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E Di Maio apre: "Pronti a scrivere il nuovo sistema con i democratici"

Per i grillini la legge elettorale è come la pecunia non olet

E Di Maio apre: "Pronti a scrivere il nuovo sistema con i democratici"

Roma - Per i grillini la legge elettorale è come la pecunia non olet. E per ottenere il meccanismo di voto che fa loro più comodo sono disposti a tutto anche a mettersi d'accordo con il loro peggior nemico, Matteo Renzi. Un'apertura «a fare la legge elettorale con il Pd», confermata ieri da Luigi Di Maio intervistato da Lucia Annunziata su Raitre. E intanto dal suo Blog Beppe Grillo rilancia la proposta del voto ai sedicenni. «L'Italia è l'unico Paese al mondo in cui i cittadini devono attendere i 25 anni d'età per godere i pieni diritti politici - scrive Grillo - Dobbiamo consentire ai giovani di diventare il motore dell'innovazione. Il primo passo è garantire loro pieni diritti politici a partire dai 16 anni». Grillo fa i conti: se andassero a votare gli under 18 il bacino dei votanti si allargherebbe a un altro milione di elettori. A questi Grillo aggiunge i 4 milioni tra i 18 ed i 24 che ancora non possono votare per il Senato e che evidentemente il leader M5s pensa andrebbero a premiare proprio il suo movimento. Insomma grillini sparano a zero su tutti i fronti contro il Pd però sulla legge elettorale la musica cambia e si dicono pronti a trattare. «I Cinque Stelle sono sinceramente aperti a voler fare una legge elettorale con il partito di maggioranza in Parlamento, e quindi con il Pd», dice Di Maio. Non che i grillini abbiano ripensato al loro rapporto con il Pd che resta pessimo. E infatti il vicepresidente della Camera puntualizza che i grillini ritengono il Pd «non abbia la credibilità per governare il Paese». Sono però disposti a trattare per rispondere «all'appello del Capo dello Stato e per le condizioni del Paese, bloccato con livello di disoccupazione altissimi». Ma quale legge elettorale è più gradita al Movimento? «Basta partire dalla base di legge uscita dalla Corte Costituzionale e portarla al Senato - spiega Di Maio - Partiamo pure dal Legalicum e poi il Pd dica che cosa cambiare. E cerchiamo di approvare la legge prima dell'estate. Per governare parlerei di premio costituzionale, più che di un range tra il 35 o il 37 per cento, e di soglia di sbarramento al 5 per cento». Insomma minaccia Di Maio, il Pd deve scegliere «se fare una legge per il Paese o per Alfano, Casini e quelli che vogliono rientrare in Parlamento pure se hanno zero voti».

Ma per la verità Renzi ha già scelto confermando che la palla sta al fronte che ha votato «No» alle riforme proposte dal suo governo.

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