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Cosa sono e come funzionano le consultazioni al Quirinale

Come funziona il rito laico per la nomina di un nuovo premier

Cosa sono e come funzionano le consultazioni al Quirinale

Dimessosi Matteo Renzi, parte oggi la "liturgia laica" al Quirinale: le consultazioni per la formazione di un nuovo governo.

Un rito che non è previsto dalla Costituzione, ma ormai entrato nella prassi e con il quale il Presidente della Repubblica sonda gli umori dei gruppi parlamentari prima di nominare - come suo diritto - il presidente del Consiglio e, su indicazione del premier, i ministri. Il nuovo governo dovrà poi ottenere la fiducia del Parlamento per poter entrare in carica.

Quando il presidente del Consiglio rimette l’incarico, il Capo dello Stato lo accetta in genere con riserva: in teoria, quindi, il premier potrebbe ripensarci o il Colle potrebbe chiedergli di verificare se davvero non ha la fiducia delle Camere. Fiducia che comunque il Presidente della Repubblica sonda nelle consultazioni. Negli incontri di questi giorni, quindi, Sergio Mattarella controllerà se Renzi non ha davvero più possibilità di governare e chiederà alle forze parlamentari quale strada sarebbero propensi a seguire e quale premier "tecnico" sosterrebbero in attesa di nuove elezioni.

Si inizia sempre dai presidenti emeriti della Repubblica (cioè Giorgio Napolitano), regola di bon ton personale e istituzionale, basata sull’idea che ci sia sempre bisogno del saggio consiglio di qualcuno che di crisi di governo ne ha già gestita qualcuna. Seguono i presidenti dei due rami del Parlamento (Pietro Grasso e Laura Boldrini), l’uno la seconda carica della Repubblica, l’altro più informalmente la terza. Sono loro che dovranno gestire, nei tempi futuri, i rapporti tra esecutivo e legislativo, e sono quindi nella condizione di dare anche loro dei buoni consigli.

Poi si passa alle forze politiche. Il che non vuol dire i gruppi parlamentari, cosa che sarebbe costituzionalmente più corretta. Dipende dalle esigenze del momento: il Presidente della Repubblica può infatti sentire gli esponenti dei singoli partiti, costretti talvolta da mancanza di rappresentanza sufficiente alla Camera e al Senato a confluire nei gruppi misti. In ogni caso, si inizia dal più piccino e si va a salire. Una cura particolare viene dedicata ai rappresentanti delle minoranze linguistiche.

Normalmente un giro di consultazioni dura dai due ai tre giorni. Talvolta si è chiuso nell’arco di 24 ore. È l’unico momento in cui al Quirinale viene allestita una sala stampa, organizzata per l’occasione tra il corridoio alla Vetrata e la sala dei Precordi. I colloqui invece avvengono nello Studio alla Vetrata, lo studio ufficiale del Capo dello Stato (la maggior parte del lavoro corrente viene svolto nello Studio alla Palazzina, dall’altra parte dell’edificio). Le delegazioni entrano dalla Sala del Bronzino, all’uscita passano di fronte alle telecamere e, se vogliono, spiegano il loro punto di vista.

Esaurito il giro il Presidente può deciderne un secondo, addirittura un terzo se ancora non emerge una soluzione (al quarto non si è mai arrivati a memoria d’uomo, e si è passati allo scioglimento delle Camere). Se pare invece che si avvicini il momento delle scelte, al Quirinale si prendono una pausa di riflessione che dura normalmente 24 ore. Quando le cose sono praticamente sicure, ed il nome è stato scelto, un comunicato della Presidenza della Repubblica annuncia l’imminente riapertura della sala stampa: è il segnale che si è arrivati alla svolta.

Mentre i giornalisti attendono accalcati, il prescelto viene convocato, ha un ultimo colloquio e quindi esce davanti alle telecamere il segretario generale della Presidenza, che annuncia la nomina di un nuovo premier (che accetta con riserva). Segue una conferenza stampa del Presidente del Consiglio incaricato, che detta le prime linee programmatiche di un esecutivo che in realtà è ancora tutto da fare. Tornerà, se tutto va bene, di lì a pochi giorni con la lista dei ministri. E lì si aprirà un nuovo capitolo, quello incentrato sulla volontà più o meno grande del Capo dello Stato di entrare nel merito della lista.

Ultimo e definitivo atto, il giuramento del governo nel Salone delle Feste. La Repubblica a questo punto ha un nuovo governo, l

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