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Effetto nozze gay sul governo: perso un punto di popolarità

Solo il 29% approva l'esecutivo. Il 56% convinto che durerà fino al 2018: ma oltre la metà si esprime così solo per rassegnazione. È l'opinione anche di un terzo degli elettori azzurri

Effetto nozze gay sul governo: perso un punto di popolarità

La popolarità del governo presieduto da Matteo Renzi appare in calo rispetto ai mesi passati. Esprime infatti approvazione per l'operato dell'esecutivo complessivamente il 29% degli italiani, dei quali, per la verità, solo il 2% giudica l'azione del governo «molto» buona e il restante 27% si limita a dichiarare una valutazione «abbastanza» positiva. Viceversa, la maggior parte degli intervistati (67%) manifesta un giudizio critico, in misura più o meno accentuata. La ricerca, realizzata da Eumetra Monterosa su di un campione rappresentativo di persone al di sopra dei 17 anni è stata condotta tra il 24 e il 25 febbraio: nel suo insieme, il dato è simile a quello rilevato da Euromedia per Ballarò il 23 febbraio (28%, con un lieve calo rispetto alla settimana precedente) e leggermente inferiore a quello esposto dall'istituto Ixè nella trasmissione televisiva Agorà del 19 febbraio (30%).Appaiono più favorevoli al governo gli uomini (le donne, specie le casalinghe, sono molto più critiche) i possessori di titoli di studio più elevati (tra chi detiene la sola licenza elementare di solito i più anziani lo sfavore per l'esecutivo raggiunge il 73%) e, specialmente, i giovani sotto i 24 anni. Ma anche tra questi ultimi, il consenso per il governo si ferma al 37%, con un 58% di sfavorevoli. Sul piano delle categorie sociali, i pareri più negativi giungono, forse comprensibilmente, da chi è disoccupato o in cerca di prima occupazione. Ovviamente, le critiche più accentuate provengono dagli elettori dei partiti di opposizione, specie in Forza Italia, ove rappresentano l'89%. Ma è significativo che i giudizi negativi prevalgano nettamente (75%) anche tra chi è indeciso su cosa votare o tentato dall'astensione. E come vi sia una area critica, seppure minoritaria (13%), anche all'interno dello stesso elettorato del Pd.Dunque, la netta maggioranza, più di due italiani su tre, vede con sfavore l'operato del governo. Ciò nonostante, più di metà (56%, ancora una volta, in misura maggiore i giovani e i laureati) del campione intervistato da Eumetra Monterosa ritiene che, in un modo o nell'altro, Renzi riuscirà a mantenere la carica di presidente del Consiglio fino alla scadenza naturale del suo mandato, tra due anni.Questa percentuale è significativamente superiore a quella, già vista, di chi ha espresso un giudizio positivo sull'esecutivo. Se ne deduce che all'interno di chi ritiene che Renzi durerà fino al 2018 si trovano almeno due «tipi» diversi tra loro. Ci sono gli «entusiasti», che danno un voto favorevole al governo e, al tempo stesso, prevedono che durerà: sono il 23%. Ma (oltre al 2% che non sa dare una risposta) assai di più (31%) sono quelli che potremmo chiamare i «rassegnati», vale a dire coloro che, pur manifestando un atteggiamento fortemente critico nei confronti dell'esecutivo, pensano che quest'ultimo giungerà comunque al 2018. Una «rassegnazione» che, in linea di principio, non si dovrebbe riscontrare tra i votanti dei partiti di opposizione. Ma che è invece molto diffusa proprio tra questi ultimi. Tanto che ben un terzo (33%) degli elettori per Forza Italia e addirittura quasi metà (43%) di quelli per il M5S, dopo aver espresso una valutazione negativa sull'operato del governo, dichiara di ritenere che esso durerà molto probabilmente sino alla fine del suo incarico. E anche tra gli astenuti e gli indecisi potenziali questa è l'opinione prevalente.Questo orientamento è motivato da diverse e talvolta contraddittorie argomentazioni. Tra le altre, vi è una sottolineatura delle capacità individuali del leader toscano: non a caso, la popolarità rilevata per Renzi personalmente è da molto tempo superiore a quella registrata per il suo governo. Si pensa, in altre parole, che egli possegga più di altri una speciale abilità nel dribblare in ogni caso le difficoltà e di «cavarsela» anche nelle situazioni più perigliose, come in parte è accaduto, secondo alcuni, nel caso della discussione in Senato sulle unioni civili. Molti poi sostengono, a torto o a ragione, che, almeno sullo scenario politico attuale, non si intravedano alternative credibili alla leadership dell'ex sindaco di Firenze.Inoltre, come si sa, un passaggio molto importante per la vita dell'esecutivo sarà costituito dal referendum sulla riforma costituzionale (che comprende la modifica del Senato) che si terrà in autunno e su cui lo stesso capo del governo ha dichiarato di «metterci la faccia» e di avere l'intenzione di rassegnare le dimissioni in caso di sconfitta. Non è ovviamente possibile in questo momento, a molti mesi di distanza, fare congetture sensate sul comportamento degli italiani in merito e sul conseguente esito della consultazione. La maggior parte degli elettori (53%, nuovamente in misura più accentuata i giovani e i laureati) è già a conoscenza del referendum (sebbene più della metà di questi dichiari di «averne solo sentito palare»), ma è al tempo stesso per lo più insicura sulla propria scelta di voto. Tanto che tre su quattro (75%) si definiscono indecisi o probabili astenuti. Tra i restanti, però, l'opzione per il «Sì» pare prevalere, sia pur di misura. Beninteso, il dato non può essere interpretato come una previsione, se non altro perché il numero dei rispondenti è per ora troppo contenuto. Ma può essere forse considerato un altro indicatore dell'aspettativa diffusa che Renzi resterà comunque «in sella» anche per i prossimi anni.Insomma, il governo è criticato e ha deluso sin qui le attese di molti.

Ma, per una serie di motivi, tra questi stessi è largamente presente l'aspettativa che Renzi finirà per durare sino alla sua scadenza naturale. Avranno davvero ragione i «rassegnati»?

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