cunicolo, ma all'improvviso viene tradito dalla presa delle mani che scivolano su quelle pareti lisce, finisce dentro il tombino con la testa. E lì, non potendo far leva su nulla per riemergere, annega in pochi minuti. Perché le spalle gli si sono incastrate nel tombino, non ce la fa a tirarsi su e proprio in quel momento in strada non passa anima viva.

Luca Adami lascia il padre, contitolare di un'autofficina di Abbiategrasso e la mamma con i quali abitava in via Greppi (il fratello, maggiore di dieci anni, vive altrove, ndr). Dopo essersi diplomato al liceo linguistico «Quasimodo» di Magenta, il ragazzo si era iscritto alla facoltà di scienze della comunicazione alla Statale di Milano. Nel 2013 si era candidato per entrare nella Consulta Giovani del Comune qualificandosi primo tra i non eletti.

L'altra sera aveva guardato la partita di calcio Juve-Milan insieme ad altri ragazzi come lui riunitisi al pub «Castle Rock». Al termine del match il giovane era rimasto ancora nel locale, quindi, qualche minuto dopo le 2 era tornato a riprendere l'auto parcheggiata per rincasare.

Camminando verso la vettura lo studente non immaginava nemmeno lontanamente che non l'avrebbe mai più rivista perché doveva morire annegato in un tombino, in mezzo alla strada. Del resto quale mente umana potrebbe mai concepire una fine tanto terribile quanto improbabile?

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